Kartell vien da Milàn!

Tutto il mondo ci invidia il suo design. Tutto il mondo, e pure Lenny Kravitz all’ultimo Fuorisalone di Milano, fanno a gara per accaparrarsi un modello di seduta, di illuminazione, di scarpe – come le BowWow con Moschino. Insomma, Kartell non fa le pentole, ma come il diavolo mette i coperchi a tutto, purché siano rivestimenti di stile e di pregio, portando il buon nome della migliore italianità worldwide.

Eccellenza italiana sì, ma sapete che viene da Milano?! Da Noviglio, ed ha un sacco di buone idee, come ci ha raccontato la figlia d’arte, anzi, di Kartell Lorenza Luti 

Noviglio, alle porte di Milano, che fa rima con Naviglio, quello su cui sono stati trasportati i marmi di Candoglia che hanno dato origine alla Fabbrica del Duomo. Quella è una storia di arte e di operosità che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Questa che vi raccontiamo oggi è una KARTEll contemporanea, una versione nuova e postmoderna in cui l’arte dei giorni nostri si mescola con il design e la produzione industriale per dare origine a complementi di arredo, punti luce, installazioni, dettagli di stile e persino un museo che profumano di Made in Italy ed arredano di stile italiano le case, come i piedi (come dimenticare le ballerine BowWow), dei cittadini di ogni parte del mondo.

Sì, Kartell è di Milano e se ne avete sentito parlare a Pitti Immagine 2012, oppure se il nome ricorda le aste benefiche sotto Natale, le sedute da cui godere un bel concerto a La Scala di Milano oppure l’arrivo di Lenny Kravitz sotto il cielo della Madonnina, allora non potrete perdere quello che Lorenza Luti, direttrice marketing e letteralmente “figlia di Kartell” ci ha raccontato.

Dove sta andando e come si identifica questo prodotto ricco, colorato, al passo con i tempi? Ecco che cosa ci ha risposto.

Oggi Kartell si identifica di più nel settore moda, nel design, nell’arredamento di interni oppure in quello di esterni, vista la stagione?
Kartell è un’azienda a metà strada. Godiamo di un bel vantaggio in entrambi i settori nel senso che siamo un’azienda di design con un prodotto molto forte che può contare su un acquisto retail d’impulso. Un’azienda che però parla anche di moda, soprattutto in quei Paesi fino a qualche tempo fa definiti “emergenti” e che dimostrano un’energia diversa, un’attenzione alla qualità, una leggerezza  con cui comprano il nostro prodotto perché in esso riconoscono il vero Made in Italy.

Sono Paesi che vi danno soddisfazioni?
Assolutamente sì, e sono ugualmente entusiasti ogni volta che acquistano i nostri prodotti, anche quelli nuovi. Devo dire che proprio di recente (alla fiera mercato di Pitti Uomo 2012, ad esempio, NDR) ho visto nei loro occhi brillare una luce particolare nel momento in cui decidono di acquistare i nostri oggetti e di vendere il buon Made in Italy nei loro Paesi. In questo modo, diventano ambasciatori dei nostri valori e del nostro design, anche lontano dal Belpaese.

Ma parliamo di arte, di moda, oppure di una tendenza?
Il nostro prodotto, in questo caso, è più glamour-trendy. Viene proprio venduto d’impulso, questo è vero, ma rispetto alla moda abbiamo il valore aggiunto di proporre un prodotto che dura tanto, rimane in buone condizioni per molti anni, senza parlare di quei prodotti Kartell che nel tempo sono diventati delle autentiche icone. Nelle nostre campagne di comunicazione lavoriamo tanto sia per supportare le nuove linee quanto per formare e dare valore al brand. Il motivo? In quei Paesi si vende il nome Kartell, quindi non solo il prodotto ma l’intera collezione.

L’acquisto d’impulso è dovuto ad una ricerca del marchio e del materiale che il brand propone, piuttosto che la ricerca di un oggetto singolo per soddisfare le necessità del quotidiano?
Tutti i nostri oggetti possono essere venduti singolarmente perché hanno una forte personalità, quella che può venire dal design, dal materiale, dal colore. Ogni prodotto ha una sua storia, un suo livello tecnologico, una sua funzione. Rispetto all’oggetto di arredamento classico i nostri sono molto più iconici, molto più leggeri da inserire in ogni tipo di ambiente e per questo trasversali. Parlando dei nostri corner Kartell in giro per il mondo e dei nostri 130 monobrand posso dire con sicurezza che le  boutique Kartell non sono showroom d’arte ma vivono dell’approccio di un autentico negozio di moda.

