Cosa fare domenica 13 settembre 2015 a Milano? Scopriamo insieme i segreti della Nivola e le tradizioni dimenticate della nostra città

Milano non è di certo una città in cui stare fermi a casa a poltrire, nemmeno quando piove. In questi giorni vi abbiamo segnalato un sacco di appuntamenti da non perdere (tantissimi anche solo in questa domenica 12 settembre). Cinema, mostre, negozi, ora Expo Milano 2015sono pressoché presi d’assalto, ma c’è “Il” luogo di Milano, il nostro Duomo, che sta lì, nel mezzo, silenzioso testimone dei secoli e delle trasformazioni della nostra città e spesso non viene nemmeno considerato per “quattro passi nel Bello” della nostra metropoli. Ed è un vero peccato. Sapete perché?

Quest’estate mi sono concessa una visita in solitaria alla città di Siena e ad un sacco di altri luoghi nascosti tra Liguria e Toscana. Marmi ritrovati, affreschi, opere di scultura medievale, artigiani, tradizioni… il nostro Bel Paese è ricco di storie eppure mi sono resa conto che siamo così tanti attratti dal conoscere quelle altrui dal dimenticarci spesso di quelle di casa nostra.

Insomma. Quanti di noi milanesi della generazione degli anni Ottanta possono dire di conoscere la tradizione della Nivola? E quanti sono andati a vederla ieri, intorno alle ore 17, in Duomo? Quanti di noi sono saliti sul Duomo, a godere delle sue terrazze, per vedere le guglie – narratrici dell’avvicendarsi delle signorie e dei Ducati (e pure dell’età moderna – ci sono effigiati anche i ritratti di Mussolini e Vittorio Emanuele).

E poi, c’è un’intera cinematografia che ha vissuto il Duomo come set privilegiato di pellicole d’autore e di successo (è uno degli appuntamenti in programma oggi).

Il Duomo è lo sfondo di ogni sacrosanta foto scattata da qualunque turista di passaggio, di qualunque religione; in qualunque età – praticamente da quando siamo in carrozzina (ammettetelo: chi non ha una foto dei nonni mano nella mano di fronte al portone?!?! O chi non ha un ritratto di famiglia anni ’80 con il colore scaricato dal tempo ma ricco di ricordi di qualche infante intento a dare la caccia a un piccione?), eppure non ci si sentra mai e non lo si conosce.

Me ne sono accorta anche io, nel corso della conferenza stampa dedicata alla Nivola, con Mons. Gianantonio Borgonovo, Arciprete del Duomo di Milano, Mons. Marco Navoni, Dottore della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, e Philippe Daverio, celebre comunicatore della storia dell’arte, dei suoi lati nascosti e dei suoi collegamenti con la storia politica e la geografia del mondo.

Ecco che cosa ho scoperto in Duomo.

Esiste una Cappella Feriale del Duomo di Milano che è un capolavoro

Si trova proprio alle spalle del grande altare maggiore, quello che si vede dall’ingresso sovrastato orgogliosamente dalle grandi arcate neogotiche. Io non sono una grande fotografa, lo ammetto, ma a giudicare da queste immagini non vi vengono in mente Notre Dame o la Sainte-Chapelle a Parigi o le grandi chiese della Toscana? Bene, no: siamo in Duomo, ingresso laterale da via dell’Arcivescovado, girando in senso antiorario rispetto all’abside.

Arcade DUomo gotico in Duomo - abside Pavimenti del Duomo di Milano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. Qui si trova un grande coro ligneo; una parata di grandissime tele di epoca tardo Seicentesca che raccontano il ritrovamento del Sacro Chiodo della croce di Gesù all’epoca di Costantino e di sua madre Elena, oggi Sant’Elena – non è dunque un caso che la legge del 313 che consentì il libero culto della religione Cristiana in tutto l’Impero Romano porta il nome di Editto di Costantino o Editto di Milano (insomma, Milano c’entra sembre un po’).

Contro Coro Duomo

2. Ogni anno, da 30 anni, questo è il luogo in cui si alza e si abbassa la Nivola, e si svolge il rito della discesa della sacra reliquia, collocata nel punto più alto dell’abside del Duomo di Milano. Per tradizione, questa ascensione accade il sabato, la domenica e il lunedì più vicini alla festa dell’Esaltazione della S. Croce (quest’anno, il 12-13-14 settembre), propro in Cattedrale. Ecco un’immagine del rito di ieri.

