Parco Adda Nord, una gita lungo il fiume

Pedalare per Milano e i suoi dintorni, alla scoperta di luoghi ricchi di fascino e storia, cosa c’è di più piacevole e low cost? Eccoci dunque pronti a consigliarvi un percorso da bikers, da fare rigorosamente in sella alla propria bici, lungo il corso del fiume Adda.

Cosa vi serve? Buon equipaggiamento, buona volontà, una comoda due ruote da turismo o una mountain- bike, una macchina fotografica e voglia di divertirsi. Pronti? Via! Alla scoperta del Parco Adda Nord!

Pedaliamo su uno dei percorsi ciclistici più belli del Parco Adda Nord, e partiamo da Villa Gina, l’ottocentesca villa sede del Parco situata a Concesa, Cùncesa per i nostri nonni. E’ una frazione di Trezzo sull’Adda e qui nasce il naviglio Martesana. Circondata da un rigoglioso bosco ricco di specie naturalistiche, Concesa ospita un castello e Villa Gina, per l’appunto.

Si tratta di un palazzo che, come il castello vicino, è stato costruito nel XVI secolo su uno sperone di roccia che domina il fiume Adda, sopra ad un edificio fortificato preesistente. Quella che vi si mostra oggi, però, è il risultato di un’opera di ristrutturazione del 1855, opera dell’architetto Paolo Bassi, che la rifece seguendo lo stile eclettico e prendendo a modello una villa fiorentina, villa Fontallerta. Ad ogni modo, questa è la sede del Parco, nonché nostro punto di partenza.

Una volta inforcata la bici ed usciti dalla Villa, si gira subito a sinistra in una via pedonale che scende ripida al Santuario di Concessa. Facciamo subito una prima sosta per ammirarlo e conoscerne la storia.

Già intorno all’anno Mille, qui esistevano solo una manciata di case padronali, un castello sullo sperone roccioso a picco sul fiume Adda ed una chiesa parrocchiale dedicata alla Vergine, che era stata eretta davanti ad una icona mariana considerata miracolosa. Una nuova chiesa venne inaugurata il 15 settembre 1520 nel luogo di devozione di una fonte sgorgata naturalmente davanti a quella immagine santa. Qualche tempo dopo, quando questa sorgente si inaridì, sotto la costa riapparve una nuova sorgente: allora venne eretta una nuova cappelletta dedicata alla Madonna, la cui devozione subito si diffuse al punto che nel 1621 venne posta la prima pietra per la costruzione di un santuario che venne terminato solo sei anni dopo, in stile barocco lombardo e dove venne trasferita la miracolosa immagine (era il 3 settembre 1641). Ciò che oggi non potete ammirare è la ricchezza di paramenti donati dai Signori di Milano e sottratti prima dai Lanzichenecchi, poi dall’Imperatore Giuseppe II d’Austria e infine dalle spoliazioni napoleoniche. Il Santuario della Divina Maternità di Maria di oggi, invece, é opera degli ingegneri Francesco Maria Richini e Carlo Buzzi (gli stessi della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano) che la realizzarono su commissione dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi di Santa Teresa e del cardinale Cesare Monti (fu lui presente all’inaugurazione del 1641).

Dopo questo viaggio nella storia e nella devozione, inforcate la via alzaia che risale il corso dell’Adda e tocca il naviglio della Martesana. Pochi lo sanno, ma questo naviglio si deve a Ludovico il Moro (1496) che lo volle lungo 38 km e volle che affiancasse l’antica strada romana (l’attuale SS 11 padana superiore) che passava l’Adda con due rami: a Vaprio e a Cassano.