Proprio perché la richiesta è questa, quella di comprare e consumare la vostra Arte…
Esatto, senza dimenticare la produzione industriale, il rapporto  qualità prezzo ottimale. Direi che è un tipo di acquisto d’impulso: i nostri clienti vedono i pezzi in vetrina, entrano, li comprano subito senza troppo rifletterci. E ne sono contenti.

Quindi, nonostante la crisi economica globale, ricercare un pezzo bello e funzionale è rimasta un’esigenza di stile e di vita, anche quando le tasche non sono esattamente piene…
L’identità è per noi un punto focale per differenziarci da altre aziende che fanno un prodotto simile al nostro. La qualità dei nostri materiali, delle lavorazioni, delle tecnologie messe a punto in Kartell è assolutamente all’avanguardia.

Ci sta dicendo che Kartell è naturalmente portato “all’anti crisi”? Oppure avete adottato delle strategie particolari?
Kartell è un’azienda molto solida, va molto bene. Il fronte del design italiano, poi, ha un migliore utile. Di fatto, abbiamo la fortuna di essere stati sempre molto internazionali: esportiamo circa l’80% del nostro fatturato e siamo presenti in più di 120 Paesi nel mondo con negozi anche monobrand dalla grossa affluenza. Essere presenti in questo territorio con dei partner molto forti ci ha aiutato molto. In Europa il mercato italiano sta tenendo, la Francia ci sta dando grandi soddisfazioni, ci sono problemi in Grecia e Spagna però devo dire che Kartell è anche un’azienda che sta crescendo.

Avete avuto successo a Pitti Uomo 2012 di Firenze  e all’ultimo Fuorisalone di Milano avete presentato un progetto di grande rilevanza con un nome D.O.C. che è quello di Lenny Kravitz.Avete intenzione di collaborare con altri volti noti dello spettacolo, magari non necessariamente legati alla musica, e se sì, con chi?
In realtà, quella con Lenny Kravitz è stata una grande occasione. Lenny è conosciuto ai più come una popstar ma assicuro tutti che si tratta di una persona molto seria, che ne sa molto di design. Ci siamo avvicinati con questo prodotto (delle deliziose sedute, NDR) ma stiamo anche pensando ad altro: è importante che le persone che lavorano per noi, che sia un designer o provengano da qualsiasi mondo, capiscano la filosofia Kartell, l’identità dell’azienda, e che ci propongano elementi che siano coerenti con il nostro DNA. Se loro entrano nel nostro spirito non ci sono preclusioni, siamo felici di lavorare con tutti.

Con Lenny Kravitz com’è andata?
In questo caso il legame con Lenny è stato un incontro importante da entrambe le parti: importante per lui perché desiderava concretizzare il suo lavoro nel settore dei  mobili e del design;  per noi, per il suo essere un nome noto e per la grande comunicazione che abbiamo supportato.

Rispetto a questo, capisco l’internazionalità del nome e la rilevanza, ma non crede sarebbe stato meglio proporre un personaggio italiano? O forse pensa che non ce ne siano di sufficientemente validi, in questo momento?
In realtà se qualcuno è capace di parlare con noi non diciamo di no visto che supportiamo e siamo molto fieri del nostro Made in Italy. Oltre al valore di italianità di cui è portatore Kartell: tutta la produzione è fatta con il cuore, qui nella nostra azienda.
La nostra arte è al servizio dei designer di tutto il mondo, quelli con cui ci piace collaborare perché da lì nasce un interessante scambio di cultura e creatività. In questo modo diamo sfogo alla nostra italianità e alla nostra fantasia, per dare luce ad un prodotto finale unico.

Esattamente quanto è successo nella vostra ultima collaborazione con Moschino
Sì, le nostre due aziende si sono fuse perfettamente. Ci siamo scelti reciprocamente ed anche in quel caso è stata una questione di opportunità, visto che condividiamo i medesimi valori, il colore rosso e il senso dell’ironia. In questo ambito, sensibilità e intelligenza  sono strumenti fondamentali: prima di arrivare ad un prodotto finito è necessario instaurare un buon rapporto, comunicare, dare vita ad una relazione empatica. Con Moschino abbiamo ideato una nuova calzatura che non è stata ancora pubblicizzata.

Ci aspettiamo di vederne delle belle… ai piedi e nelle case degli Italiani che hanno stile, nel Belpaese come nel resto del mondo.

 

Paola PERFETTI

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