La storia di Santeria Social Club, Milano, sulle note di Emiliana Torrini

Continua la nostra storia di Milano in musica. Questa domenica sera andiamo al Santeria Social Club a vedere Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra.

Il Santeria Social Club (SSC)

Fratello minore di età, ma maggiore di taglia, della Santeria di via Paladini, l’SSC di viale Toscana 31 è un insieme di spazi fra loro collegati e preposti a varie funzioni, fra i quali una sala per concerti. Una signora sala per concerti!
Di grande metratura, tecnicamente aggiornata, dotata di un impianto audio dal suono pulito e dettagliato, e di un Palco con la P maiuscola, il Santeria Social Club è uno di quei locali come non ne aprivano più da anni a Milano (anzi, semmai la tendenza era chiuderne, ne abbiamo parlato a proposito del Ripamonti Musica District).

Aspettando Emiliana Torrini in Santeria Social Club

Come mio solito prima dell’inizio di un concerto, mi avvicino al palco e osservo gli strumenti “a riposo”, che già raccontano molte cose su chi li suonerà. Vedo roba interessante: strumentazione prevalentemente acustica, fra cui due pianoforti (uno lucido e uno dall’aria bistrattata), xilofoni, vibrafoni e similia, nonché diversi attrezzi lignei che, dalla posizione in cui mi trovo, non riesco ben a decifrare; alcuni hanno l’aria di essere persino auto-costruiti.

Manca mezz’ora all’inizio è la sala è già piena per due terzi. L’attiguo ristorante-bar è straripante di persone. Vorrei fare anch’io un salto al bar, ma preferisco non perdere la posizione di seconda-fila-laterale-destra-estrema (nessun riferimento politico) che ho conquistato rischiando di pestare mani e piedi dei tanti seduti per terra.


Si, perché mi aspetto che la Torrini abbia la sua da dire anche come presenza scenica, e vorrei tentare di scattare qualche fotina da vicino col mio smartphone, da pubblicare insieme al pezzo.
Avrei scommesso su una platea prevalentemente femminile per questo concerto, e invece guardandomi in giro noto un equilibrato 50-50.

Però ora sono un po’ stufo di guardarmi in giro: passate le 21.30 da un bel pezzo sarebbe il caso che iniziassero a suonare; non so in Islanda e in Belgio, ma qui da noi domani è lunedì e tendenzialmente ci si alza presto.


Finalmente, salgono sul palco i Colorist e attaccano con un brano strumentale molto suggestivo. Azz… che bel sound: 4 percussionisti che picchiano ogni tipo di oggetto, 1 violino, 1 viola, 1 contrabbasso, 1 pianista/tastierista, 1 “effettista elettronica”. Spero di aver contato bene: 9 musicisti. È effettivamente una mini-orchestra. Ma deve ancora comparire la Torrini…

Il concerto di Emiliana Torrini al Santeria Social Club

Eccola, accolta come una diva. Visibilmente incinta. La voce è quella assolutamente vellutata di sempre. Entusiasmo da principiante, performance da consumata professionista. Bel modo di dialogare col pubblico (anche se è buffo che, con il nome che porta, dichiari di non parlare l’Italiano). Fa intuire una personalità forte e non incline al compromesso.
Beh, davvero ragazzi, la combinazione di Emiliana con questi Colorist è sorprendente. Suonano come dei cronometri svizzeri. Ma dove li hanno trovati questi qui tutti i gingilli percussivi? Alcuni rimangono per me indecifrabili.
Siamo al quinto brano in scaletta, e sto ancora cercando un modo sintetico per descrivere il suono di questo combo (dopotutto devo scrivere un pezzo). Proviamo così: giungla tropicale e cori angelici, con una spolverata di David Byrne. Tutto chiaro, no?

Allora provo ad azzardare una metafora gastronomica: se fossero cibo sarebbero un pasto vegetariano, ma non vegano, preparato da uno chef di livello, con un sacco di verdure dai colori vivaci, intingolo segreto a base di formaggio, e una meringata leggera come una piuma per dessert.
È una Torrini abbastanza diversa dalle registrazioni in studio che conoscevo, ma in un rinnovato stato di grazia.
Come lei stessa racconta in una pausa fra un brano e l’altro, dopo un periodo di… scarsa chiarezza di intenti, ha ritrovato la passione per la sua musica grazie all’incontro con questi eccentrici musicisti belgi, che sono riusciti a trascinarla nel loro progetto di radicale rielaborazione – o dovrei dire di “ricoloritura” – di alcuni brani del suo repertorio.

Sapevo che si puntava in alto questa sera, ma non immaginavo mi sarebbe piaciuto così tanto, e senza riserve.

Un suggerimento per il futuro: perché non ricolorare ed includere in scaletta anche qualche canzone del “vecchio” Love In The Time Of Science (1999) ? Per esempio Baby Blue. Sarei curioso di sentire i Colorist alle prese con lo stile trip-hop di questa release.
Standing ovation finale. Purtroppo, pare che questa al SSC di Milano fosse l’unica data italiana del tour europeo, che finisce a Berlino il 25 Febbraio. Chi se la fosse persa, può sempre contare sul CD uscito a dicembre 2016, che essendo registrato dal vivo ben cattura l’essenza di questo progetto (piutost che nient, l’è mei piutost).

 

Fotocover: @Facebook Santeria Social Club

Paolo Venturini

Che vita sarebbe senza musica e... Milano. Da Milano mi ero allontanato alcuni anni, pentendomene perché mi mancava da morire, e adesso che sono tornato voglio recuperare il tempo perduto. La musica, almeno quella, me la sono portata sempre dietro. Fra le due c'è però una connessione profonda, creata dai luoghi e dalle persone, che amplifica il piacere di entrambe.
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