Post rock di ritorno con i Giardini Di Mirò al Santeria Social Club, per la data di apertura del loro “Different Times” tour.
Il 2018 musicale meneghino si è chiuso portando con sé grandi soddisfazioni (a titolo esemplificativo e non esaustivo: JazzMi e Piano City) e anche qualche momento triste (R.I.P. Salumeria Della Musica, rimarrai per sempre nei nostri ricordi).
E, visto che sulle pagine di Milanoincontemporanea non avevamo ancora inaugurato musicalmente il 2019, facciamolo adesso parlando del ritorno sulle scene dei Giardini Di Mirò, che hanno scelto il Santeria Social Club di viale Toscana per la partenza del loro tour legato al ultimo album Different Times, pubblicato a novembre 2018.
Chissà cosa penseranno gli under 30 di questa musica che ci riporta ai primi anni 2000 che, per quanto riguarda il settore pop/rock era proprio un’altra epoca, quando i “producer” si limitavano (grazie al cielo) a supervisionare, i musicisti (fatto strano) componevano e suonavano, i fonici si concentravano sulla parte tecnica; ognuno faceva il suo mestiere ed esisteva una scena indie così come i cantautori non erano quelli che uscivano da icsfactor con un brano inedito.
Questo tempo sembra non essere trascorso per i Giardini Di Mirò, che si mantengono fedeli alla filosofia e all’impronta sonora degli esordi: materici, organici, solenni, dilatati. Come dire… poco radiofonici.
Il loro suono è fatto di dita a contatto con le corde metalliche (tante dita e tante corde), di valvole portate a saturazione, di lento movimento, di grandi spazi freddi da riempire con il suono (tanto suono, arricchito anche da fiati e violino), di lunghe attese, e di promesse a volte risolte da sollevanti (uplifting, direbbero i britannici) climax, e a volte non mantenute…
Insomma posso dirlo senza timor di smentita: è ancora post-rock, anzi post post-rock.
Questa è una bella notizia per lo zoccolo duro dei “vecchi”sostenitori della band ed è un’opportunità per i sopra citati under 30 di apprezzare un genere musicale che ha caratterizzato il periodo da metà anni 90 a metà anni ‘00 e che mi è difficile liquidare come moda passeggera. Numerose le analogie con altre band del periodo, collocate prevalentemente nei vasti territori del continente americano, ma non solo: Slint, Godspeed You Black Emperor!, Silver Mt. Zion, June Of 44, Cerberus Shoal, Explosions In The Sky, Modest Mouse, Mogwai, e chi più ne ha ne metta; fra i gruppi nostrani, oltre ai Giardini Di Mirò, ricordo con affetto i Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo.
Foto credit: Federica Cicuttini
Tuttavia, per chi avrebbe auspicato un’evoluzione di qualche tipo, diciamo che questi Giardini Di Mirò “reloaded” tendono a rimanere nella loro comfort zone, riproponendo idee certamente efficaci ma già sentite, con il risultato – perlomeno questa è la sensazione nell’ascoltarli dal vivo – di una eccessiva uniformità fra brani nuovi e vecchi.
Comunque l’impatto live è notevole, come giustamente osservava il mio amico Omar di fianco a me che non li aveva mai sentiti prima, anche grazie all’ottimo impianto audio della Santeria che, come avevamo già osservato, è uno dei migliori in città; e fa la differenza.
Nella stessa location segnalo la presenza di Robin Proper-Sheppard che, oltre ad aprire, appare sul palco per cantare il brano Hold On tratto da Different Times.
Prima data del tour che prosegue con il seguente itinerario:
• 25 gennaio 2019 – Roma – Monk
• 26 gennaio 2019 – Terlizzi (BA) – Mat
• 07 febbraio 2019 – Lugano (CH) – Studio Foce
• 08 febbraio 2019 – Ravenna – Bronson
• 09 febbraio 2019 – Verona – Colorificio Kroen
• 15 febbraio 2019 – Torino – Spazio211
• 16 febbraio 2019 – Firenze – Auditorium Flog
• 22 febbraio 2019 – Pordenone – Astro Club
• 02 marzo 2019 – Bologna – Locomotiv
• 03 marzo 2019 – Genova – Teatro La Claque
• 22 marzo 2019 – Ascoli Piceno – Teatro Dei Filarmonici
Nel tornare a casa, volgendo le spalle alla Santeria e passando per via Castelbarco osservo i nuovi edifici curvilinei della Bocconi in fase di ultimazione al posto della vecchia centrale del latte e, poco più in là, un anonimo supermercato recentemente aperto al posto di un altro storico contenitore di musica e di svago, il fu City Square (poi Propaganda, poi C-Side, poi Lime Light).
Anche Milano è un po’ post-rock: fra tante cose belle che accadono nella nostra città, questo processo di questo processo di periferizzazione dei luoghi dedicati a divertimento e cultura alternativa, iniziato una dozzina (?) di anni fa e continuato imperterrito indipendentemente dal colore delle giunte comunali, mi mette una certa malinconia.
Seguici sui social!