Un selfie danneggia il Fauno Barberini

Fauno Barberini amputato

Recentemente ho deciso di passare un sabato sera decisamente diverso. Niente uscita con le amiche, niente cena con il fidanzato, pub o locali alla moda: mi sono regalata un viaggio nel mondo della storia dell’arte. Approfittando di una delle serate organizzate dalla Pinacoteca di Brera, a distanza di anni sono tornata ad ammirare Piero Della Francesca, Andrea Mantegna, Raffaello, Caravaggio, sotto le luci di una mite luce lunare.

Una passeggiata per il quartiere bohémienne, a mio parere uno dei più belli e di grande ispirazione della mia città, e il mio karma è stato appagato. Solo una cosa mi ha profondamente disturbato: il vedere i basamenti delle statue posizionate nei corridoi dell’Accademia imbrattate di scritte e tag inutili con bombolette spray. La notizie di ieri poi, non ha che aumentato la mia collera.

Il Fauno Barberini, conosciuto anche come Satiro ubriaco, è stato amputato di una gamba. Come? Un “brillante” studente ha pensato di arrampicarsi sulla statua per scattarsi un selfie. Una mossa brillante che ha danneggiato in modo irreparabile il calco in gesso e terracotta risalente ai primi del XIX secolo e il cui originale è conservato a Monaco (meno male, diremmo!).

Ma come si fa? Ok che per questa statua, come per le altre disseminate per i corridoi dell’Accademia di Brera, era già stato previsto un restauro in vista dell’Expo 2015, ma così proprio…

Intanto a Roma c’è chi stacca pietre del Colosseo, a Pompei rubano preziosissimi affreschi. A Milano il “genio” in questione è già stato rintracciato grazie alle telecamere di sorveglianza; a Roma i ladri, quattro ragazzi canadesi in viaggio nella Capitale, sono stati catturati dai carabinieri grazie allo scatto di un altro turista che ha immortalato la scena; a Pompei nulla di tutto ciò. Nessuna telecamera, nessuna sorveglianza: nessuno vede, provvede e previene.

Dove non arriva l’intelligenza umana, servirebbe quella delle autorità competenti. Ma ahinoi, secondo molte, troppe persone, la cultura ancora non paga.

Classe 1988, sono nata in un caldo giovedì di agosto in Brera, uno dei quartieri più belli della mia città. Dalla passione (divenuta laurea) per le lingue straniere all'attività di blogger e giornalista freelance, il passo per me è stato molto breve. Oggi mi occupo di comunicazione, ma scrivere di Milano è scrivere delle proprie origini.
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