Se passate da Sesto San Giovanni, comune a Nord di Milano, e siete in via Gramsci 141, non potrete non notare una struttura razionalista in mattoni con la scritta F.lli Campari. E’ la nuova sede del Museo Campari!
Ad essere più precisi, si tratta della costruzione dell‘archistar Mario Botta e racchiude come un gioiello l’antica fabbrica del marchio di aperitivi con i 150 anni di storia del suo marchio, della pubblicità, dell’arte contemporanea e del marketing.
950 mq disposti su due piani allestitivi di cui il primo adibito a memorandum, mentre il secondo dedicato all‘esposizione “Depero con Campari”.
Le opere futuriste di Fortunato Depero , in questi giorni, rappresentano il cuore di questa nuova sede espositiva. Rimarranno in sede fino al 18 giugno, chiuse dalla frase storica, proferita dal genio futurista negli anni ’30:
“Un solo industriale è più utile all’arte moderna e alla nazione che 100 critici d’arte o 1000 inutili passatisti”.
La mostra è curata da Marina Mojana e Ada Masoero per celebrare i 150 anni di storia del brand Campari e l’inaugurazione della nuova sede museale industriale. La dedica a Depero é dovuta:
“sia a causa del suo legame con il Futurismo, del quale è considerato uno dei suoi esponenti, sia per l’attività estetica di Campari, azienda per la quale l’artista ha lavorato come autore della comunicazione dell’azienda dal 1926 al 1936”,
ha detto la Dott.ssa Mojana. E poi:
“ll rapporto di Depero con Campari inizia nel 1926, quando l’artista espone alla Biennale di Venezia la tela ‘Squisito al Selz’ dedicato a Campari; non bisogna dimenticare inoltre che è a lui che si deve, nel lontano 1932, la realizzazione dell’iconica bottiglia del Camparisoda ancora oggi in uso”.
Dopo Depero, la sede museale ospiterà mostre temporanee di artisti già creativi per la Campari, come Matteo Thun, senza dimenticare il Campari Art Label e tre opere grafiche di altrettanti nomi dell’arte contemporanea sulle etichette delle bottiglie vendute in edizione limitata come AVAF, Tobias Rehberger e Vanessa Beecroft. Ma anche Marcello Dudovich, Nizzoli, Bruno Munari, Federico Fellini, Ugo Nespolo e videowall, installazioni, insomma, la storia di uno degli aperitivi simboli ma comunque contemporaneissimi della nostra città.
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