A Londra ogni fermata della metropolitana è per così dire customizzata: colori, piastrelle a fantasia e con scritte differenti, per non parlare di Baker Street, storica via in cui secondo Sir Arthur Conan Doyle abitava e praticava Sherlock Holmes. Qui, oltre a una statua che ricorda il personaggio simbolo dell’Inghilterra di fine Ottocento, i tunnel della Tube sono decorati con la sagoma dello storico detective- collega del Dott. John Watson.
Una cosa simile è avvenuta a Milano sotto Natale, quando la fermata Duomo della linea 1 (la rossa) era tutta a strisce orizzontali bianche e nere, inconfondibile logo del marchio francese dedicato al beauty Sephora. Un esperimento pubblicitario che ai milanesi non è dispiaciuto e, manco a dirlo, Giuliano Pisapia ha pensato di riproporlo cavalcando l’onda del pseudo-successo…
Stando alle recenti informazioni la nuova trovata della giunta comunale sarebbe quella di dedicare linee della metropolitana o stazioni a marchi sponsor. Un’idea carina e già esistente nelle altre grandi città d’Italia e d’Europa (Roma e Londra soprattutto), se non fosse per il rovescio della medaglia. Il danno infatti è quello di far calare drasticamente gli introiti pubblicitari di Atm; la beffa è che i soldi degli sponsor andrebbero direttamente nelle casse di Palazzo Marino. Se ciò avvenisse per Atm i tempi diventerebbero ancora più duri: 25 milioni di euro in meno sui bilanci a cui devono aggiungersi i tagli del 2013 di acquisizione unilaterale (23 milioni di dividendi straordinari) e gli onerosi costi delle due nuove fermate della linea Lilla.
Così, mentre dall’Atm nessuno commenta o smentisce la vicenda, su Twitter l’assessore ai Trasporti di Palazzo Marino, Pierfrancesco Maran, rilancia l’iniziativa cum summo gaudio.
Eppure, stando a quanto afferma la legge, la valorizzazione commerciale è attribuita alla competenza e responsabilità del gestore dei trasporti, vale a dire Atm. Quindi i soldi della pubblicità dovrebbero andare ad Atm? Secondo la giunta Pisapia no perché non si tratterebbe di pubblicità tradizionale (come afferma l’articolo 14 di servizio) ma di brandizzare con un marchio l’intera stazione.
Solo a noi sa di presa in giro e di un fantastico quando machiavellico modo per rigirare una frittata e rimpinguare così le casse del Comune?
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