Milano irriconoscente? A Prato la mostra dedicata a Gianfranco Ferrè

Per quanto ne possano volere i detrattori, parliamoci chiaro: la moda è cultura. Da sempre gli abiti e i trend che sfilano in passerella o vengono indossati per le strade segnano non solo chi siamo, ma anche i tempi. In tempi di crisi la moda e gli stilisti osano con tagli, linee e colori, soprattutto nel make-up. Non è un caso se negli ultimi anni le labbra si sono tinte di nuance scure quali nero, prugna e bordeaux, e se le borchie e le trasparenze sono tornate prepotentemente nel guardaroba di fashion victim e non. Perché è così: anche se non si è appassionati, i must have ci vengono comunque imposti, in un modo o nell’altro.

Ma Milanoin non è la sede deputata per parlare di cosa è fashion e cosa no. Questo è un lavoro da fashion blogger. Noi qui parliamo della nostra città, di tutto ciò che è bello, delle novità e ahinoi, anche di quello che proprio sembra non andare. La cultura ad esempio non pare proprio essere di moda, tanto per restare in tema. E nella capitale mondiale del fashion, nella città che prima ancora di Parigi ha dettato i trend e negli anni Settanta e Ottanta ha lanciato il prêt-à-porter, sentire che di moda culturale, intesa come fenomeno di costume ed evoluzione, non ne vogliamo sapere, un po’ ci viene da sorridere e un po’ ci turba.

Per chi non lo sapesse ieri si è tenuta la conferenza stampa di presentazione de “La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferrè”, mostra che dal 1 febbraio 2014 verrà ospitata al Museo del Tessuto di Prato. Un’occasione per conoscere l’emblematica figura dello stilista milanese che ha completamente rivoluzionato il sistema moda, la metodologia di creare e progettare abiti, con i suoi bozzetti e i suoi tessuti ricercati e antesignani di qualsiasi moda e tendenza. Già, ma perché uno stilista di Milano non viene celebrato prima di tutto nella sua città? È questo che in molti durante la conferenza stampa si sono chiesti. Noi compresi. Molto semplicemente ha risposto Rita Airaghi, direttore della Fondazione Gianfranco Ferrè: vuoi per il continuo cambio di assessori e primi cittadini, ma da quando la Fondazione è stata creata (vale a dire nel febbraio 2008) nessuno ha mai rivelato particolare interesse per quest’ultima, venuta alla luce per documentare e tramandare alla storia l’immane lavoro di Gianfranco Ferré e la sua cultura progettuale, oltre che la particolarissima concezione di tutto ciò che fa ed è moda.

Quello che si è venuto a ricreare è un po’ lo stesso malumore che si è respirato anni fa, quando la Fondazione decise di donare alcuni capi al Museo del Costume di Firenze. Un po’ perché ancora a Milano non ne esisteva uno, un po’ perché la giunta non aveva mai espresso alcun interesse in questo campo. A Milano. La stessa Milano che oggi si muove come una monorotaia verso l’Expo 2015. O forse, più che come una monorotaia, come un cavallo a cui sono stati messi dei paraocchi. Che va dritto per la sua strada senza pensare a quanti spazi ancora sono disponibili per mostre ed eventi culturali affini. Ma di qui al 2015 di tempo ce n’è, e la mostra potrà di certo sbarcare nella nostra città. Ammesso e non concesso che Palazzo Marino decida di dedicare lo spazio che “La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferrè” si merita.

Già perché per chi non lo sapesse il Museo del Tessuto di Prato, polo culturale molto attivo e importante non solo nel distretto toscano ma anche a livello nazionale – tanto da essere finanziato dal Ministero della cultura, ha a disposizione una cosa come 8000 metri quadrati di spazio. Questo non significa che Milano dovrà fare la stessa cosa, anche perché di poli di questo tipo nella nostra città non ne esistono, ma almeno omaggiare un personaggio che ha reso grande il nome di Milano in tutto il mondo, contribuendo in gran parte a creare la fama di Milano capitale della moda, sarebbe quanto meno un segno di riconoscenza.

Polemiche a parte, la mostra aprirà a Prato, per l’appunto, il 1 febbraio e sarà attiva sino al 15 giugno 2014.

Speriamo che la prossima tappa sia proprio la nostra città.

Classe 1988, sono nata in un caldo giovedì di agosto in Brera, uno dei quartieri più belli della mia città. Dalla passione (divenuta laurea) per le lingue straniere all'attività di blogger e giornalista freelance, il passo per me è stato molto breve. Oggi mi occupo di comunicazione, ma scrivere di Milano è scrivere delle proprie origini.
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