Lunedì 25 settembre. Tempo di rientrare in ufficio, seduti davanti a una scrivania, a controllare le e-mail non lette nei giorni di ferie. Se durante la vacanza il “pendolare medio” si sposta dall’alloggio alla spiaggia, o dall’albergo alla montagna – e così via, per i pendolari del lavoro della Lombardia il rientro non poteva essere peggiore. Il motivo? Presto detto: un rincaro dello 0,61% di media nei trasporti che entrerà in vigore dal 1 settembre, come ha deciso la Regione.
L’aumento coinvolgerà abbonamenti e biglietti delle tratte interurbane di metropolitane, mensili, biglietti integrati di treni regionali e pullman provinciali.
Una decisione deliberata a inizio agosto che la giunta Maroni non ha pubblicizzato. Chissà perchè… A pensarci però sono stati Atm e Trenord.
Ma c’era proprio bisogno di aumentare le tariffe? Secondo i consiglieri del PD della Regione no, come ha denunciato il consigliere e pendolare Agostino Alloni: “Non era il caso quest’anno di fare questo adeguamento. Il problema vero è che ci vuole una cura da cavallo per risolvere il problema del sistema ferroviario lombardo. Servirebbero 200 treni nuovi e occorre fare una gara europea per questo servizio, sull’esempio dell’Emilia Romagna, con un piano di investimenti previsti per il futuro”. Ma tant’è. Sulla base delle variazioni Istat, la Regione può variare/adeguare le proprie tariffe. E così ha fatto.
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