Perché si dice ‘pirla’ a Milano e da dove deriva il termine pirlare? Sembra incredibile, ma l’origine non è una parolaccia ma un gioco divertente, eccolo!
Ieri mattina ho ricevuto una illuminazione: perché si dice ‘pirla’ a Milano e da dove deriva il termine pirlare.
In qualunque parte del mondo tu ti trovi, ovunque tu sia, se senti qualcuno proferire la frase ‘che pirla’, ‘faccia da pirla’, ‘stiamo pirlando’, sai di essere a Milano o in prossimità di un milanese.
Il passo successivo dopo aver sentito proferire esclamazioni sì erudite è, o offendersi, o comunque, calarsi nel dubbio del: “Ce l’avrà mica con me?”.
Sì perché ‘pirla‘ è genericamente associato alla parola ‘stupido’, ‘sciocco’, ‘inetto’, quando non all’organo sessuale maschile. “Una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che dare del pirla è lesivo dell’onore del destinatario” dice Wikipedia. Vero o no, meglio evitare.
Espressioni come ‘faccia da pirla’, per quanto dette in modo bonaria, non sono di certo un complimento.
E invece, non tutti sanno che ‘pirla’ è una trottola e quindi non è una parolaccia.
Eccola in questa foto:
Fonti ben informate di milanesi d.o.c. specificano che il gioco della pirla consisteva nel tirare la trottola e mirare a dei piccoli birilli, pirlettini o qualcosa di simile, per tirarli giù tutti. Un bowling da tavolo, insomma.
Per esteso, la pirla – trottola divenne il verbo ‘pirlare’, che assumeva il significato del gironzolare senza scopo.
Quindi, il pirla è colui che gira a vuoto.
Che non sempre è una cosa negativa.
C’è il caso dei giovani che, nei bei tempi andati, usavano invitare le loro dame a danzare in balera chiedendo loro di pirlare, cioè di fare giravolte.
Pirlare che suona non molto dissimile da quelle piroette a cui siamo maggiormente abituati.
Oggi invece possiamo ‘pirlare un impasto‘, cioé arrotondarlo facendolo girare tra le mani o sul piano di lavoro dandogli una forma sferica regolare, “in questo modo si da una crescita regolare all’impasto durante la lievitazione (fonte: Cookandlove.it)”.
Insomma, da oggi potremo sfoggiare una parola in più senza passare per maleducati, anzi, per grandi conoscitori della lingua milanese.
Grazie a Marco e a YearOut
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