Che Milano fosse una città al bacio ben lo sapevamo. Che Il Bacio più famoso di Milano fosse quello di Francesco Hayez, presentato all’annuale mostra dell’Accademia di Brera nel 1859 e, dal 1887, diventato parte della storica del Museo, non avevamo dubbi. Ma quali segreti uniscono il Bacio di ieri alla Milano di oggi? Lo spiega una app!
C’è un po’ di tutto in questa novità.
C’è Milano città al bacio®, progetto culturale /contenitore di eventi organizzato attorno al famoso dipinto di Francesco Hayez, “Il Bacio”, già scelto dal Comune di Milano come icona di Expo 2015 insieme ad altri capolavori dei musei milanesi.
C’è il desiderio di creare un percorso di valorizzazionedel concetto di bellezza dentro il Museo e fuori il Museo. “Un progetto che ci è sfuggito di mano diventando quello che è oggi”, dice soddisfatto Pietro Pedroni, di Milano città al bacio®.
C’è una nuova collocazione, più spaziosa e centrale nella XXXVII sala che ospita la tela e che oggi la pone in dialogo più diretto con le altre opere dello stesso periodo, storico e morale. A partire da oggi, infatti, tre tablet (sistema powered by Viva!) uniranno tecnologia e storia: collocati di fronte alla tela illustreranno la storia, le contaminazioni, il contesto in cui Il Bacio è nato e si è diffuso a Milano e nel mondo.
Ci sono una una postazione multimediale, una app ed un volume edito Skira (è curato da Isabella Marelli) che svela la nascita, le repliche, i segreti e le passioni che sono ruotate intorno al Bacio, al suo committente, Alfonso Maria Visconti di Saliceto ed al suo indomito autore.
Così amante delle belle donne e così collocato nella politica risorgimentale, anti-austricaca, patriottica del suo tempo… Francesco Hayez, veneziano e milanessismo insieme, continuò a realizzare repliche del Bacio al punto da farci dire, oggi: “Ma quanti baci ci sono!?“. Tanti!
Almeno a giudicare quelli trovati concretamente e quelli pubblicati per immagini o descritti nei documenti di due secoli fa. Sono per lo più compresi nel periodo intorno al 1861-67; sono stati realizzati su tela, ad acquerello, in litografia, persino dentro a quadri di suoi contemporanei, come quell'”Attesa” di Gerolamo Induno (foto qui a destra) che vede il Bacio appeso nella camera della povera fidanzata di un soldato al fronte a combattere l’oppressore d’Oltralpe.

Gerolamo Induno, Attesa o Triste presentimento
Il Bacio: opera amata, baciata dagli obiettivi delle macchine fotografiche dei turisti in visita alla Pinacoteca che l’hanno quasi consumata e forse mai compresa fino in fondo. Ai giorni d’oggi, nella sua nuova collocazione e con la nuova app, “Il Bacio“si offre immediatamente agli sguardi dei visitatori e, in un gioco di dentro e fuori, permette di alzare lo sguardo da lui, portarlo sulle opere vicine, dal commovente Pietro Rossi all’austero Ritratto di Alessandro Manzoni, dalla figura allegorica della Malinconia alla sensuale Betsabea, per poi tornare a comprendere la scelta dei colori, il senso del Medioevo, il quadro di genere – e non storico, perché non rappresentante personaggi veri delle epoche passate -, ma strutturato affinché il racconto, i due giovani in abiti del XIV secolo che si baciano, portassero tre significati – tanti, quante le letture del dipinto: la visione indietro, legata alla consapevolezza della storia dei Comuni da cui l’Italia ha avuto origine; il di fronte, il Bacio dei due giovani pronti ad intraprendere una nuova era, ed il davanti, con il futuro che attende i giovani e l’Italia tutta, che deve ancora costruire il suo destino.

Francesco Hayez, ritratto
Il verde del mantello, i bagliori bianchi della veste femminile, il rosso delle calze ed il blu non sono che il senso dell’unione delle bandiere italiane e francesi.
Il contesto, è lo stesso e con lo stesso valore in cui potremmo mettere i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni e il Nabucco di Giuseppe Verdi.
Unità di lingua, unità di coro, unità di sentimenti.
Se l’unione di questi tre aspetti può portare alla costruzione della propria storia, allora è nel senso di Unità che l’Italia deve costruire la sua piramide visiva e di valori, in avanti e all’indietro.
“Tra gli anni 1860-70, a Bruxelles, in Francia, in Inghilterra, dove peraltro era andato in esilio Mazzini, coloro che cercavano di dare senso alla storia favorendo le arti non solo come mecenati e come committenti ma anche come procacciatori di significati morali, etici, estetici erano ‘animatori d’arte’“, spiega l’ex Sovrintendente Sandrina Bandera, tra le autrici del libro della collana SMS SkiraMiniSaggi, insieme a Isabella Marelli e Cecilia Ghibaudi.
“E’ un mettere sotto la lente di ingrandimento un momento della quotidiana vita del nostro museo“, prosegue l’attuale Sovrintendente Emanuela Daffra, “E’ il desiderio di ricollocare una delle opere più famose della nostra Pinacoteca nella sua storia, nel suo contesto, collocato nell’affascinante vita del suo autore così da fornire ai visitatori un sussidio permanente alla sua compresione e ai suoi molti significati. Quegli sono elementi atti a far sì che il Museo sia tale: ovvero che educhi, diverta e nutra il pubblico“.
E se non è questo un tema da Expo!
www.brera.beniculturali.it
www.milanocittaalbacio.it
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