Tu pensi di andare in uno spazio di lavoro, nel vecchio palazzo della Sip in via Copernico 38, e invece.. eccoti in un nuovo ambiente. L’indirizzo corretto è via Copernico angolo via Lunigiana. Da qualche settimana un motivo in più per farci un salto è scoprire Whitelight Art Gallery e la sua nuova mostra Monster ID , del duo Marotta&Russo. Ci siamo stati, abbiamo deciso di raccontarvi quello che ci ha sorpreso – S.Rosini.
#1. Una galleria d’arte sottoterra, anzi qualcosa di meglio: un Art Basement!
Non cercate i soliti ingressi delle solite gallerie d’arte. WhiteLight è uno spazio totalmente alternativo, un tutt’uno con l’ambiente sotterraneo del building Copernico, in cui i tubi del soffitto ti guidano a scoprire percorsi espositivi e il cementato del pavimento regala riflessi cromatici alle opere allestite.
Uno spazio sicuramente ibrido, diverso, contaminato e non convenzionale.
Un nuovo concetto di galleria in piena linea con il dinamico stile Copernico e pronta ad essere fucina di mostre dal respiro decisamente internazionale.
#2. Questa è la mostra che ti mostra
Osservando le prime opere di Monster ID si capisce subito come, in questa mostra, il fruitore sia il vero soggetto dell’esposizione. Questa non è una mostra come le altre, ma mette in mostra..lo spettatore.
Una mostra che riflette e fa riflettere. Ci specchiamo nelle opere NOT FOUND e NO AVATAR e notiamo che non siamo proprio noi del tutto, siamo un po’ deformi, un po’ mostruosi. Pensiamo: che la nostra identità digitale, in fondo, sia qualcosa di non del tutto conforme alla realtà?
Procediamo con questo dubbio ronzante nella testa fino a scontrarci con FEEDBACK, che oltre a farci scattare l’automatico istinto di conservazione di scattarci un selfie, ci scontra con l’immagine intera di noi stessi.
Sì, proprio quell’immagine che in realtà ci aspettiamo arrivi dagli altri: feedback positivi o negativi, piccoli mattoncini per costruire la nostra maschera pirandelliana, per presentare la nostra identità sociale, o meglio social.
E pensare che in alcuni siti se non hai feedback praticamente non esisti nemmeno: not found, non pervenuto. ‘L’ enfer, c’est les autres’ ossia “l’inferno sono gli altri” diceva il buon saggio Sartre, ma chissà che in fondo gli altri non siano solo lo specchio di noi stessi, proprio come quest’installazione.
#3. Terza sorpresa : siamo umani!
O per lo meno supponiamo di esserlo. Arrivati a questo punto, il dubbio che la cultura digitale fagocitasse la nostra umanità ci stava pian piano assalendo. Ci siamo sentiti un po’ masticati, risputati e deformati, esattamente come l’opera Rubber’s Souvenir.
Ma alla fine ci troviamo inondati da una luce al neon dal sapore catartico: ARE YOU HUMAN ?!.
Sfolgora con un’ aura fuxia sulla parete, collegato on morbidi cavi bianchi che arrivano drappeggianti alla loro fonte energetica.
Cos’è, una domanda? No. Un Captcha. Anzi uno dei primi Captcha, che nel caso non lo sapeste sono quelle combinazioni di numeri lettere che ogni tanto ci vengono richieste dal nostro pc per andare avanti in certe procedure automatizzate.
A cosa servono? A capire se la procedura si sta relazionando con un umano o con un altro Bot. La nostra identità umana è quindi fondamentale per passare questo test, anche se spesso il mantra “See Humans But No Humanity” è facilmente riscontrabile nel nostro quotidiano.
Ma nel qui e ora della mostra di Marotta&Russo quest’opera è la vera chiave di volta: il font è un danza di geometrie creato dagli artisti, la cosa sorprendente è che se un computer in questo momento stesse leggendo quello che sto leggendo io non riuscirebbe a capirlo: vedrebbe solo triangoli, quadrati, rettangolini uno sopra l’altro.
Io che mi trovo qui ora davanti all’opera neon da umana quale sono e quindi detentrice di sintesi retinica ecco..semplicemente la leggo. Un atto spontaneo, automatico ma pieno di decisiva e inattaccabile umanità. Sono umano sì, e infatti mi accorgo che sovrapposto all’interrogativo il punto diventa esclamativo : sorpresa!? Sorpresi sì, davvero.
Usciamo con una grande consapevolezza, oltre a quella di essere umani, di una piena sinestetica percezione di appartenere a una nuova epoca, all’era del neoumanesimo digitale e di averne con questa mostra assaporato un assaggio, un battito d’ali del contemporaneo che solo l’arte può essere in grado di cogliere.
Grazie a Marotta&Russo alla curatrice Martina Cavallarin e a Whitelight Art Gallery per averci moNstrato la nostra identità contemporanea.
MONSTER ID
Marotta&Russo
dal martedì al venerdì.
h. 10-18
lunedì su appuntamento.
la mostra chiude dal 12 luglio al 16 agosto e sarà fruibile per il resto di agosto e settembre 2016.
WHITELIGHT ART GALLERY srl
Via Copernico 38, Milano
www.whitelightart.it | info@whitelightart.it
334 1499233
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