A Milano è Lego mania: dai Serious Player alla mostra Art of the Brick, aspettando il primo mega store, ecco dove!

 

Per un sacco di tempo ho pensato che quella dei Lego fosse una mania che, o la coltivi da piccolo, e da grande ci sono buone probabilità che tu faccia l’ingegnere, oppure proprio non ti acchiappa e continui a percepire quei mattoncini colorati di fabbrica danese un po’ demodé. Insomma…I Lego sono da sempre un buon gioco da regalare al figlio di qualche coppia per fare la parte della solita amica o parente che elargisce solo regali utili e intelligenti. Ma spesso finisce lì.

Poi, però, capita che a Milano arrivi la prima grande festa dedicata ai LEGO® SERIOUS PLAY®.

Di questo affare che ti fa passare i lego come una cosa seria ne avevo sentito parlare, ma proprio non ne avevo percepito la portata.

Poi capita che, nella stessa settimana, ti invitano nello spazio di cowkorking di Davide Dattoli, Tag Calabiana per partecipare ad uno dei workshop guidati da uno degli otto facilitatori al mondo di questo modello di lavoro, Lucio Margulis, mentre alla Fabbrica del Vapore inaugura una mostra a tutta arte e mattoncini, e tutte le agenzie ribattono la notizia che in Piazza San Babila sta arrivando il primo mega store Lego di Milano. Sì, perché quello di Arese non vale, è troppo fuori mano quando ti prende una botta di Lego mania.

Mi sento circondata. Non posso che alzare le mani e mettermi a giocare con i Lego.

Lucius Morgelius e il team di Cocoon Projects mi accolgono con uno dei mini kit del modello Serious Players, Windows Exploration. Uno starter kit con una cinquantina di pezzi da cui parte la storia di questa mattina [il video racconto di questa esperienza è fruibile a QUESTO LINK di Repubblica.it]. Il metodo di lavoro è chiaro solo avviando il gioco.

Il facilitatore, Lucio, ti chiede di costruire un papero, lo stesso da cui ha avuto origine, nel 1938 la storia di Lego. Sei mattoncini creano 9216 combinazioni di paperi diversi.
Beato il ‘fu’ nonno inventore dei Lego, Ole Kirk Kristiansen, professione carpentiere.

Un papero per giocare che ha attraversato i decenni e i mercati finché, con l’avvento dei giochi elettronici, nel 1995, Kjeld Kirk Kristiansen capisce che è tempo di cambiamento, è il momento di pensare al futuro, del gioco come della comunicazione.

Nasce così, dall’idea del tipo solitario nelle riunioni di lavoro, con un occhio ai maghi della Pixar e l’immancabile Steve Jobs, la metodologia LEGO® SERIOUS PLAY®.

Cerco di farla semplice, senza sminuire la portata del metodo.

Problemi d’amore? Lavori sull’autostima? Team building? Accelerazione dei processi di critica ai sistemi di un team o facilitazione della pianificazione dei processi di produzione e ottenimento dei risultati in tempi rapidi (metodo plan-do-plan-do-plan-do)?

LEGO® SERIOUS PLAY® è la rappresentazione di concetti (emozioni, situazioni, visioni…) della vita reale, ma con i Lego.

Tutto ciò che è astratto può essere rappresentato in un modello di Lego.

Segue la teoria costruttivista secondo la quale cui esiste l’80% di connessione tra mani e mente, ovvero: ‘le mani leggono e anticipano il pensiero’ e rappresentano la confluenza di quello che passa nelle tre parti di cui è fatto il nostro cervello: parte razionale, emozionale, e rettiliana, che è la più profonda.

Così, il facilitatore del metodo LEGO® SERIOUS PLAY® aiuta a leggere il modello in base alla scelta di certi personaggi, la loro collocazione nello spazio, i colori, le azioni che svolgono…

Con i Lego si creano storie  che raccontano, vengono condivise, possono modificarsi,  interagiscono con lo spazio.

Con i Lego si costruiscono modelli individuali sopra un tema.  Da lì, grazie al facilitatore e all’ingresso, nel metodo, di attori esterni, si comprende chi siamo, quali sono i nostri valori, le competenze, i nostri obiettivi, cosa vogliamo…

Spiega Lucio Margulis: “Quando costruisci qualcosa di concreto nel mondo reale, stai costruendo quella risposta nella sua mente. Quando racconti la storia, cominci a capire quello che sta nella tua mente.  Ogni domanda del facilitatore serve a capire le risposte razionali e rettiliane.

Insomma, è una metodologia di lavoro e insieme  un modo per migliorarsi. 

A partire da questa scoperta sarà ancora più gradito mettermi alla prova con i prossimi mattoncini che mi passeranno per le mani.

Prossimo luogo d’acquisto sarà il nuovo punto vendita Lego da 280 metri quadri su due piani, che verranno inaugurati  in Piazza San Babila entro metà novembre (fonte: Pambianconews).

A dire il vero, i kit del metodo Serious Play hanno un’altra rete di vendita e sono destinati solo ai facilitatori, ma l’azienda danese produttrice di giocattoli è certa: il piano di aperture guidate dalla business company Percassi nel nostro Paese è abbastanza serrato.

Anche con un gatto un topo un elefante credo che me la caverò bene,

Certo non raggiungerò i risultati di  Art of the Brick, la mostra che, fino al 29 gennaio 2016, espone oltre 80 sculture con i mattoncini Lego di Nathan Sawaya [foto a destra].artista-giusto

Nathan Sawaya aveva solo 5 anni quando ricevette la sua prima scatola di LEGO per Natale. Spronato da nonni e genitori, i quali avevano riconosciuto la grande creatività del bambino, Nathan si mise immediatamente a lavoro, costruendo splendide case, macchine e animali di ogni genere. Pochi anni dopo, con immutata passione, il giovane Nathan costruì una vera e propria città di LEGO di 10 metri quadrati. A soli 10 anni, quando i genitori si rifiutarono di adottare un cane, il giovane, insoddisfatto, decise di costruirsene uno in Lego, a grandezza naturale“, spiegano dalla Fabbrica del Vapore.

1 milione di mattoncini su 1200 metri quadri di spazio per quella che è stata dichiarata dalla CNN una tra le 10 mostre da non perdere al mondo ed ha già attirato milioni di visitatori da New York a Los Angeles da Melbourne a Shanghai, da Singapore a Londra, da Parigi a Roma.

lego-the-art-of-the-brick-imilano(artofthebrick.it/opening)

Mattone su mattone viene su una grande casa…

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.
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Riguardo a Paola Perfetti

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.