Zazà Ramen è stato il primo noodle bar di Milano, ma forse non tutti sanno che il giapponese numero uno di Brera è anche una galleria d’arte contemporanea.
Every decision is a final refusal, ogni decisione è un rifiuto finale, ogni decisione è un rifiuto finale, ogni decisione è un rifiuto finale. Letto dritto, di sghimbescio, sempre più a destra in senso orario, fino a fare un angolo di venti, trenta, quaranticinque gradi… e così via, fino a realizzare una girandola site specific realizzata con gli stencil nei colori di Google – rosso, bianco, giallo blu – nel noodle bar & restaurant numero uno di Brera.
E’ un’opera d’arte concettuale firmata dall’artista olandese Job Koelewijn (1962, Spakenburg, Olanda) sul muro di Zazà Ramen, ma solo per un breve periodo di tempo. E’ un wall drawing che prosegue il progetto d’arte contemporanea continua proposta da Zazà Ramen sin dai suoi esordi.
Ogni sei mesi infatti il celebre locale di via Solferino 48 incontra l’arte contemporanea in uno o più interventi murali concepiti appositamente per i suoi spazi, su invito del fondatore Brendan Becht.
Un’idea golosa nata dallo chef olandese-milanese che nel 2013 ha portato a Milano i sapori e la moda del ramen, classica zuppa giapponese che fino a qualche anno fa era scarsamente conosciuta nel nostro Paese.
Becht l’ha condita con l’altra grande passione della sua famiglia: quella per l’arte contemporanea.
Un appuntamento con la creatività che accompagna Zazà Ramen dalla sua fondazione nel 2013, e che ha visto succedersi artisti di fama internazionle quali Tobias Rehberger, David Tremlett, Kees de Goede, Jan van der Ploeg.
Tutto ha inizio in Olanda, da una famiglia di collezionisti d’arte contemporanea. Brendan Becht iniza la sua carriera come chef al Connaught Hotel a Londra, spostandosi poi a Parigi con Pierre Hermé al Fauchon e con Alain Sendersens al Lucas Carton. Nel 1991 arriva a Milano per lavorare con Gualtiero Marchesi e specializzarsi in ristoranti Italiani in Giappone, e assume la gestione del catering per gli eventi di BVLGARI.
Zazà Ramen è frutto della sua curiosità naturale e il suo senso estetico. E’ frutto di un’amicizia nata in Giappone insieme ai soci, gli imprenditori giapponesi Kevin e Sumika Ageishi.
Ramen e arte, sapori decisi ma discreti che si trovano sia nella scelta delle opere alle pareti, disponibili anche in vendita, come nelle varianti di noodle e onigiri inserite nel menu.
E Zazà? Deriva dal celebre Ispettore Zenigata, personaggio di Lupin III, ed è una metafora che con ironia richiama un prodotto giapponese popolare per il pubblico italiano. In questo caso il Ramen, qui riproposto in chiave autentica e con particolare attenzione agli ingredienti della gastronomia italiana. Con farina lavorata in un tipico mulino del padovano.
Una storia di commistioni e ricerca che continua. Fino al prossimo noodle. Fino al prossimo site specific.
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