Passeggiarte: una Milano da sbranare con gli occhi

Li avevamo lasciati così, con una serata sulle tracce di Napoleone ed una scrofa semilanuta da acciuffare per ricordare com’era Milano e quanto ancora sia una città nascosta. Ma di progetti, di percorsi, di strade e di storie ne ha fatte e ne ha raccontate Manuela Alessandra Filippi, tant’è che nel giugno scorso è stata persino premiata. E noi di Milanoincontemporanea c’eravamo…

In tempi di crisi a qualcuno potrà sembrare impossibile che l’arte non si metta da parte e diventi il focus di un progetto imprenditoriale piccolo ma di successo, una start up che nell’arco di due anni ha raccontato Milano in versione Città Nascosta, riuscendo nell’impresa – è proprio il caso di dirlo – di unire l’utile al dilettevole, cioè di fare cultura passeggiando, all’ora di pranzo, con un panino e via, sulle tracce dei personaggi, dei crimini, dei misteri, dei quartieri che hanno fatto discutere, dei segni lasciati da Leonardo o di quelli delle donne che hanno reso illustre la città della Madonnina.

Gite fuori porta, antiche cascine e l’Antica Fornace Curti, la più antica fornace di terracotta della città e del mondo, tuttora funzionante, classe 1400; e ancora Lunedì NoirUn panino con…Passeggiarte, Obiettivo ReporterUn aperitivo con… sono alcuni degli appuntamenti proposti da Manuela Alessandra Filippi, storica dell’arte fondatrice e coordinatrice dell’attività Città nascosta Milano.

Da Torino a Roma. Poi, due anni,  scopre la città della Madonnina in bicicletta con libri d’arte alla mano. Se ne innamora e dà vita ad un’associazione che è un’occasione di incontro, un momento in cui “ad un ottimo spuntino avrei unito ogni volta un argomento diverso, un’opera d’arte, una mostra, una chiesa, un monumento, un palazzo privato, un giardino segreto, un chiostro, un personaggio storico, un libro”.

Nasce così, nel 2010, Città nascosta Milano che oggi raccoglie intorno a sè oltre 400 associati oltre che una vasta rete di sostenitori nel territorio meneghino (e non solo), una raccolta di fan del Bello e curiosi di scoprire una città che, secondo la stessa fondatrice, “non è come Roma, una bella cortigiana che si mostra a tutti: Milano è una nobildonna ritrosa che si nasconde e cela le sue bellezze“.

E dunque, nel tran tran quotidiano, perché non coglierle tutte in 50 minuti con pranzo incluso? L’offerta è ampia e nell’ultimo anno si è ulteriormente allargata, attirando anche l’attenzione del Comune – Consiglio di Zona 1, che con Città nascosta Milano ha introdotto, per questa prima estate 2012, il progetto d’arte e cultura “Passeggiarte. Camminare fa bene alla cultura“, un ciclo di incontri per le vie della metropoli a chilometro 0, di notte, a piedi, gratuite (fino ad esaurimento posti), in occasione delle quali “si può gironzolare per le vie delle città alla scoperta della storia, dell’arte, dei vizi e delle virtù di Milano, dall’antichità ai giorni nostri“.

Ma questo non è stato l’unico riconoscimento. Il 1° giugno scorso, Associazione Amici del Museo Poldi Pezzoli, Fondazione Corriere della Sera, Studio Carnelutti hanno insignito Città nascosta Milano del premio “DAMA D’ARGENTO” – Gli uomini e le donne che fanno grande Milano, “per l’originalità dell’obiettivo dell’Associazione tesa a scoprire e a far conoscere i tesori nascosti di Milano e per il progetto recentemente attuato “La cultura si mangia” con cui si favorisce un approccio disinvolto ma attento alle mille anime della nostra città“.

Partiamo dalla recente onorificenza e chiediamo a Manuela Alessandra Filippi: cosa rappresenta per lei questo premio “dentro” il contesto di Milano?
Vincere un premio è sempre fonte di soddisfazione. Questo, però, ha un valore aggiunto che me lo rende ancora più caro e prezioso: è la dimostrazione che il merito esiste e che quando le idee e i progetti sono buoni non hai bisogno di santi in paradiso per andare avanti, sono loro che vengono a cercare te.
Se a questo si aggiunge che il premio è promosso e sostenuto dal Poldi Pezzoli, una delle case museo tra le più prestigiose d’Europa, fiore all’occhiello di Milano, posso dire che non avrei potuto desiderare nulla di più e nient’altro di meglio.

