Milano come Happy Days? Tra swing, rockabilly, vintage mania e pin-up, ecco il Vintage Roots Festival di Inzago, l’intervista a Davide “Dado” Bianchi

Ph. Claudio Romani - Vintage Roots 2015 - Dal Profilo Facebook di Vintage Roots

Inzago, piccolo comune a Nord di Milano, circa 11 mila abitanti ed un’anima un po’ vintage (fa moda), ma molto ancorata alle “radici” (è una questione di storia e di cultura).

Vintage Roots Festival - folla 2015

Vintage Roots Festival – folla 2015

Per almeno 360 giorni all’anno, qui la vita scorre come in qualunque comune lombardo.

C’è qualche festa di paese; la piazza maggiore accoglie le famiglie e lo struscio della domenica; il chiringuito poco più in là fa arrabbiare chi non ama troppa confusione nelle ore notturne; le ville ed i palazzi di fine secolo (il XIX, si intende) restano affacciati sul Naviglio, sonnacchiosi, silenziosi -sono i luoghi del “buen retiro” dei nobili milanesi che usavano “andare in villeggiatura” e trovare refrigerio quando il Naviglio era navigabile e balneabili  – mentre dei tradizionali cascinali di una volta resta una pallida eco arrivando dalle Statali e provinciali.

Vintage Roots Festival 2015

Vintage Roots Festival 2015

La vita, a Inzago, scorre lenta e con quel senso di comunità che solo certi comuni medio-piccoli sanno ancora avere. 360 giorni all’anno, dicevamo. Sì perché per poco meno di una settimana, una volta all’anno, Inzago si trasforma in una comunità che potrebbe essere della Carolina del Sud o una Milwakee da Happy Days, torna indietro di 70-60-50 anni, diventa una grande pista da ballo collettiva con, poco più in là, un immenso drive in di auto da esposizione, bancarelle..

È il Vintage Roots Festival del quale vi abbiamo parlato a tempo debito, ma c’è ancora qualcosa che non potevamo raccontarvi se non dopo averlo vissuto.

Ph. Claudio Romani - American Car Contest - Dalla pagina Facebook di Vintage Roots Festival 2015

Ph. Claudio Romani – American Car Contest – Dalla pagina Facebook di Vintage Roots Festival 2015

La prima cosa, i numeri.
Quello che viene definito il Festival più importante del Nord Italia, dedicato alla roots music e alla cultura americana dagli anni ’30 agli anni ’50, ha visto:

  • esibizioni in 5 giorni;
  • 18 Bands;
  • 10 DJ’s provenienti dagli Stati Uniti e da tutta Europa;
  • 3 palchi su cui si sono esibiti Main Stage, Cogeser Jumpin’ Stage (sponsorizzato da Cogeser Vendite) e il Lambrate Beer Stage allestiti nel centro storico del paese e sul palco dell’Acquaneva Park.;
    1 ’Hawaiian Party (Vintage Roots Association, Vintage Roots Dance School in collaborazione con Studio Larosa);
  • 1 Dance Competition “Alessandro Bettocchi” con il “Jack & Jill”, la gara di ballo a premi, aperta a tutti i livelli in cui vige l’improvvisazione e la sorpresa;
  • la quarta edizione del concorso Miss Pin Up “la ragazza della porta accanto”, tra le 14 concorrenti, provenienti da tutta Italia, la vincitrice di quest’anno, Ginger Lu, nuovo volto del Vintage Roots Festival 2016;
  • 1 Lambrate Beer Stage, quest’anno arricchito da una vasta programmazione musicale e punti di ristoro;
  • 1 Vintage Roots Sweet Bakery con i tipici dolci americani, tradizionali e vegani (de-li-zio-si!);
  • 1 brunch domenicale in Piazza Maggiore, accompagnato da DJ Set;
  • 3 main sponsor: Cogeser Vendite (COGESER Vendite (www.COGESERvendite.it) è una società del Gruppo COGESER. Il Gruppo COGESER opera nella distribuzione e vendita di gas e di energia elettrica nell’Est milanese.) G&B Connect srl (società che si occupa di telefonia, video sorveglianza, impiantistica elettrica e di
    Vintage Roots Shopping 2015 - le bancarelle

    Vintage Roots Shopping 2015 – le bancarelle

    sicurezza, networking e sistemi). BCC Carugate e Inzago;

  • il ritorno dell’American Car Contest, l’esposizione di auto americane pre anni ’62, nel cortile della nobile Villa Facheris (Piazza Maggiore), concessa dal main sponsor Bcc di Carugate e Inzago;
  • 70 volontari;
  • oltre i 70 mila partecipanti;
  • 22 i soci della Vintage Roots Association;
  • 20 sponsor inzaghesi.