Proseguite su questa strada, superate il ponte dell’autostrada e raggiungete il ponte di Trezzo sull’Adda, dove è necessario abbandonare la via alzaia e salire a sinistra per una ripida via a tornanti che torna nel paese e conduce fino al Castello di Trezzo. E qui una sosta è più che doverosa. Il Castello di Trezzo nasconde una serie di misteri e leggende, dovute più che altro alle sue molte dominazioni: da quelle longobarde alla conquista del Barbarossa, fino al terribile Barnabò Visconti, Paolo Colleoni, padre del famoso Bartolomeo ed il manzoniano conte di Carmagnola. Oltre che per la presenza di un grande tesoro appartenuto proprio a Federico Barbarossa, il castello, ormai in rovina, è fonte di attrazione per gli appassionati dell’occulto: uno scheletro alto più di due metri, porte che non conducono in nessun punto, gallerie interminabili ed ancora inesplorate, e persino fantasmi di interi eserciti e dello stesso Barbarossa, ancora pronti a tutto per difendere il mitico tesoro. E poi due pozzi, in uno dei quali i Visconti gettavano gli ospiti indesiderati ed i prigionieri di guerra. Sono loro a portarci ai sotterranei ed alla “stanza della goccia”, la stanza della tortura prediletta dove il prigioniero veniva legato e condannato ad una morte atroce, dovuta alle gocce di umidità che lentamente gli scavavano il cranio. Una delle persone rinchiuse in queste prigioni fu la figlia di Bernabò Visconti, signore alla fine del XIV secolo, che venne murata viva nelle segrete del castello perchè colpevole di essersi innamorata dello stalliere, il quale morì anch’egli nel tentativo di difenderla. Sembra che il suo fantasma si palesi in alcune occasioni. Ma é tempo di raggiungere nuove mete.

Terminata la visita alle suggestioni del Castello di Trezzo ed una volta usciti dal suo parco, si imbocca a destra via Bari Visconti che scende sulla sponda dell’Adda presso la centrale elettrica Taccani del 1906 (qui vi attendono un punto ristoro e noleggio biciclette).

Poi continuate a risalire il corso del fiume lungo una comoda pista ciclopedonale sterrata, ed arrivate alla centrale Esterle (1914).
Questo è il punto del parco più interessante per gli appassionati di archeologia industriale con le sue antiche centrali idroelettriche.
Dopo una bella foto ricordo, proseguite: poco oltre sfocia nell’Adda il naviglio di Paderno. Qui, si costeggia su strada il Parco Adda Nord asfaltata, ed ecco la centrale Bertini (1898): in origine era destinata a produrre energia per la rete tranviaria della città di Milano.

Sempre in bici, oltrepassate il naviglio di Paderno, proseguendo fino al Santuario di S. Maria della Rocchetta. Ma non é finita: poco oltre il santuario, un sentiero a sinistra permette di raggiungere a piedi un notevole punto panoramico sulle rapide dell’Adda.

Si continua raggiungendo la diga vecchia di Paderno e il suo naviglio omonimo, con la deliziosa chiesetta di S. Maria Addolorata (se vi muovete di domenica, troverete anche un punto informazioni delle guardie ecologiche del parco aperto). Imboccate da sotto il ponte in ferro di Paderno e, presso l’imbocco del canale della centrale Esterle, girate a sinistra salendo per una ripida strada asfaltata, fino alla cittadina di Paderno.

Ad un tratto incontrate una chiesetta: è quella degli alpini, costruita come ringraziamento per la scampata pestilenza del 1630. Da qui, imboccate a destra via Airoldi e quindi via Marconi, la prima a sinistra, che scavalca la ferrovia e termina a un semaforo. Si prosegue diritto nella strada Fornace e poco dopo compare sulla sinistra cascina Assunta, singolare esempio di architettura rurale di fine secolo. Continuando per strada Fornace, si giunge a un incrocio a T dove si va a sinistra per raggiungere Porto d’Adda.

Qui, davanti alla chiesa, si gira a sinistra in via XXV Aprile e si scende fino a Porto Inferiore. La strada si fa sterrata e in un lungo rettilineo si raggiunge la centrale Esterle e la sponda dell’Adda, che si percorre a ritroso fino al punto di partenza. Bentornati a Villa Gina: vi porterete negli occhi, e nel cuore, una giornata indimenticabile.

Partenza
Sede del Parco Adda Nord, “Villa Gina” via Padre Benigno Calvi, 3 a Trezzo sull’Adda (Milano)

Informazioni
Telefono: 02 9090766 / 02 9091229
Fax: 02 9090096
E-mail: addanord@tin.it

Paola Perfetti
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