3. Questo fine settimana si celebrano la Nivola e la sua tradizione. Che cosa sono? Questo rituale, nell’età carolina e poi dall’età borromea, ha rappresentato uno dei grandi atti di devozione e momenti di riunione delle contrade di Milano. Con esso veniva celebrato “Il Triduo del Sacro Chiodo“.

Quindi a Milano c’è uno dei Sacri Chiodi della Croce di Gesù. La domanda successiva è: come ci è arrivato!?

Non si sa quando e come venne portato il Sacro Chiodo della Croce da Gerusalemme a Milano. C’è un’ampia letteratura sul tema – di quel ritrovamento si parla nell’arco compreso tra il 340 ed il 380 d.C.  – ma nessuna notizia certa.

Che siano stati i movimenti che condussero anche le spoglie dei Magi in Sant’Eustorgio per essere poi trafugate dal Barbarossa – perché conscio del valore economico e del potere che le reliquie avevano di smuovere le masse e decretare il “peso politico” nell’Europa Medievale?

Secondo qualcuno pare sia stato l’imperatore Valentiniano (321-375), volenteroso di fare di Milano la capitale della sua stirpe. Per altri accade durante le persecuzioni iconoclaste di Leone III (675 circa-741); per altri fu su opera di Arnolfo II, arcivescovo di Gerusalemme e legato di Ottone III. Secondo il Cardinale Schuster (1880-1954) avvenne durante il tempo delle Crociate, ipotesi già ventilata dal monaco cistercense di fine 1700, Fumagalli.
La verità definitiva Rito Nivola Milanoal momento non c’è, ma non è detto che non abbia ragione Mosn. Borgonuovo per il quale l’arrivo del Sacro Chiodo a Milano avvenne in seguito al Sacco di Costantinopoli (1204), insieme ad altre relique.

Quello che è certo è che il Sacro Chiodo si trovava nella preesistente basilica estiva di Milano, Santa Tecla, dalla fine del XIV secolo, ovvero al tempo della signoria di Giangaleazzo Visconti.  In un registro dell’agosto del 1370 (circa), l’allora Duca di Milano rispondeva ad un vicario in merito alla questione delle feste cittadine a spese del Comune.
C’era quella della Madonna della Neve; quella del 12 ottobre dedicata a San Carlo, ed una “meritevole di uno speciale rituale ab antiquo santo chiodo”.

Quello che è scritto, negli scritti meneghini, è che il 4 novembre 1392 Giangaleazzo Visconti ordinava il restauro della basilica di Santa Tecla perché “la folla era tanta, in adorazione del reliquiario a forma di croce posto su una tribuna sopra l’ altare maggiore e con molti lumi”.

E ciò che è scritto è che il 20 marzo 1461 l’arcivescovo Carlo da Forlì guidava una Processione del Santo Chiodo in Duomo. Un Santo Chiodo a forma di fermo del morso di un cavallo – e c’era tutta una tecnologia per la forma di quel chiodo destinato ai peggiori condannati dell’Impero Romano (ladroni e schiavi prevalentemente).

Eppure di quelle processioni non si avevano notizie “da 25 anni, e della quale i milanesi non si ricordavano“, scrive uno dei biografi di San Carlo. Come Bascapé.
Nel 1576 (Annali della Fabbrica del Duomo), ovvero l’anno della peste milanese, San Carlo Borromeo invocava il tabernacolo con il Sacro Chiodo come mezzo per convertirsi alla penitenza e, attraverso quella, avere salva la vita.

Ma perché il Santo Chiodo a Milano si celebra il 14 settembre e per 40 ore, visto che è il 3 maggio il giorno in cui Sant’Elena ritrovò il Chiodo della Croce a Gerusalemme?
40 ore sono le ore in cui Cristo rimase nel sepolcro prima della Resurrezione. Nei secoli addietro ogni parrocchia di Milano si alternava in turni di processione che, dalla Chiesa di San Celso, giungevano fino alla Chiesa del Santo Sepolcro per osservare il Chiodo, al termine delle quali veniva riposto nella sua sede originaria. Era un grande onore portarlo su e giù per il tabernacolo – anche imperatori di passaggio a Milano come Filippo V di Spagna e Maria Teresa d’Asburgo partecipavano al rituale – ed era così importante il suo significato che copie di quel Sacr o Chiodo furono date in omaggio ai grandi sovrani dell’epoca (di quelle ne è rimasta una nella chiesa di San Barnaba).