Com’è andata e come andrà? Lasciamo la parola a Davide Bianchi, detto Dado, Presidente della Vintage Roots Association sin dal 2010, sperando che lo stesso trasporto con cui ci ha parlato nel backstage del Vintage Roots Festival 2015 coinvolga anche voi!

Vintage Roots Festival 2015

Vintage Roots Festival 2015

Innanzittutto: da dove è partita la storia di Vintage Roots Festival?
Tutto è cominciato con l’idea era di fare un festival rock’& roll. Le mie “radici”, le mie “roots” sono diverse: da adolescente seguivo più che altro musica bianca americana, poi il country; quindi ho scoperto e approfondito la musica nera, il Rhythm & Blues, poi il Blues. Da qui, l’idea di virare su un festival di Roots Music.

Ph. Claudio Romani - Davide "Dado" Bianchi, Vintage Roots founder

Ph. Claudio Romani – Davide “Dado” Bianchi, Vintage Roots founder

Ovvero?
Tra “Vintage” e “Roots” la parola più importante è la seconda, le “radici”. “Vintage”, ormai, è un termine fin troppo inflazionato (e spesso usato a sproposito).
Vintage Roots ha una sua identità: è il giusto compromesso tra ciò che è la sottocultura da cui io provengo.
Il mio papà ballava il boogie, era molto “monotono” come ascolto musicale – quando avevo 4-5 anni per me la musica erano solo Elvis Presley e i Platters, di cui mi proponeva sempre la stessa musicassetta nei nostri viaggi in auto.
Io ho imparato a suonare e a ballare dopo i 20 anni, mentre ho cominciato a seguire rockabilly da quando avevo 14 anni.

La svolta?
Il Festival di Sanremo 1982, quando furono ospiti gli Stray Cats. Lì, mi innamorai e capii che Elvis e quella musica “di moda” avevano delle radici.

Qual è allora il “giusto compromesso”?

Vintage Roots 2015 - pin up

Vintage Roots 2015 – pin up

Il mio desiderio è quello di dare un messaggio chiaro, cosa molto difficile soprattutto quando organizzi un festival aperto a tutti, gratis, che rischia di diventare una carnevalata.
Il nostro focus, e questo è il messaggio “giusto”, è la scelta di band che suonano solo “radici”, ovvero che suonino come si suonava negli anni ’50, che amino questa sottocultura e la interpretino nel modo giusto.
Molti bluesmen sono stati ricordati ed interpretati dal ’68 in poi, e quindi hanno un suono più anni ’60 nonostante il blues con cui sono nati risalga addirittura agli anni ’40 o ’50.
La stessa cosa vale per gli artisti rock & roll che, per questioni anagrafiche, stanno sempre più scomparendo, però hanno vissuto quella enfasi degli anni ’70 più commerciali, sono stati riscoperti e quindi non suonano come invece suonavano negli anni ’50.
Quindi, noi cerchiamo di riproporre live e suoni sempre molto molto curati.
Stessa cosa vale per il ballo e per la American Car Contest che è precedente al 1962, perché la musica che proponiamo è precedente a quell’anno [cioè, tutto quello che passa dal Vintage Roots va dagli anni ’30 ed arriva prima dell’avvento del Beat Inglese (1963), N.d.r.].
Se poi, questa famiglia del rock’&roll si amplierà, magari lo farà nel modo giusto.

Vintage Roots Festival 2015

Vintage Roots Festival 2015

La scelta di Inzago. Perché Non Milano?
Io sono diventato bresciano da pochi giorni, ma mio figlio abita ancora a Inzago, vivevo qui e mi piaceva.
Una volta all’anno venivo a suonare in piazza con la mia band e c’era un ristoratore (Savino Raguseo) che ci vide una sera. Cominciai ad andare a mangiare lì e fu lui a inculcarmi l’idea di organizzare un festival.

