Pillole di JazzMi: il live dei Thumbscrew al Masada – LA RECENSIONE

Giorno 1 di 11 del JAZZMI, serata infrasettimanale, e già cinque proposte in giro per la città. Fra queste scelgo di andare a vedere i Thumscrew al Masada.
Il Masada è una associazione culturale i cui locali sono situati in viale Espinasse. Atmosfera raccolta ma niente affatto claustrofobica, fitto arredamento in stile bric-à-brac, ottima acustica (grazie anche alle pareti foderate di libri che sono pure scenografiche) e un intenso programma musicale, soprattutto jazz.

I Thumbscrew sono Mary Halvorson (chitarrista dalle mani d’oro), Michael Formanek (bassista), Tomas Fujiwara (batterista), hanno base a Brooklyn (NY) e fanno musica fra composizione e improvvisazione, con una impressionante varietà di stili e ispirazioni, come se ogni pezzo fosse impostato su “regole” distinte.

Nella sua eterogeneità la scaletta comprende momenti lirici, divertissement e raptus dall’impronta “math-jazz” che mi ricordano un po’ quel grande esperimento di Fred Frith che furono i Massacre.

Su tutto aleggia lo stile unico di Mary Halvorson alla chitarra. Le cose meravigliose che si leggono di lei sono immediatamente constatabili. Avanguardia fruibile: ciò che è apparentemente inconciliabile è conciliato. Deve essere anche un po’ merito di quel “tocco femminile” ancora così dannatamente raro nel jazz strumentale (Donne nel mondo, jazzate più numerose!).

Divertente il modo in cui passa da fraseggi puliti e studiatamente sbilenchi – occhi puntati sullo spartito – a fasi di delirio improvvisativo, al limite dell’accanimento sullo strumento, benché in maniera paradossalmente sempre elegante e gentile. Perfetta l’amalgama di gruppo ma – perché negarlo – è Mary che catalizza l’attenzione.

JAZZMI ben iniziato, io soddisfatto, locale pieno; solo mi chiedo perché non di coetanei di Mary e Tomas…

Bon, nei prossimi giorni le proposte del JAZZMI si intensificano, e mi piacerebbe sapere di aver convinto qualche titubante ad accettarle; o almeno a seguire le nostre Pillole di JAZZMI 2017.

Paolo Venturini

Che vita sarebbe senza musica e... Milano. Da Milano mi ero allontanato alcuni anni, pentendomene perché mi mancava da morire, e adesso che sono tornato voglio recuperare il tempo perduto. La musica, almeno quella, me la sono portata sempre dietro. Fra le due c'è però una connessione profonda, creata dai luoghi e dalle persone, che amplifica il piacere di entrambe.
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