I milanesi e il Natale: 5 modi di fare che troverete solo a Milano

Quando arriva Natale i/le milanesi si trasformano e sfoggiano modi di fare e psico paturnie divertenti quanto uniche: vi riconoscete?!

#1. I commenti sull’albero di Natale in Piazza Duomo

E’ lungo. E’ stretto. E’ sguincio. Ha pochi rami. E’ poco decorato. E’ troppo decorato. L’anno prima era meglio. Speriamo che lo ri-piantino passata l’Epifania. Ma c’era bisogno di disboscare il Canada? Le altre piazze d’Italia ce l’hanno più bello.

Come quando gioca la Nazionale. Peggio dell’elezione del Presidente del Consiglio. I milanesi a Natale diventano tutti vivaisti-esperti decoratori.

#2. Il fantasma della coda ordinata al Padiglione del Giappone

Sono passati due anni, quasi tre, ma il fantasma della coda ordinata fuori dal Padiglione del Giappone di Expo aleggia ancora su Milano e si fa sentire prepotente ogni qual volta si propone un appuntamento di grande richiamo.

Sotto Natale, i place to be che meritano attese di ore e ore sono Palazzo Marino, in occasione della tradizionale mostra di Natale, e le grandi mostre a Palazzo Reale: chi, nonostante il biglietto con orario prestabilito, è ben felice di farsi code e code aspettando “Dentro Caravaggio”? Fa fico dire di aver aspettato… dai!

#3. L’indulgenza del milanese acculturato (o pseudo tale)

A Natale i milanesi diventano più indulgenti. Anche nei confronti dei cartoni animati e dei cinepanettoni. Insomma, non si vergognano nel dire o, peggio, farsi vedere al cinema Odeon, Piazza Duomo, in coda per qualche commedia scollacciata o l’ultima puntata legata a qualche gallina in fuga o mucca scioperante.

Certo, non ammetteranno mai che l’idea era stata loro: la scusa ufficiale sarà quella di aver accompagnato l’amico scemo che non vedevano da un sacco di tempo o di aver voluto fare contenti i bambini. Per quell’unico giorno, il milanese-tipo finalmente si scorderà di essere Carmelo Bene.

#4. Anche le milanesi mangeranno

Non ammetteranno mai che il giorno prima si sono scofanate un panzerotto di Luini o la cotoletta fritta della mamma, ma diranno che ‘eccezionalmente per Natale’ sospenderanno la detox e ti regaleranno la loro preziosa presenza per il classico saluto davanti a un buon piatto.

Insomma, finalmente a Natale, un giorno all’anno, modelline e pr milanesi in Louis Vuitton e taglia 38 potranno sbranare, felici, un intero menu dall’inizio alla fine, dolce incluso.  Un unicum sull’intero calendario.
Sappiate già che al caffé staranno wazzappando con il personal trainer per fissare la prossima lezione di pilates, facendo scorrere lacrime e lacrime di coccodrillo su fettone di salame di cioccolato. Con panna.

#5. C’era una volta Giuseppe Verdi…

Per quanto la scena teatrale meneghina sia una delle più ricche e floride d’Italia, non è che i milanesi siano dei grandi consumatori del palcoscenico. Tuttavia, quando si avvicina la Prima della Scala, i milanesi diventano tutti Giuseppe Verdi o Maria Callas.
Tutti esperti di arie, costumi, scenografie e grandi commentatori del parterre di ospiti che ogni 7 dicembre sfila nel foyer del tempio della lirica. Insomma: nessuno ci vuole andare per 364 giorni, ma quell’unico giorno all’anno… ah che peccato non esserci.
Certo, Andrea Chénier di Umberto Giordano, l’opera di quest’anno, non ha niente a che vedere con la Madama Butterfly dell’anno scorso che decretò un ritorno della moda del giapponismo lunga fino a Santo Stefano. E poi, quel Pinkerton, che pezzo di…

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.
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Riguardo a Paola Perfetti

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.