La differenza tra una bella foto e una buona foto: Gianni Berengo Gardin a Palazzo Reale

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Il 14 giugno uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea ha varcato le porte di Palazzo Reale. Stiamo parlando di Gianni Berengo Gardin, le cui immagini più iconiche saranno esposte a piazza Duomo 12, sino all’8 settembre.

Una personale che ha già attratto numerosi visitatori e che, nonostante il clima estivo, sembra continuare il proprio successo. Gianni Berengo Gardin. Storia di un fotografo, questo il nome della mostra, ripropone la personale precedentemente allestita alla Casa dei Tre Oci di Venezia. Ad ogni modo, la tappa milanese appare chiaramente ampliata e arricchita con opere assenti nel capoluogo Veneto, come la sezione Gente di Milano, città che ha in un certo qual senso adottato il fotografo, nato a Santa Margherita Ligure nel 1930 e la cui carriera di fotoreporter iniziò nel lontano 1965, quando Berengo Gardin cominciò la propria collaborazione con testate italiane e internazionali quali Il Mondo, Le Figaro, Time, Stern e L’Espresso.

Curatore dell’esposizione Denis Curti che ha scelto 180 scatti attraverso i quali l’artista racconta con semplicità e razionalità storie di uomini e di vita. Eppure di sé Gianni Berengo Gardin dice: «Non mi interessa essere un artista. Sono un testimone della mia epoca». E ancora: «Tra una bella foto e una buona foto scelgo la seconda, quella che ha qualcosa da dire, a costo di farlo in modo sgrammaticato». E probabilmente è proprio con questa frase che si può sintetizzare la sorprendente carriera di Berengo Gardin, uno degli indiscussi Maestri della fotografia italiana.

Classe 1988, sono nata in un caldo giovedì di agosto in Brera, uno dei quartieri più belli della mia città. Dalla passione (divenuta laurea) per le lingue straniere all'attività di blogger e giornalista freelance, il passo per me è stato molto breve. Oggi mi occupo di comunicazione, ma scrivere di Milano è scrivere delle proprie origini.
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