Oldwallsproject, Milano raccontata dai muri

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Che differenza c’è tra un murales ed uno scarabocchio? E quanto è brutto vedere i muri della nostra Milano imbrattati dagli esempi più concreti dell’arte contemporanea a portata di bomboletta?

Sotto il cielo della Madonnina di esempi di questo tipo ce ne sono veramente tanti, come c’è chi li ama e chi li odia.

Alberto Boido ci ha scritto per parlarci di OldWallsProject, una sorta di “com’era, com’è” di alcune vie della metropoli. “E’ un sito che ho creato per rendere un omaggio a tutti coloro che hanno dato colore a Milano. Con il passare del tempo mi sono poi accorto che quei luoghi venivamo progressivamente abbandonati, si trasformavano in palazzi tutto vetro o, peggio ancora, venivano ricoperti di un grigio uniforme. Mi spiaceva vedere sparire moli tratti preziosissimi per me e ho deciso che dovevo fare qualcosa. Ho ricominciato a fare quello che avevo fatto anni prima, con una nuova bici e una macchina fotografica digitale, sono andato a ritrarre gli stessi luoghi per poterne confrontare i cambiamenti. Sto pubblicando le foto sul sito, un po’ per volta, nella convinzione che sia bello che chiunque possa scoprire colori e forme che non sapeva esistessero o che aveva dimenticato. Spero che anche voi troviate in quei muri un ricordo assopito”.

Lo abbiamo raggiunto per farci spiegare qualcosa di più di questa sua idea in pieno stile @Milanoin!

La domanda nasce spontanea: quanti anni hai e come sei finito a “catalogare” la street art, perché in fondo fa anche questo il tuo wall? Da quanto tempo e quanto ancora lo farai?
Ho 32 anni e ho cominciato a fare foto ai muri abbastanza presto. Ricordo, ad esempio, alcune “sperimentazioni” fotografiche con mio padre davanti ai muri di via Santa Croce: non avrò avuto più di 10 anni.
Ho cominciato a raccogliere sistematicamente le foto quando avevo 12 anni e sono andato avanti per circa 4/5 anni.
Adesso sto tornando negli stessi luoghi e finché non avrò raccolto le foto di tutti gli spazi non mi fermerò.
Ho quindi ancora un po’ di lavoro da fare anche perché non è poi semplicissimo riuscire a riprendere le stesse angolazioni e ritrovare tutti gli spazi.

Sei a tua volta un writer oppure avresti voluto farlo ma non essendo in grado hai fatto come avviene nella scuola. Sai, si dice che chi non sa fare, insegna…
Non sono un writer. Ho sempre passato molto tempo a disegnare: credo che non ci sia un solo diario dei compagni che ho avuto tra medie e liceo su cui non ci sia un mio disegno, però ho sempre avuto la sensazione di non avere sviluppato uno stile che fosse al livello di quelli che ritraevo nelle mie fotografie.
A me quelle foto servivano per imparare, migliorare quello che facevo e trovare nuove ispirazioni, non ho mai avuto l’idea di insegnare qualcosa.

Il tuo preferito si è perso?
Se ti riferisci a quello di cui parlo in About, è semplicemente il primo che ho visto sparire. E non sono nemmeno riuscito ad immortalarlo!! Tra l’altro credo non sia stato nemmeno rimosso o ritinteggiato ma solo coperto da una fila di mattoni: mi piacerebbe molto poter dare un occhiata e vedere com’è.
Non ho un muro preferito: per me tutte quelle foto fanno parte di un unico grande racconto e quindi chiedermi di sceglierne uno sarebbe come chiedere di estrarre un capitolo da un libro o una sola scena da un film.

Credi che i graffiti siano arte contemporanea? E se sì, come distinguerli dagli atti di vandalismo?
Io sono convinto che il writing sia una forma artistica.
Un atto vandalico è una cosa differente, è quando si rovina qualcosa senza un motivo, non certamente quando si dona colore ad uno spazio che altrimenti ingrigirebbe abbandonato.
Inoltre ritengo sia sbagliato pensare che se qualcosa è illegale allora è vandalico e dunque non può essere artistico.
Ad esempio Noce, che verso la fine degli anni ’90 riuscì a dipingere sulla facciata dell’edificio di fronte al Duomo, fece un atto illegale: qualcuno lo definirebbe vandalico, ma credo che abbia compiuto un atto artistico molto più autentico e forte di ciò che vedo realizzato da artisti riconosciuti.

Abbiamo guardato i graffiti da te fotografati; alcuni non sono “scarabocchi” secondo te?
No, direi proprio che nelle foto che ho fatto nel passato non ci sono scarabocchi.
Non fotografo tutto, solo muri dove vedevo qualcosa che ritenevo meritevole di essere immortalato: una scritta, un puppet, una scala cromatica ecc. Forse questo criterio di selezione ha fatto sì che mi sia perso qualcosa e a ripensarci adesso è un vero peccato.
Credo tu ti riferisca piuttosto ad alcune immagini che fanno vedere come sono ora alcuni di quegli spazi, come questo dove si vedono diverse tag. Comunque non sono scarabocchi.
In quel caso è stato compiuto un intervento vandalico anche se legale: davanti ad un bel muro si è deciso di “ripulirlo” per poi abbandonarlo a se stesso.

Cosa ti aspetti da questo progetto?
Spero che OldWalls serva anche per permettere a chi ha preso queste decisioni di vedere le conseguenze delle proprie azioni e ripensare alla propria posizione.

A fronte della tua esperienza, sarebbe meglio salvaguardarli “staccandoli” oppure lasciare che gli strati di spray si sovrappongano come avviene con la storia di una città e di una civilità, con i suoi gusti, i suoi valori?
Inorridisco un po’ a pensare allo “strappo” applicato al writing. I luoghi in cui si trovano sono parte integrante di quei pezzi anche perché chi ha realizzato quelle opere ha scelto quegli spazi ritenendo che meritassero di essere abbelliti con il proprio lavoro.
Non è che non mi piaccia il cambiamento, quando scattavo le mie foto, avevo sempre la sensazione di trovarmi davanti a spazi vivi dove ciò che vedevo poteva sparire sei mesi più tardi. Io quelle foto le scattavo perché non volevo perdermi quello che avevo visto e mi aveva colpito.
A me piace vedere luoghi che non perdono la loro vivacità come via Pontano e che sono ancora in trasformazione, mi auguro che OldWalls possa contribuire a mantenere viva la memoria di spazi raccontandone la loro evoluzione.

 

 

godetevi le immagini

 

 

Alberto chiude la nostra chiacchierata con un appello: “Sto anche chiedendo a chi vuole di mandarmi delle foto di farlo perché mi piacerebbe non limitarmi ai miei raccoglitori“. Pronti a raccogliere la sua sfida? OldWallsProject

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.
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Riguardo a Paola Perfetti

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.