Carnevale Milano: ecco perché festeggiamo quando gli altri smettono!

A Milano, il Carnevale comincia quando sta per finire in tutto il resto d’Italia. È la tradizione della nostra città.

É frutto del rito ambosiano e del retaggio culturale del buon vescovo che cacciò gli Ariani a determinare che, sin dalla notte dei tempi, i festeggiamenti della Quaresima siano posticipati di una settimana rispetto al resto del Belpaese.

E’ così da sempre e così sarà anche quest’anno.

Come da tradizione, il Martedì Grasso dà inizio alla matta festa di maschere e coriandoli con il gran finale in Piazza Duomo, in costume.

In mezzo ai classici Superman e Peppa Pig, siamo certi che, anche quest’anno, non mancheranno il Meneghino e la Cecca, le maschere tradizionali del Carnevale Ambrosiano, che, a loro volta, raccontano uno spaccato della nostra città. E allora, vediamo che cosa si svela dietro al Carnevale dei Milanesi e cerchiamo di rispondere alle domande dei più.

Perché a Milano il Carnevale si festeggia dopo? Nell’arcidiocesi di Milano si segue il rito ambrosiano anziché quello romano, adottato invece nel resto d’Italia.
La tradizione narra che il patrono di Milano, in viaggio per un pellegrinaggio, fece ritardo e invitò la cittadinanza ad attendere il suo ritorno per cominciare le celebrazioni della Quaresima. Secondo altre fonti, il vescovo Ambrogio partì per un pellegrinaggio dicendo che sarebbe stato di ritorno a Milano per il Carnevale, in modo da dare inizio alla Quaresima, ma fu la città a decidere di aspettarlo, prolungando il Carnevale e posticipando l’inizio della Quaresima.
In realtà, il rito romano considerando le domeniche giorni di non digiuno, anticipò l’inizio della Quaresima al Mercoledì delle ceneri per avere 40 giorni effettivi di digiuno. Fino a quel momento, infatti, la Quaresima iniziava dappertutto la domenica.

Il Meneghino, infine, non è solo un aggettivo per indicare “milanese”. Meneghino è infatti la maschera tipica del Carnevale Ambrosiano.
Il suo nome deriva da “Domenichino”, il servo della domenica, quello che accompagnava il nobile nei suoi giri per Milano, apriva la porta della carrozza e veniva chiamato a giornata. Quando? La domenica, giorno di “socialité” per eccellenza, quello della messa. Servo di padroni non molto abbienti, dunque, il Domenichino (all’inizio era Meneghin Pecenna, parrucchiere pettegolo), venne introdotta come figura del teatro seicentesco da Carlo Maria Maggi da cui deriva l’iconografia dell’abito composto da una lunga giacca di color marrone, braghe corte, calze a righe rosse e bianche, un cappello a tre punte che nasconde una parrucca settecentesca con tanto di codino alla francese.

È però il poeta Carlo Porta ad aumentarne la popolarità, finché il Meneghino diventa il simbolo dell’animo patriottico milanese, contro la dominazione asburgica (dopo le Cinque Giornate di Milano del 1848).meneghino-e-cecca-in-piazza-scala-compressor

Laborioso e combattivo: il volto autenticamente genuino dei milanesi diventa, per traslazione, la maschera senza maschera, quel personaggio che si mostra sempre a viso scoperto. Motivo per cui si definisce “Meneghino” ogni autentico milanese che ama “lavurà”. Accanto a lui, la Cecca (di Berlinghitt), diminutivo dialettale di Francesca. Sua moglie.

Non ricorda un po’ la classica “sciura” delle case di ringhiera? Chissà se anche lei sapeva preparare le chiacchiere… Ma per i dolci e le tradizioni in cucina del Carnevale Ambrosiano, noi di Milanoin abbiamo in serbo altre storie e tradizioni. Buon Carnevale a tutti!

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.
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Riguardo a Paola Perfetti

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.