Canzoni Milano, le più belle colonne sonore sono brani di città

jaCanzoni di Milano: una selezione rigorosamente temporale e non di preferenza, di canzoni che hanno Milano come protagonista.

Ogni canzone è anche un specchio del tempo in cui è stata scritta.

Ornella Vanoni: “Innamorati a Milano” (di Alberto Testa e Memo Remigi, 1965)

Un classicone del repertorio della mitica Ornella, sempre attuale, cross-generazionale. Chi si è innamorato a Milano, non potrà non immedesimarsi nelle atmosfere metropolitane di questa canzone. Ve la propongo in una meno nota ma stilosissima interpretazione dell’autore Memo Remigi, perché è giusto ricordare gli autori, ecchediamine:

https://youtu.be/aEji73BIs5M

Roberto Vecchioni: “Luci a San Siro” (da “Parabola”, 1971)

Ammettiamolo, è un tantino lagrimosa, e neppure troppo ben invecchiata, ma non si può non citarla. Musica e arrangiamenti laceranti, testo struggente in maniera ottocentesca, penso ai viali del quartiere immersi nella nebbia (quella vera degli anni ‘70)… ora basta, sennò mi commuovo come fa Vecchioni in tutti i suoi concerti.

Osanna / Luis Bacalov: “Milano calibro 9” (colonna sonora dell’omonimo film di Fernando Di Leo, del 1972)

Non è una canzone ma un’intera colonna sonora. I brani che spaccano, e giuro che spaccano di brutto, sono quelli iniziali: “Preludio” e “Tema”, indissolubilmente legati alle scene chiave del film che – attenzione – è da vedere. Non è il solito poliziottesco da catena, è strepitosamente ben diretto, interpretato e ambientato, veramente cool(t). E i Calibro 35 lo hanno citato alla grande!

Stormy Six: “Un biglietto del tram” (da “Un biglietto del tram”, 1975)

Da uno degli album più politicizzati e antimilitaristi della storia del pop-rock Italiano, il testo della canzone fa riferimento all’eccidio di 15 partigiani il 10 agosto 1944 in Piazzale Loreto. Un dischino non proprio leggero, ma da riscoprire, perché i milanesi Stormy Six sono stati dei grandi protagonisti di una certa corrente “left-field” del rock progressivo, sfociata poi nel movimento RIO (Rock In Opposition) verso la fine degli anni ’70.

Paolo Conte: “Naufragio a Milano” (da “Paolo Conte”, 1976)

Un Conte prima maniera parla a modo suo dell’immigrazione in una Milano ancora tutta industriale e assai poco moda-design, usando toni tragicomici e simulando un vernacolo campano (“Integrazione, parola amara / collacamento… miezz’o’ciemento / orario fisso e frastuono dint’a capa”).

Aksak Maboul: “Milano per caso” (da “Onze danses pour combattre la migraine”, 1977)

Brano strumentale fra l’operetta e la colonna sonora, tratto da uno dei più innovativi dischi della storia del pop, e in controtendenza rispetto al punk imperante all’epoca. Nati dalla collaborazione fra due musicisti belgi (Marc Hollander e Vincent Kenis), gli Aksak Maboul si esibirono tralaltro alla seconda edizione del RIO (Rock In Opposition) Festival svoltasi proprio a Milano, al Teatro dell’Elfo, nel 1979.

Lucio Dalla: “Milano” (da “Lucio Dalla”, 1979)

Canzone perfetta da un disco perfetto, da inginocchiatoio!
Sintesi insuperata e insuperabile dei vizi e delle virtù che rendono unica questa città. Forse più che unica… ineffabile (“Milano lontana dal cielo / tra la vita e la morte / continua il tuo mistero“). Musica e testo attualissimi a quasi 40 anni dall’uscita del disco. Ci voleva un non-milanese per fare un ritratto così perfetto di Milano? Forse ha ragione il proverbio: nessuno è profeta in patria.

Alberto Fortis: “Milano e Vincenzo” e “Il duomo di notte” (da “Alberto Fortis”, 1979)

Album d’esordio e capolavoro di Alberto Fortis, in cui l’autore dichiara apertamente il suo amore per Milano attraverso queste due canzoni piuttosto note. La prima in particolare molto discussa (“Mi piacciono i tuoi quadri grigi / le luci gialle, i tuoi cortei / oh Milano, sono contento che ci sei. / Vincenzo dice che sei fredda / frenetica senza pietà / ma è cretino e poi vive a Roma, che ne sa?”).

Ivano Fossati: “Milano” (da “Le città di frontiera”, 1983)

Una delle canzoni meno note dell’Ivanone nazionale, eppure all’altezza di altre sue ben più celebri composizioni. Diversamente da Fortis, Fossati sembra vedere Milano quasi come un male necessario (“Milano è una città del futuro / e chi ci vive non sa come sta / però stanno tutti insieme / stanno tutti là”).
Va beh, però la canzone è bella, e Fossati si ama e quindi si perdona.

Fabrizio De André: “La domenica delle salme” (da “le nuvole”, 1990″)

Canzone cupa e taglientissima, in cui Milano figura tutt’altro che come capitale morale d’Italia. Viene anzi presa a simbolo di una decadenza culturale, morale e sociale che, secondo De André, riguarda tutti, cantautori compresi. Il concetto è reso attraverso una serie di immagini livide e potenti, spesso riferite alla nostra città (a partire dalla strofa iniziale: “Tentò la fuga in tram / verso le sei del mattino / dalla bottiglia di orzata / dove galleggia Milano / non fu difficile seguirlo / il poeta della Baggina“), che inizialmente possono apparire ermetiche ma, con un po’ di pazienza, vi riveleranno la lucidissima e profetica – siamo circa 2 anni prima di Tangentopoli – analisi dell’autore.

Vinicio Capossela: “Pioggia di novembre” (da “Il ballo di San Vito”, 1996)

Una poesia in musica che, pur senza nominare Milano, ne elenca una serie di elementi riconoscibili e di luoghi simbolo, dipingendoli appunto sotto una pioggia autunnale che ispira malinconia e serenità al tempo stesso. Forse paradossalmente più serenità che malinconia. Ecco cosa vuol dire il genio.

Ecco fatto, mi fermo agli anni ’90. Perché?
Perché se dovessi andare avanti con gli anni 2000 mi toccherebbe citare taluni cantautori troppo pigri per poter cantare di Milano, infatti preferiscono passare il loro tempo in vasca da bagno. Anche no, grazie.

Paolo Venturini

Che vita sarebbe senza musica e... Milano. Da Milano mi ero allontanato alcuni anni, pentendomene perché mi mancava da morire, e adesso che sono tornato voglio recuperare il tempo perduto. La musica, almeno quella, me la sono portata sempre dietro. Fra le due c'è però una connessione profonda, creata dai luoghi e dalle persone, che amplifica il piacere di entrambe.
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