Perché non portarlo in altre città del mondo?
Perché c’è un lavoro di un anno dietro ogni edizione e già in questo momento ho pronta metà della line up del 2016. Quest’anno abbiamo introdotto altri due stages in paese. Ogni anno introduciamo nuovi stages e non ci stiamo.
Siamo partiti nel 2009-2010 e già nel 2011 saremmo stati in 12-13 mila. Avevamo bisogno di più spazi, soprattutto ballare perché questa musica è fatta per essere ballata.
Allora abbiamo inaugurato il Cogeser Jumpin’ Stage dedicato ai ballerini, con band serale a loro riservata.
E nemmeno quello è bastato più! Nel 2014 abbiamo lanciato il Lambrate Beer Stage che ha funzionato molto bene nonostante i 4 giorni di pioggia su 5 di manifestazione.
Insomma, c’è un tale lavoro dietro che curarne tutti i dettagli richiede tempo, e sarebbe impossibile replicarsi con la stessa precisione altrove, dopo appena due o tre mesi.

Quindi, Inzago resta il fulcro…
L’Associazione oggi annovera 20 soci: Paola Fontanili, che cura la parte ballo; c’è chi cura la parte delle macchine americane; ci sono due persone che arrivano dalla Svizzera, Michele e Marco; la ristorazione è curata al punto che oggi proponiamo dal risotto al gorgonzola al casoncello di Longhena.

Vintage Roots Festival 2015

Vintage Roots Festival 2015

Perché non cucina americana, tout court?
Perché per me è sbagliato che il main sponsor di Expo Milano 2015 sia McDonald’s e Coca Cola e che la pubblicità del fast food contraddica la pizza italiana. Noi abbiamo portato al Vintage la pizza napoletana. Strano? No! Sono cose che negli anni ’50 esistevano già in Italia: non abbiamo nulla da imparare dagli americani per quanto riguarda l’alimentazione.

Quindi il 2016?
Sarà ancora più ricco. Ci sono due-tre chicche che non posso annunciare. Sull’alimentazione cureremo sempre di più il prodotto e la qualità. A me piace sapere con chi sto lavorando e da dove proviene il suo prodotto. Che va contro al Trattato Transoceanico.

Vintage Roots Festival 2015

Vintage Roots Festival 2015

A proposito degli Stati Uniti: Vintage Roots è amatissimo oltre Oceano e c’è chi arriva fin dall’Australia. Come siete riusciti a conquistare questo mondo, dalla piccola seppur preziosa Inzago?
L’Italia all’estero piace tanto e continua ad essere amata. Quando uno viene al Vintage Festival a Inzago, di certo poi fa un giro a Milano, nel Duomo, ma perché spostarsi quando qui si mangia benissimo, si sta bene, il Festival è bello, si può frequentare e vivere con la famiglia – ci sono i luoghi dove i bambini possono stare (come il parco giochi in legno apposito per loro).
Inoltre, contiamo su una forte collaborazione con altri festival, anche in Italia, pure nel settore Blues, un po’ meno con il settore country ma mi piacerebbe ampliarlo – c’entra sempre con le “radici”. Questo ci porta ad avere contatti con tutti i mondi e ci fa conoscere anche all’estero.
Ormai, siamo anche contattati dalle band per venire a suonare perché il passaparola funziona ancora.

E dunque, come si fa ad essere protagonisti attivi delle prossime edizioni di Vintage Roots Festival?
Ci sono due persone che si occupano della parte merchandising, ma bisogna scrivere con dovuto anticipo. Ad aprile mandiamo una mail a tutta la lista espositori e in 15 giorni abbiamo già la lista completa. Però, diamo tempo 10-15 giorni per la prelazione di chi ha occupato i posti in piazza: è una forma di rispetto per chi è con noi sin dal primo anno, quando non eravamo nessuno e nessuno ci conosceva. Hanno investito su di noi e noi cerchiamo di ripagarlo con una forma di pass privilegiato. Quando loro prenotano le loro adesioni, poi lavoriamo sulle altre richieste.
Per le band, c’è una mail info@vintagerootsfestival.com o info@vintageroots.it e vengono inoltrate a chi si occupa della selezione. In tre, prendiamo la decisione finale su come comporre la line-up. Il parametro di valutazione è come viene suonato il genere.

Vintage Roots Association,
Via Piave 3 – 20065 Inzago (Mi)
www.vintagerootsfestival.com Facebook.com

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.
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Riguardo a Paola Perfetti

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.