Quando Ludovico il Moro autorizzò i writers a rendere bella Milano: una storia d’arte e Comune, le storie di ieri e di oggi

Quante ne sapeva Ludovico Maria Sforza detto il Moro, e quante ne ha fatte a Milano. Persino, suo malgrado, autorizzare la nascita della street art ante litteram.

Ludovico Maria Sforza detto il Moro (Milano, 3 agosto 1452 – Loches, 27 maggio 1508).

Ludovico-Sforza-1495

Fu reggente del Ducato di Milano dal 1480 al 1494 accanto al nipote Gian Galeazzo Maria Sforza.

Fu duca di Milano dal 1494 al 1499.

Fu amico di Leonardo da Vinci, che invitò a Milano commissionandogli, tra i vari capolavori, la famosa Statua Equestre di cui resta solo un maltrattato cavallo; la più nota e coccolata Ultima Cena; la Dama con l’Ermellino; la Sala delle Asse del Castello Sforzesco; la Vergine delle Rocce… Fu sempre lui a regalare al genio fiorentino la Vigna, attualmente riaperta in Corso Magenta.

Ma il Moro fu anche colui che decretò la nascita della street art meneghina.

Sembra infatti che fu proprio il Moro ad autorizzare i milanesi a decorare le facciate delle loro case e palazzi con graffiti.

In questo modo, avrebbero adornato ulteriormente la città, facendo spendere meno alle casse ducali.

Graffiti e decorazioni andavano dunque arricchendosi per Milano, rendendola bella e allora contemporaneissima.

Di quelle opere non restano che pochissimi lacerti, tra cui uno al 15 di via Santa Marta.

Lì, e più precisamente nel fondo del cortile interno, ancora si intravedono un putto e un angioletto che gioca a palla. (Fonte: 1001 cose da vedere a Milano almeno una volta nella vita Di Gian Luca Margheriti)

Usi e costumi che devono essere rimasti nel DNA dei milanesi considerati i molti casi di interventi pubblici finanziati dai privati visti di recente.

Ci sono stati i positivi esperimenti di via Zuretti

via zuretti prima e dopo milano

e sulla Martesana, quello del ‘palazzo che respira’ in via Console Flaminio (Lambrate), e infine, quello degli inquilini dello stabile di via Barrili, sul Naviglio Pavese.

Gli inquilini si sono autotassati e sono diventati mecenati di un’opera d’arte contemporanea, che abbellisse il loro edificio e identificasse in modo nuovo il loro quartiere, con la supervisione del curatore artistico Daniele Decia.

Così bravi da aver meritato anche il premio Billbergia, per l’iniziativa culturale dell’anno, in occasione dei Vivaio Awards.

L’associazione, qualche tempo fa ha firmato un appello per rendere Milano galleria d’arte, pubblica e antinquinamento, attraverso l’utilizzo di apposite vernici: «Crediamo che quella sia l’occasione perché il nostro sindaco dia seguito al suo impegno dichiarato nei confronti dell’inquinamento e si faccia portavoce dell’istanza di trasformare la città in un’opera d’arte a cielo aperto in grado di contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico», sostengono firmatari – tra i quali c’è anche la sottoscritta – in questo post.

Sarebbe un buon modo per perseguire la tradizione di Milano, abbellirla e farla respirare meglio, non vi pare?

Cover: Porticato e resti degli antichi affreschi di Palazzo Borromeo, XVII secolo 

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.
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Riguardo a Paola Perfetti

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.