Piano Terra dell’Isola: dalla “stecca degli artigiani” agli eventi musicali

Il Piano Terra dell’Isola che non c’è (più) e quella serata da jazz club underground del Lower East Side di New York – la nostra recensione

Il Piano Terra dell’Isola che non c’è (più), e quella serata da jazz club underground del Lower East Side di NY.
Parlo ovviamente dell’Associazione Culturale Piano Terra di via Confalonieri. Un posto che lascia pochi dubbi riguardo la sua inclinazione politica ma al quale, a prescindere dalle proprie personali convinzioni e con un sano atteggiamento “politically agnostic”, non si può non riconoscere tre ruoli meritori:

  • ricordarci un quartiere che era quello della “stecca degli artigiani” e che negli ultimi anni si è gentrificato – soprattutto nella sua metà sud – fino all’irriconoscibilità;
  • rappresentare un luogo di aggregazione per chi non trova giusto spendere 6 euro per una birra in certi bar “shabby chick” o “radical chic” del quartiere;
  • proporre eventi culturali che difficilmente troverebbero sfogo in altri locali dell’Isola (pur essendo Milano una città abbastanza ricettiva anche nei confronti di espressioni artistiche ingiustamente considerate “difficili”)

E’ il caso per esempio del Clairvoyance Trio, ensemble di improvvisazione jazz collettiva che vi si è esibito giovedì 8 febbraio, capitanato da Gianni Mimmo (sax soprano) con Silvia Corda (pianoforte) e Adriano Orrù (contrabbasso).

Improvvisazione collettiva significa che non c’è un tema o una base armonica predefinita che i musicisti possono seguire per i propri assoli individuali. La musica è creata al volo, sul momento e non si ripete mai, ogni minuto è unico e irripetibile. Tutto nasce da un’interazione quasi telepatica fra i tre musicisti, che ovviamente devono essere di livello pazzesco per tirare fuori qualcosa di sensato, o meglio: qualcosa a cui l’ascoltatore – che ha un ruolo attivo – possa dare un senso.

Questo approccio radicale alla musica non ammette vie di mezzo: o si accoglie dentro di sé e, dopo aver resettato i propri pre-concetti, ci si lascia trasportare dallo “stream of consciousness” degli esecutori; oppure si erige un muro di rifiuto. Il rifiuto è ammesso, ma almeno una volta bisogna provare questo genere di esperienza. Anche perché da una reazione inizialmente negativa può nascere inaspettatamente un minuscolo germoglio di interesse che nel tempo cresce e porta un ampliamento dei propri orizzonti.

Io spero che questo sia successo fra chi, quel giovedì sera al Piano Terra (anzi, al piano sotto-terra), ha assistito alla performance di Clairvoyance Trio.

Ringraziamo entrambe, ospitante (Piano Terra) e ospite (Clairvoyance Trio), perché sebbene non impossibile non è frequente imbattersi in questo tipo di cose. Per trovarle bisogna osare, bisogna andare un po’… underground.

Paolo Venturini

Che vita sarebbe senza musica e... Milano. Da Milano mi ero allontanato alcuni anni, pentendomene perché mi mancava da morire, e adesso che sono tornato voglio recuperare il tempo perduto. La musica, almeno quella, me la sono portata sempre dietro. Fra le due c'è però una connessione profonda, creata dai luoghi e dalle persone, che amplifica il piacere di entrambe.
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