Io e Dario Fo: buon compleanno al Giullare di Milano – e il Mistero non Buffo del regalo mancato per i suoi 90 anni

dario fo intervista 90 anni milanoincontemporanea

Spero non si offenderà se lo chiamerò così, ma credo non sia possibile escludere dall’iconografia di Dario Fo le centinaia immagini delle sue interpretazioni di Mistero Buffo, o le sue risate con le labbra che fanno un cerchio all’insù da una gota all’altra. Sorriso aperto, come il cuore e la sua mente. E i suoi linguaggi. Alchemici. Misteriosi. Infiniti. O quasi… 

Dario Fo oggi compie 90 anni.

Avrebbe voluto che a festeggiarlo ci fosse la compagna di una vita, la sua Franca Rame – lo ha detto ad Ansa.it.

La sua Franca, colei grazie alla quale, ci spiega un pomeriggio al Teatro Strehler di Lanza, non sarebbe mai nato il grande Archivio Rame-Fo.

Un Archivio illuminato, nato prima di ogni tempo: la raccolta, la scansione ed oggi pure la catalogazione di centinaia di materiali prodotti dalla loro compagnia e replicati in ogni parte del mondo. “C’è stato un periodo in cui erano centinaia le repliche, in ogni parte del mondo. E nessuno lo sapeva…”. E forse nessuno lo saprà neppure oggi, penso io, perché l’Archivio Rame-Fo, digitalizzato per la prima volta dalla stessa Franca che ne aveva compreso il valore anzitempo (dagli anni ’90) e che grazie a lei è consultabile online, nella sua forma concreta, nella sua musealizzazione non vedrà la luce a Milano.

Ci sarà, sì, ma beffa, o meglio, Mistero davvero Buffo, verrà portata a Verona, “l’unica città che ha accettato di ospitarci”, spiega Marisa Pizza, curatrice di questo immenso lavoro di archivio come presentatrice della serata in cui Dario Fo ha esposto se stesso, insieme ai suoi racconti, le sue opere d’arte.

Lui, autore di una espressione artistica capace di travalicare le lingue e le tecniche. Lui, potente deus ex machina in grado di trasformare la potenza dell’idea in un gesto e quindi in un’opera d’arte che supera le lingue e le tecniche.

Se fossimo vissuti all’epoca degli Sforza e dei Visconti lui sarebbe stato il perfetto uomo rinascimentale: politecnico, totale, potente, globale, coerente.

Qualcuno, allo Strehler, lo ha paragonato al genio di Leonardo. Che il Premio Nobel, al contrario di Fo, non l’ha mai vinto, ma ha saputo superare i tempi, i linguaggi, le età, per metterlo in connessione con una tradizione “alta”, altra, sopra tutto e tutti: proprio come se il Rinascimento non fosse mai tramontato a Milano.

Un lavoro straordinario il suo, di cui cuore e galleria è stata la casa studio. “L’ingresso, quando sono arrivata la prima volta, era pressoché ostruito da tele e materiali. Stavano lavorando alla mostra per Palazzo Reale”, si ricorda nel tempio dove anche Fo è nato come attore.

“La situazione è la chiave di volta di tutto il problema, e per questo siamo tornati qua”, commenta Dario Fo allo Strehler in quel pomeriggio di presentazione del libro di cui è protagonista Il teatro a disegni di Dario Fo con Franca Rame (di Andrea Balzola, Marisa Pizza, con un video di Giuseppe Baresi – Collana: Esposizioni immaginarie).

“Venivo qui da ragazzo. Ascoltavo nel buio e prendevo nota. Portavo sempre con me della carta, e non scrivevo appunti, bensì disegni. Dall’alto, di nascosto, ho visto allestire tutto il repertorio del Piccolo Teatro. Ascoltavo i dibattiti. I confronti sul testo. Anche le sfuriate di Strehler e qualche battuta di chi aveva confidenza con il maestro. Il ritmo, il gesto, la luce, la commozione di quella che è stata la prima sintesi del teatro”.

“L’insegnamento più grande di Strehler? La sintesi e il risparmio: mai tirare a chiudere, ma respirare insieme al pubblico e far respirare il pubblico”.

Opere di Dario Fo

Ci sono stati gli ostracismi perché “comunisti”. Ci sono state le riprese televisive. Ci sono state “cinque compagnie di Londra che per cinque anni consecutivi hanno portato avanti il repertorio Rame-Fo”. “Scoprivamo e portavamo a casa le registrazioni: ad un certo punto ci siamo trovati un salone pieno. E da Franca è partita l’idea di mettere a disposizione del pubblico quell’immenso patrimonio”.

Eccezionale, supremo, perché ora che lo si sta catalogando e conservando (o provando a farlo) si scopre tutto il teatro del mondo, in un solo autore.

Dove andrà a finire tutto questo? “Bisogna trovare una soluzione”, prosegue il maestro Fo. “Noi che eravamo degli stravazzati. Eravamo una compagnia anomala, o eravamo amati o venivamo censurati. Eppure, la nostra anomalia è in cima a tutte le classifiche . Il peggio è diventato il meglio. Non ho vissuto una vita sola. Ne ho vissute tre”, spiega con orgoglio.

E come biasimarlo quando, a fine di quasi due ore di commento, domande, richieste di scegliere tra una delle sue amati arti – l’architettura, il disegno, la pittura, la scrittura, la recitazione -, alla mia richiesta di un autografo e di un’intervista mi guarda con i suoi intensi occhi blu e, con garbo e gentilezza, mi dice “Mi scusi, ma sono stanco”, dandomi appuntamento ad una prossima volta.

Ci conto su quella prossima volta, perché il Mistero Buffo non è che Dario Fo sia un novantenne straordinario, un patrimonio di Milano e dell’umanità, ma perché per i suoi 90 anni non abbiano creato un Archivio a Milano anziché a Verona. Avrebbero fatto un regalo a Lui e a noi amanti del Senso di Milano.

Foto Courtesy: Scalpendi editore. Sono opere di Dario Fo pittore tratte dal libro IL TEATRO A DISEGNI DI DARIO FO CON FRANCA RAME”

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Milanoincontemporanea
Riguardo a Paola Perfetti

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.