Dal sequestro di dieci anni fa al museo: fino al 22 novembre, 69 capolavori inediti del XX e XXI secolo esposti in Corso Magenta, by night.
Questo è un invito a palazzo. Questa è una rara opportunità di incontro con alcune delle firme più prestigiose e più contemporanee dell’arte italiana e internazionale degli ultimi 60 anni, strappate alla malavita.
Questa è una di quelle rare occasioni in cui Arman, Vedova, Warhol, Castellani, Alik Cavaliere, Christo, Sergio D’Angelo – solo per citare alcuni dei nomi più noti e altisonanti – si trovano tutti riuniti sotto i soffitti affrescati, davanti alle specchiere luccicanti, i pavimenti che rieccheggiano un’epoca d’oro della Grande Milano, nobile e spregiudicata: quella che visse nelle sale di Palazzo Litta, in Corso Magenta, 24.
Qualcuno conoscerà questo palazzo per la straordinaria facciata fronte “Cappella Sistina di Milano” e il Museo Archeologico.
A qualcun altro sarà capitato di calpestare il red carpet dello scalone d’onore, dal quale si accede agli uffici della Sovrintendenza. O avrà ricevuto un invito a Teatro, il Teatro Litta appunto, nel cui foyer-caffetteria svetta ancora oggi l’effigie del proprietario in veste di Tritone-fontana.
Ma mai fino ad ora Palazzo Litta era rimasto aperto fino a notte tarda, ben le 22, per offrire una storia di arte unica, per giunta ad ingresso gratuito.
“Arte Liberata. Dal sequestro al Museo. Storia di una collezione confiscata in Lombardia” è un raro esempio virtuoso di storia dell’arte, mista a malavita organizzata che un giorno – ben dieci anni fa – incontrano le Forze dell’Ordine e l’archivio dei Frigoriferi Milanesi per poi diventare oggetto di studio del Professor Paolo Campiglio, ordinario dell’Università degli Studi di Pavia, e dei suoi studenti.
La mostra, curata da Beatrice Bentivoglio-Ravasio, organizzata dal Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per la Lombardia in accordo con l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, e realizzata dallo staff tecnico dello stesso Segretariato, è l’antologia dell’attività svolta dall’ufficio a supporto dell’Agenzia Nazionale negli anni 2014-16, allorché due confische di opere d’arte effettuate in regione l’hanno visto coinvolto nella duplice veste di consulente tecnico-scientifico e principale beneficiario dell’azione di restituzione.
Come a dire: per le mani delle Forze dell’Ordine è passata, un giorno del 2008, una collezione completa di 69 opere di autori italiani e stranieri del XX e XXI secolo, taluni di grande rilievo nel panorama artistico internazionale.
Oggi quelle opere – tele, fotografie, installazioni, sculture – sono allestite nella splendida cornice delle sale nobili del Palazzo e raccontano il percorso di redenzione dell’importante collezione che, sottoposta a sequestro preventivo nell’ambito di un procedimento per gravi reati finanziari e passata alla gestione dell’Agenzia Nazionale, torna oggi alla collettività sotto forma di raccolta museale.
«Una storia una volta tanto a lieto fine e virtuosa che racconta il percorso di “pubblicizzazione”, ovvero di passaggio dalla proprietà privata a quella pubblica, di una collezione di opere d’arte contemporanea molto interessante e preziosa confiscata nel 2008 e assegnata, proprio in quest’anno 2018, al Ministero per i beni e le attività culturali e precisamente al Segretariato regionale per la Lombardia, l’ufficio in cui lavoro, affinché provveda alla sua conservazione e pubblica fruizione», spiega nell’introduzione Beatrice Bentivoglio-Ravasio, Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per la Lombardia, tra i curatori della mostra e del prezioso catalogo edito Scalpendi Editore. E continua.
«Una collezione che da privata, acquisita molto probabilmente con i proventi di attività illecita e in ogni caso con fondi di cui non è stato possibile tracciare la legittima provenienza, diventa non solo pubblica, ma viene addirittura destinata a un uso pubblico mediante l’affidamento a un istituto o luogo della cultura dove possa essere vista e goduta da tutti. Il maltolto ritorna alla collettività sotto forma di raccolta museale attraverso un percorso di redenzione che è il vero cuore della politica di riconversione dei beni confiscati, segno concreto e tangibile della vittoria dello Stato sulla delinquenza e il malaffare.»
Una mostra che permette di seguire per tappe la storia dell’arte dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri, con una particolare predilezione per le poetiche astratte e informali e per le neo-avanguardie degli anni Sessanta.
Eccezionalmente prorogata al 2 dicembre.
Da non perdere per: una rara scultura di Jean Arp e due di Arnaldo Pomodoro; una serie di opere su tela di Victor Vasarely; un precoce empaquetage – “impacchettamento” – di Christo, un’importante grafica di Andy Warhol che ritrae Giorgio Armani, nonché capolavori dei principali rappresentanti dell’Arte Povera e concettuale da Giuseppe Penone a Pier Paolo Calzolari.
ARTE LIBERATA – DAL SEQUESTRO AL MUSEO
Storia di una collezione confiscata in Lombardia
a cura di Beatrice Bentivoglio-Ravasio
Milano, Palazzo Litta, Corso Magenta, 24
28 settembre- fino al 22 novembre 2018
Orari di apertura
Giovedì dalle ore 12 alle 22
Venerdì/sabato/domenica dalle ore 12 alle 19
Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura.
Aperture straordinarie la mattina per gruppi e scuole con prenotazione obbligatoria
(tel. 0280291217, da lunedì a venerdì dalle ore 10 alle 13)
Entrata libera
Catalogo: Scalpendi Editore
Sito web: www.lombardia.beniculturali.it
Informazioni: sr-lom.comunicazione@beniculturali.it
Ph. dal catalogo: dall’allestimento © Roberto Morelli
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