Il Dama d’argento è uno tra gli straordinari simboli di questa città: un premio trasversale, dedicato a tutti coloro che hanno ancora voglia di fare e che non si perdono in chiacchiere.

“La Cultura si mangia” è un pay off nato in risposta all’affermazione dell’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti per il quale l’arte non dava da mangiare. Sono passati due anni da quel novembre 2010: cos’è cambiato, se è cambiato qualcosa?
Ahimè non è cambiato nulla. Certo, è cambiata la compagine di governo, sono cambiati i volti, cambiati i linguaggi. Non è però cambiata la miope convinzione che la cultura sia una risorsa marginale. In un Paese come il nostro, che invece dovrebbe vivere di cultura, è un atteggiamento che risulta quanto meno bizzarro e incomprensibile.

La cultura dà da mangiare o in un Belpaese come l’Italia l’arte continua ad essere “da prendere e mettere da parte”?
Leonardo diceva “Acquista cose nella tua gioventù che ristori il danno della tua vecchiezza. E se tu intendi la vecchiezza aver per cibo la sapienza, adoprati in tal modo in gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento”.
Non potrei trovare pensiero migliore di questo per spiegare quanto la cultura e l’arte siano, da sempre, fonte di nutrimento. E a differenza di tutti gli altri è l’unico in grado di soddisfare due bisogni in uno: quello di nutrire le nostre pance e quello di alimentare la nostra anima. Con la cultura si può e si deve mangiare. L’importante è saper come fare. Così torniamo al punto di partenza. Quello che più di ogni altro rappresenta la strana anomalia del nostro Paese: a fronte di un patrimonio culturale gigantesco, abbiamo uomini troppo piccoli che pretendono di governarlo.
C’è una frase di Karl Kraus che fotografa molto bene la realtà: “Quando il sole della cultura è basso sull’orizzonte, anche i nani proiettano ombre lunghe”.

Ci sono stranieri che si avvalgono dei suoi percorsi?
Abbiamo avviato delle collaborazioni con il mercato giapponese, che sembra gradire molto il taglio delle nostre passeggiate e soprattutto la particolarità dei luoghi sconosciuti o meno noti di Milano che proponiamo. Stiamo lavorando per aprirci al mercato europeo e fare in modo di soddisfare le richieste che provengono da Paesi come la Russia, il Brasile e la Cina. C’è ancora molto da fare e da costruire ma sento che siamo sulla buona strada.
Questo ramo della nostra attività rientra in un progetto più vasto, che porto avanti con la mia società, Officina sensibile, nata con l’obiettivo di promuovere un turismo consapevole e sostenibile, di produrre progetti e promuovere iniziative che non consumano ma formano, dove la cultura, come l’immaginazione, viaggia e si diverte.

Cosa manca che vorrebbe far visitare?
Tutto! Milano è una città che nasconde le sue bellezze che, nonostante i pregiudizi, sono tante e sconosciute. Sono certa non mi basterà una vita per scoprirle tutte!

Per conoscere i prossimi appuntamenti è a disposizione il sito Cittanascostamilano.it, mentre per chi volesse un’Arte fatta ad arte, Officina Sensibile è la nuova idea di Manuela Alessandra Filippi, un incubatore di progetti culturali che ha come obiettivo quello di contribuire alla salvaguardia del nostro patrimonio artistico e culturale promuovendone la conoscenza e diffondendone un nuovo modello di fruizione, facendo del pubblico non più un consumatore ma un custode.

Un’idea capace di produrre e creare nelle aziende e ovunque lo si desideri un momento di gustoso “consumo della cultura”, “perché i beni culturali, i palazzi, i giardini, gli scavi archeologici, le ville, tutti incastonati nel nostro Belpaese, non sono location mordi e fuggi da sfruttare in modo intensivo, ma gioielli preziosi che abbiamo ricevuto in dono, in grado di generare benefici duraturi”.

Insomma, anche in questo nuovo inizio d’anno con Città nascosta di Milano ne vedremo ancora delle belle, e delle belle, e delle belle ancora. Ve le racconteremo tutte, perché il nuovo calendario è già pronto! Ci vediamo in Brera il 6 settembre?

Paola PERFETTI

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