C’era una volta la storia di un borgo ligure conquistato dai milanesi e c’è ancora. Vi racconto la storia della deliziosa Pignone.
E’ proprio vero che i milanesi sono ovunque e che la nostra città, quando meno te lo aspetti, sa svelarti angoli nascosti e storie di protagonisti davvero straordinari.
E’ accaduto così, che in un assonnato pomeriggio di metà vacanze natalizie sono partita alla volta di Pignone, borgo dell’entoterra ligure a pochi chilometri da La Spezia, Levanto e le più attrattive Cinque Terre.
Per localizzare Pignone possiamo dire che Pignone sta ai monti della Liguria come Monterosso sta al mare, non c’è da fare troppa strada, giusto una ventina di minuti tendenti alla mezzoretta a seconda che si faccia la Statale o meno.
Non ci sono grandi motivi per andare a Pignone, nella Media Val di Vara.
Non ci sono mega attrazioni, nè grandi eventi epocali, salvo una golosa fiera legata alla patata locale e un’altra che ne valorizza i fagioli e la manifestazione degli “Orti” aperti in estate.
Qualche anno fa il borgo è finito sotto i riflettori per la caduta del suo ponte medievale in pietra, oggi transennato, ma non è che questo blocchi chissà quale traffico.
Anche frequentarlo durante i giorni di festa, quando molti tornano a casa e le famiglie si riuniscono, Pignone assume quell’aria di luogo lontano nel tempo, con le classiche case-torre liguri dalle caratteristiche facciate colorate, e le imposte per lo più chiuse o che lasciano timidamente passare una sottile lama di luce, segnale della presenza di qualcuna delle 567 anime che – secondo i dati ufficiali – vivono a Pignone tutto l’anno [continua dopo il salto] .
Io a Pignone ci sono arrivata con la promessa della visita a un monastero assolutamente da non perdere che non ho trovato. Però, quello che ho conosciuto è stato un bel borgo, già premiato dal Touring Club Italiano come uno de Borghi Arancioni per via della sua offerta turistica, naturalistica e per l’accoglienza dei suoi abitanti (chiedete al baretto sotto ai portici e troverete ogni genere di informazione).
Questo insediamento di origine preromana il fattore accoglienza ce l’ha un po’ nel suo DNA.
Nato come insediamento commerciale, punto di collegamento tra la val di Vara alle Cinque Terre, ancora oggi vanta diversi percorsi del CAI e sentieri alla scoperta di un ambiente, quello della montagna ligure, per fortuna ancora scarsamente valorizzato.
In mezzo a sentieri, boschi e silenzi, a fare da cuore pulsante all’insediamento urbano, oggi come in età medievale, c’è il foro, l’ombelico della città, e qui ancora spicca una grande loggia che non può non attirare l’attenzione dei passanti. Qui di fatto è avvenuta la mia scoperta di… non essere l’unica milanese in zona, se così si può dire [continua dopo il salto].
All’interno dell’arcata principale, sulla destra, ecco una ceramica a ricordare il giuramento di fedeltà del sindaco locale all’allora signore di Milano, Francesco Sforza, a sua moglie Bianca Maria Visconti e ai loro figli.
Correva l’anno 1465 ed era aprile.
Molti mesi e molti secoli dopo un altro giuramento Milano-Pignone veniva fatto, non da un duca ma dalla sottoscritta: quanto è bello scoprire angoli sempre nuovi di Mlano, quelli che, anche se lontani nel tempo e nello spazio, ti riportano sempre a casa.
Per sapere queste e altre storie su Pignone: Borgo/pignone
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