Tempo Indeterminato. Garantito solo a teatro

Nessuna polemica, è solo martedì, ma è ormai cosa nota che noi giovani di Milano, quella più contemporanea, dobbiamo cercare di conquistarci da soli il  nostro spazio del mondo. Parlare di stabilità equivale a dire il fatidico binomio: Tempo Indeterminato. Per ora la situazione “é quella che é”, per questo, oggi, noi di Milanoincontemporanea ci andiamo a cercare il nostro posto a teatro.

Certo, per ora stiamo “solo” parlando di piéce teatrali, ma chissà che non siano di buon auspicio. Oggi vogliamo segnalarvi il nuovo spettacolo di Maria Pia Pagliarecci TEMPO INDETERMINATO di Elisabetta Bocchino, dal 26 al 30 gennaio al Teatro della Cooperativa.

Plot. Lella è una Tempo Indeterminato. La sua potrebbe sembrare una vita squallida, con un lavoro di routine e relazioni umane inconsistenti, ma c’è un’incrollabile certezza che la tiene a galla: dalla sua scrivania non la schioderà mai nessuno. E questo le dà un vantaggio sui colleghi, sui Contratti a progetto, sugli Interinali, sui Tempo Determinato; lei è migliore, lei ha dei diritti, lei non annaspa come gli altri. Una clausola contrattuale diventa una rivendicazione di identità e tutti, tutti gliela devono riconoscere.

L’ufficio, la casa, la discoteca, intesa come il santuario del divertimento prefestivo, sono il terreno di caccia della Lella, che cerca di travolgere tutto e tutti, forte del suo status sociale.
I colleghi, coi quali non sarà mai solidale, intervengono nella sua vita, come nel racconto, appannati e intercambiabili, a sussurrare il loro punto di vista.

Inconsapevolmente frustrata, Lella non ama nessuno a parte il Capo-Orco e sviluppa un odio profondo per chiunque non riconosca a pieno la sua posizione di supremazia. Proprio quando sembra che niente possa minacciarla, tutte le sue paure prendono le forme di una bionda, Claudia. E’ solo una stagista, ma giovane e carina, e, come Lella nota con disappunto, gode di facilitazioni che dovrebbero esserle precluse.

Il progetto nasce dall’osservazione, da esperienze di vita e dalla conoscenza diretta degli ambienti di lavoro che vengono raccontati. E tra quei corridoi, quei neon, quelle scrivanie sbeccate in formica, se si riesce a mantenere la lucidità, non ci si può non porre una domanda: dov’è finita la solidarietà? Perché non si fa più gruppo, non si lotta insieme?
Si tratta quindi di una riflessione, a volte decisamente amara, sui paradossi, sui drammi e le contraddizioni dell’ “universo lavoro”, ma inevitabilmente lo spettacolo pone al centro anche e soprattutto i rapporti umani. E l’ambiente di lavoro è un ottimo campo di studio.

Note di regia
Lo spettacolo affronta, in modo ironico e grottesco, il tema del lavoro oggi, senza retorica e principalmente dal punto di vista di chi il lavoro ce l’ha e non si fa scrupoli per conservarlo: Lella, una contratto a tempo indeterminato. Intorno a lei ruotano due personaggi con contratti meno “vantaggiosi”, lo spazio risulta così suddiviso in tre porzioni ben definite: tre postazioni, tre box che in modo inequivocabile esprimono le gerarchie, basate su privilegi, benefit, accesso a cene private piuttosto che su competenze e anzianità. Persino nello spazio e durante il tempo del divertimento, in discoteca, lo status lavorativo deve essere conclamato per ribadire l’appartenenza a una determinata casta.

La storia è raccontata da Lella che parla direttamente al pubblico come di fronte ad un grande specchio: vive, dialoga, lavora e contemporaneamente dà voce ai suoi pensieri senza soluzione di continuità, e sotto gli occhi del pubblico prendono forma i suoi sogni, le sue proiezioni, i suoi desideri, le sue paure, di cui gli altri sono sempre e solo attori comprimari. Ma di tanto in tanto anche gli altri personaggi esprimono il loro pensiero: la rabbia, la paura, la conquista del contratto. Tre animaletti rinchiusi nella stessa gabbia, anzi in tre piccole gabbie da cui spiare e controllare gli altri.
Lella ha introiettato la primitiva legge dell’homo homini lupus, nessuna traccia in lei della solidarietà, dell’alleanza tra lavoratori, nessuna coscienza sociale. Esiste solo il lavoro come giungla, dove il più grande mangia il più piccolo e dove chi ha appena ottenuto un contratto è assalito dalla paura di perderlo e deve affilare gli artigli per difenderlo.
Lo spazio separato è manifestazione dell’antico dividi et impera che risulta essere ancora una buona strategia di controllo sulle persone, anche se rimane il dubbio che sia effettivamente in grado di portare a una produttività più alta.
Attraverso un’ironica disamina si osserva la mutazione sociale in corso: il lavoro non nobilita più l’uomo, lo degrada ad animalesca difesa del territorio. Non è più occasione di crescita umana, sociale, professionale, è lotta per la sopravvivenza.

La regista. Maria Pia Pagliarecci

Ha fondato con Ezio Alberione la compagnia Picciola legata al C. Culturale San Fedele di cui ha diretto diversi spettacoli, tra i quali “Io non sono nessuno”da Il Conde di Claudio Magris e “Don Giovanni o della seduzione”. Per la compagnia Teatri Possibili ha diretto “Il mondo a testa in giù”, “Lattuga” di Fulvio Fiori e “Le Regine” di Norman Chaurette.  Regista ospite del CRT di Milano, con “Le mèches della cantatrice calva”, “Le serve” di Jean Genet e “Che fine ha fatto Baby Jane?” di Letizia Buoso. Vincitrice con  lo spettacolo “Il beato pellegrino” (produzione Teatro del Cerchio di Parma) del bando nazionale “I teatri del sacro” promosso da Federgat e ETI.
Direttore artistico della programmazione della stagione teatrale per le scuole del Centro Culturale San Fedele. Responsabile della direzione organizzativa e didattica della Scuola di Teatro di Teatri Possibili di Milano. Coordinatrice didattica di tutte le scuole del Circuito Teatri Possibili e direttore artistico della rassegna teatrale per le scuole di Teatro Libero di Milano.
Si occupa di formazione teatrale a più livelli dal 1992.

Informazioni. Il testo di Tempo Indeterminato è nato all’interno del progetto Bancone di Prova, associazione di autori per la scena, in collaborazione con Teatro i

ORARI: Feriali h 20.45 – Domenica h 16.00
PREZZI: Intero 16 € – Ridotti 13/10 €

www.teatrodellacooperativa.it
Via Hermada 8, Milano – tel. 02.64749997

Buon Tempo Indeterminato a tutti!
MilanoincontemporaneaP.

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