Ohibò, i Mistaken for Magic: a Milano è nato un nuovo duo musicale

Ohibò, i Mistaken for Magic hanno scelto questo spazio per il loro esordio musicale – il nostro ‘Appaul’ è andato a sentirli – la sua RECENSIONE

Questo pezzo è dedicato ai Mistaken For Magic, un neo-nato duo musicale milanese, che ha due piedi a Berlino e rischia di metterci anche gli altri due, sull’onda dei numerosi artisti italiani – soprattutto nel campo della musica elettronica e dintorni – che approdano alla capitale tedesca per viverci o comunque per siglare con un’etichetta di quelle parti.

Che poi, personalmente, rimango dell’idea che a Milano ci siano sufficienti spazi fisici e mentali per permettere a chi fa cose “oblique” di crescere e proliferare.

Spazi fisici, perché come abbiamo già osservato i luoghi della musica qui non sono pochi, e sono anche diversificati per genere e pubblico.
Spazi mentali, perché si avverte il germogliare di un rinnovato interesse da parte dei 20-30enni per espressioni musicali non allineate al precotto e al predigerito (basti pensare al recente successo del JazzMi fra il pubblico giovane).


Eppure, se c’è una tendenza all’espatrio da parte di chi fa certi generi, piccola o grande che sia, da qualche parte la falla va cercata; forse sbagliamo nel non proporli a sufficienza, o nei modi giusti, o nei posti giusti…

Comunque sia, torniamo ai Mistaken For Magic, duo composto da Roberta Maddalena (canto e sistema MIDI) e Giacomo Carlone (batteria elettronica e sintetizzatore).

Appena ho letto il nome di Roberta Maddalena, persona di cui ho grande stima sul piano sia umano che artistico (legato alla sua parallela attività di disegnatrice), mi sono precipitato all’Ohibò per ascoltarli. È vero, mi sono lasciato guidare da un “pregiudizio positivo” su un membro del gruppo, ma non sarei qui a scriverne se non mi fossero genuinamente piaciuti.

Non hanno (ancora) una storia significativa come formazione, e non hanno ancora pubblicato un album. Ma stanno lavorando bene, con grande cura dei dettagli; lo si capisce da come si sono preparati per questa performance all’Ohibò che pare essere la loro prima uscita pubblica in assoluto.

Chi scrive non è né un fanatico estimatore né un irriducibile detrattore della musica “elettronica”. L’elettronica, come il jazz, dovrebbe essere un linguaggio espressivo per comunicare idee, possibilmente nuove, emotivamente coinvolgenti, articolate rielaborazioni del proprio vissuto e del proprio retroterra di ascolti (più ampio possibile) – e questo esattamente fanno i Mistaken For Magic – evitando di cercare nel mezzo la propria ragione d’essere.

In troppi casi dietro a una maschera di contemporaneità il termine “elettronica” si rivela un mero slogan che cela idee vecchie di 20-25 anni. Se ne sentono di smanettoni pigiare pippolini MIDI per ore o strofinare piatti della batteria con spugnette da cucina amplificate e chiamarla “musica sperimentale”, ma senza idee e buon gusto non si va da nessun parte.

L’idea alla base delle curate composizioni dei Mistaken For Magic sembra solida e chiara: camminare in bilico sullo stretto crinale che separa il pop da forme musicali più astratte. Percorso difficile ma ricco di soddisfazioni se condotto fino in fondo con l’onestà intellettuale e il gusto che oggi hanno esibito i Mistaken For Magic

E come mi ha detto molto sinteticamente Giacomo Carlone: “c’è dentro un po’ di tutto”. Potrei anche fare una lista di quello che ci ho infra-sentito io (dal trip hop a Bjork, dal soul bianco alla Bowie alla dance music anni ‘90) ma sono sicuro che se lo chiedessi a loro mi direbbero cose ancora diverse. Ed è questo il bello.
Seguiteli su Facebook e Instagram, in attesa di una loro prima release che spero arrivi presto. Preferirei da un’etichetta italiana, ma se sarà berlinese me ne farò una ragione.

Paolo Venturini

Che vita sarebbe senza musica e... Milano. Da Milano mi ero allontanato alcuni anni, pentendomene perché mi mancava da morire, e adesso che sono tornato voglio recuperare il tempo perduto. La musica, almeno quella, me la sono portata sempre dietro. Fra le due c'è però una connessione profonda, creata dai luoghi e dalle persone, che amplifica il piacere di entrambe.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Milanoincontemporanea