Un successo ed una storia secolare interrotta in età naopoleonica, limitate in età sabauda ad essere concluse nel sagrato o dentro i portali del Duomo… al punto che, già alla fine dell’800, Milano stava già diventando una città completamente laica.
Il Cardinal Montini recuperò la tradizione interrotta, negli anni ’60 del Novecento, dal rischio del collasso del tiburio della Cattedrale che aveva fatto ricadere nell’oblio la tradizione. Nel 1984, nell’anniversario della morte di San Carlo, che il Cardinale Martini lo riportò in città chiedendo al capo cantiere dell’allora Cantiere del Duomo di far scendere il Sacro Chiodo, il quale venne riportato in tutta la Diocesi in pellegrinaggo – Il  venerdì santo del 20 aprile 1984 il Sacro Chiodo veniva portato dalla Chiesa di San Carlo in Lazzaretto (viale Tunisia) in Duomo come strumento per vincere “peste morale che affligge l’epoca moderna”.
Fu però con la Riforma Liturgica del 1986 che la festa venne limitata al giorno della Esaltazione della Croce, il 14 settembre, con il rito della Nivola e sabato-domenica-lunedì più vicini al giorno del 14 settembre.

E la Nivola a cosa serve? C’entra Leonardo con la sua fabbrica? Il 3 maggio 1577 gli Annali parlano di una prima ostensione stabile, ovvero della presenza di macchine non visibili dalle navate, ma che servivano a prelevare la reliquia dal tabernacolo per esporla scenograficamente al pubblico della Cattedrale. “Ha l’aspetto di una nube splendidissima, con lumi interni di effetto scenico” riportano gli scritti dell’epoca. Erano così splendenti da far sembrare quella struttura una nuvola, allora scritto “Nivola” e così tramandata fino ad oggi. Fu ideata nel XVII secolo e decorata in cartapesta con angeli, sollevata da un argano fino a 40 metri d’altezza, per permettere all’Arcivescovo di portare a terra il Santo Chiodo.

Leonardo? Partecipò al concorso per la costruzione del tiburio, sotto la quale si trova la Nivola, ma non ne fu l’artefice.

Quella che vediamo oggi non è l’originale Nivola, ma la seconda versione fatta realizzare nel 1604 sotto il Cardinale Federico Borromeo.

Perché è importante oggi la Nivola ed il rito del Sacro Chiodo, allora?

Questa è la storia della fede e del valore delle reliquie di Milano ieri, ovvero a risalire da quell’epoca medievale in cui la movimentazione delle “parti dei santi” segnava i pesi politici e la storia delle Regioni del mondo.

Allora non era importante che la reliquia fosse vera, bensì fondamentale erano il potere taumaturgico e la capacità di spostare masse e fedeli in venerazione (con ingenti somme di denaro annessi).

Quella venerazione oggi manca nel nostro mondo razionalissimo e che “se non vede e non tocca in presa diretta allora non vale” (altrimenti viene subito sbugiardato dal web).

Ma se è vero che il merito della valorizzazione delle reliquie a Milano avvenne in seguito al matrimonio tra il milanesissimo Giangaleazzo Visconti  con Isabella di Valois, francese signora ed erede invece della  tradizione  delle reliquie (in contrasto con Federico II di Svevia per il controllo del Mediterraneo); e se è vero che quella vera o presunta devozione per la cultura del “presunto” e del “racconto” fece in modo che nel cuore del XV secolo Milano si arricchì di codici miniati d’Oltralpe che ancora sono uno dei fiori all’occhiello del patrimonio artistico della nostra città,  allora non importa quanti “Sacro Chiodo”ci siano a Milano, che la tradizione sia o meno opera di Leonardo da Vinci. Ciò che conta è che la Milano di oggi ha dimenticato una parte che ha fatto grande la sua città e l’ha resa unica al mondo.

Un patrimonio che è da osservare gratuito in questa giornata e ancora fino a lunedì. Basterà varcare il portone del Duomo e attendere, con speranza nel Bello, tenendo la testa ben alzata in su: per la discesa della Nivola e per l’orgoglio di essere milanesi. 



Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.
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Riguardo a Paola Perfetti

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.