Piuarch, idee per una Milano sempre più contemporanea


Lo Studio Piuarch: Francesco Fresa, Germàn Fuenmayor, Monica Tricario, Gino Garbellini

di Paola PERFETTI – Il FUORI SALONE 2011 è stata una fonte inesauribile di interessanti spunti e ottimi incontri con designer, stilisti, creativi espressivi i mille forme e, naturalmente, architetti.

In occasione dell’apertura della OpenHouse firmata Dolce&Gabbana in via Broggi Piuarch, noi di Milanoincontemporanea siamo venuti a contatto con una storia ed un mondo che è un lusso poter raccontare.

Ricordate le immagini? Bene, ecco la nostra intervista esclusiva.

Francesco Fresa, Germàn Fuenmayor, Monica Tricario, Gino Garbellini sono una firma capace di tenere alta la bandiera della creatività e dell’ottimo made in Italy in giro per il mondo, li abbiamo intervistati in questo racconto corale.

Quattro architetti, un unico studio: ci raccontate brevemente come e quando è nato il vostro sodalizio?
FRANCESCO FRESA – Ci siamo conosciuti lavorando da Gregotti, all’inizio degli anni ’90. Durante il giorno lavoravamo in studio e di notte, portavamo avanti i nostri progetti e lavoravamo ai concorsi, fino al primo incarico che ci ha permesso di staccarci e cominciare la nostra attività. Abbiamo unito le forze per fare un’architettura improntata alle esperienze che in quel momento avvenivano negli altri paesi europei, in Olanda, in Spagna, in Francia…così è nato lo studio Piuarch, nel 1996, dall’unione di quattro persone diverse, unite dalla stessa voglia di fare buona architettura.

Dagli spazi polifunzionali Metropol alla Factory di Incisa Valdarno fino alle location Dolce&Gabbana e la nuova area di Porta Nuova a Milano: diverse funzionalità di edifici, ma un solo concept. Quale?
MONICA TRICARIO – Gli input e i vincoli riferiti ai progetti vengono dalle diverse condizioni in cui ci troviamo a dover progettare: il contesto, la tradizione architettonica ed artistica, le caratteristiche naturali del luogo, le esigenze del committente. Anziché rappresentare un limite alla creatività, l’insieme di questi dati è stimolante, perché ti trovi a sviluppare un progetto con la convinzione che sia la risposta giusta a quel determinato contesto e quella specifica domanda. Questa è la linea che guida i nostri interventi, insieme all’attenzione che dedichiamo ai dettagli, all’uso della luce e dei materiali naturali. Poi ogni progetto ha la sua peculiarità, ma il filo rosso che unisce i nostri progetti sta proprio in queste premesse comuni.

Come si coniugano moda e architettura e in particolare la vostra collaborazione con Dolce&Gabbana? Ci sono altri famosi committenti per i quali avete lavorato o lavorereste?
GERMÁN FUENMAYOR – Moda e architettura utilizzano linguaggi solo apparentemente diversi e in contrasto. In realtà sia nella moda che nell’architettura c’è una forte attenzione alla funzionalità, all’estetica, alla qualità e al dettaglio. Il rapporto con Dolce & Gabbana, iniziato più di dieci anni fa, è interessante perché da subito c’è stata un’intesa particolare e un confronto continuo molto proficuo. Se da un alto i nostri linguaggi differiscono – il loro improntato al glamour e alla ricchezza, il nostro lineare ed essenziale – questa miscela è molto positiva perché entrambi siamo animati dalla stessa passione per la contemporaneità.
Nella moda certamente Dolce&Gabbana è il nostro committente più famoso, anche se abbiamo lavorato con altre azienda meno note. Nel campo immobiliare, certamente Hines Italia, committente del progetto di Porta Nuova. E in Russia stiamo lavorando con Gazprom.

Piuarch ha firmato anche interi quartieri residenziali e ville di lusso: che cosa non deve assolutamente mancare a una casa in stile?
GINO GARBELLINI – Una casa è reale e vissuta quando è animata dagli oggetti personali aggiunti da chi la abita. E’ l’impronta che rende ogni casa unica e personale.

Siete stati gli autori di un fantastico business center a SanPietroburgo, i primi architetti italiani dopo Francesco Rastrelli al tempo degli Zar. Ci sono altri mercati e luoghi del mondo che ancora stimano l’estetica made in Italy? Dove vorreste andare?
GINO GARBELLINI – Sia il mercato russo che quello cinese sono in forte espansione, sono i paesi a cui guardiamo. Lì come altrove il made in Italy è ancora sinonimo di buon design e qualità delle realizzazioni. Quattro Corti a San Pietroburgo ci ha tenuti occupati dal 2006 al 2010 con un notevole impiego di energie, ma ora che l’edificio è concluso siamo molto soddisfatti del risultato. La destinazione a Gazprom, che ne farà la sede del suo braccio petrolifero Gazprom Neft, è il miglior coronamento di questo importante progetto.
Se invece pensiamo ai paesi in cui ci piacerebbe progettare, Brasile e India sono in cima alla lista. Entrambi hanno una forte tradizione architettonica, l’India con i progetti di Kahn e Le Corbusier, e il Brasile con l’importante scuola degli anni anni ’50 e ’60.

Il progetto che vi piacerebbe realizzare e che ancora non avete realizzato?
MONICA TRICARIO – Potendo scegliere, ci piacerebbe realizzare un museo.

Il libro PIUARCH. Works and Projects è edito da Skira e presentato durante l’evento Open House Piuarch @Dolce&Gabbana del Fuori Salone: prossime occasioni e open day in cui incontrarvi?
FRANCECO FRESA – L’evento realizzato durante il Salone del Mobile è stata una bella occasione per presentare al pubblico il nostro lavoro, all’interno di uno degli edifici realizzati per Dolce&Gabbana. Un racconto fatto di progetti, all’interno di un progetto stesso. Presentare in quel momento il libro realizzato con Luca Molinari per Skira ci è sembrata la cosa più naturale da fare, per completare il quadro di questi 15 anni di Piuarch. Secondo noi, e a giudicare da come è stato accolto, il libro è un buon lavoro, un’occasione per raccontare quello che siamo, uno strumento attraverso il quale ci presentiamo e ci promuoviamo. Ci piacerebbe molto riproporre l’esperienza di Open House in un altro contesto: stiamo pensando di portare la mostra e presentare il libro a San Pietroburgo, all’interno di Quattro Corti. E chi lo sa, magari dare il via ad un vero e proprio “tour” in altri paesi per noi interessanti…

Per lo Studio Piuarch Milano è …
GERMÁN FUENMAYOR – Milano è una città anomala, con una strana identità. Per molti versi è poco innovativa, ma spesso qui l’innovazione trova campo di applicazione, grazie anche ad una dimensione artigianale che difficilmente si trova a livelli così alti in altri luoghi. Di Milano ci piace la forte creatività, la volontà di dialogare con le altre città europee, la possibilità di intrecciare rapporti di conoscenza reciproca con chi fa il tuo stesso lavoro e al tempo stesso la possibilità di entrare in contatto con esperienze internazionali non solo nel campo dell’architettura, ma anche dell’arte, della moda.

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