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Via Padova a Milano: 5 motivi per cui è bellissima e tutta da scoprire

Vedute di antiche cascine, un corso d’acqua (la Martesana), sponde alberate, case popolari e di ringhiera, bocciofile, tram, il Trotter, le famiglie provenienti da ogni angolo del mondo. Quante storie sono passate da via Padova. Quanta vita ancora in questo asse che da Piazzale Loreto punta dritto verso Monza.
Un po’ bistrattata e un po’ abbandonata, oggi via Padova è tra le aree soggette all’attenzione di chi ha a cuore temi come l’integrazione e la riqualificazione urbana.

Forse via Padova non è una delle vie più belle e suggestive della nostra città, ma nel mio cuore ospita un posto speciale. Ecco perché, secondo me, dovreste conoscere queste 5 chicche che si affacciano su via Padova e che sono sconosciute, spesso, a molti.

Insomma, ecco i miei personali 5 motivi per cui via Padova è bellissima.

#1. Il borgo di Crescenzago

Un angolo di vecchissima Milano tutto intorno all’antica chiesa romanica di Santa Maria Rossa in Crescenzago che, secoli dopo secoli, ancora si trova alle spalle ‘del ponte’, come lo chiamano gli abitanti di Via Padova – Quartiere Adriano.

Siamo in via Domenico Berra, lungo quella che, fin dal X secolo, era la strada da Milano verso Bergamo.

Perché una chiesa dedicata ad una ‘Maria Rossa’? Forse per il colore prevalente dei mattoni a vista della facciata, interrotte da alcune ciotole di ceramica colorate, di cui non sono note l’origine ed il significato (forse in origine erano decorazioni di maiolica arricchita di disegni, quasi perle incastonate).

#2. Le osterie e le cascine come una volta


Dalla nota Cascina Gobba alla Bocciofila Caccialanza – ne avevamo parlato qui..

Se ‘googlate’ la parola ‘osteria‘ ne troverete almeno otto, una in fila all’altra.
Il bello è che ti accolgono con il loro sapore di polenta e camino che, si passerete d’inverno, potrete trovare anche accesso e scoppiettante. Si mangia, alla milanese, e si spende il giusto. Proprio alla ‘vecchia maniera’.

#3. Le ville sul Naviglio

Ricordo ancora quella biciclettata cominciata dalle sponde del Naviglio e finita a Gorgonzola… che faticata! Ecco: proprio da via Padova, o meglio dalla sua prosecuzione verso la cosiddetta Cascina Gatti, si trova il piccolo Naviglio sul quale si affacciano, eleganti, tenute Liberty e ultime insegne di aziende di piccoli industriali del Nord Milano. Quelli che avevano la ‘fabrichétta’…

#4. C’era una volta Cargo

E c’è ancora… anche in altre parti di Milano.
Il mio primo ricordo di Cargo risale proprio alle incursioni da ragazzina nel grande capannone industriale alle spalle di via Padova.
Un’identità forte in cui trovare gli ultimi ritrovati in fatto di arredo e decoro casa,assai prima del rilancio dell’interior designer, dello shabby chic, del vintage e dell’hipster…

#5. La Milano di ieri e quella di domani

Chiamatela NoLo – North of Loreto, oppure Martesangeles, ci sono buoni punti di contaminazione anche lì.
Da sempre via Padova è stata la via delle di migrazioni, delle trasformazioni. Fino dall’inizio del secolo scorso: “prima dall’est dell’Italia, dal Veneto, dal mantovano, dal Polesine (dopo l’alluvione del 1951). Poi dal sud, quando le grandi fabbriche, soprattutto a Sesto San Giovanni (Falck, Campari, Breda), attiravano manodopera. E infine, con il passaggio del millennio, da tutto il Pianeta: Sudamerica, Africa, India, Bangladesh, est Europa“.
120 fotografie a cura di Uliano Lucas raccolte nel  libro «Via Padova e dintorni. Identità e storia di una periferia milanese» dell’associazione Amici del Parco Trotter onlus, con testi di Tatiana Agliani e Dino Barra, raccontano cento anni di territorio compreso fra piazzale Loreto e Cascina Gobba e fra il Naviglio Martesana e via Palmanova. E ogni tanto potreste riscoprire quegli angoli ancora.


(fonte: http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_dicembre_15/c-era-volta-via-padova-120-fotografie-che-raccontano-l-anima-milano-93b896be-e175-11e7-980c-f1b8f0b331b7.shtml).

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