Inner_Spaces al Centro San Fedele, cronaca di una serata di musica

La rassegna Inner_Spaces (sottotitolo: Identità Sonore Elettroniche) e il luogo che la ospita (l’Auditorium San Fedele di via Hoepli) sono due “features” più uniche che rare nel panorama milanese e italiano.

Ci siamo tornati, ritenendo che meritino la massima visibilità per la particolarità del contenuto artistico e tecnico che esprimono.

Particolarità dal punto di vista tecnico, perché l’Auditorium San Fedele è dotato dell’unica istallazione italiana dell’Acusmonium Sator (ricordate l’inaugurazione: qui). Si tratta di un tentacolare impianto di diffusione sonora spesso descritto come “orchestra di altoparlanti”, in quanto composto da decine di diffusori, diversificati per gamma di frequenza, disposti ad anelli concentrici a varie distanze dalla platea (davanti, dietro, di lato, sotto le balconate e sul soffitto), e governati da una consolle centrale che consente di distribuire spazialmente i suoni nelle 3 dimensioni in tempo reale durante l’esecuzione, con un effetto dinamico e immersivo che ridicolizza i normali impianti surround.
Chi governa l’Acusmonium non è un fonico nel senso tradizionale del termine, ma un “performing artists” con un ruolo analogo a quello di un direttore di orchestra (i puristi per favore tollerino l’analogia).

Particolarità dal punto di vista artistico, perché il fulcro del programma Inner_Spaces è una serie di esibizioni di alcuni tra i migliori talenti nazionali ed internazionali nei campi della musica elettronico-sperimentale e delle arti audiovisive, spesso con opere presentate qui in prima assoluta. La stagione 2018-19 in corso di svolgimento – la quinta dalla nascita della rassegna – prevede un totale di 20 artisti in 10 serate.

Questo già ricco piatto è affiancato da una proposta formativa orientata all’ascolto della musica elettronica (11 lezioni gratuite in collaborazione con il Conservatorio di Milano) e al “field recording” (6 lezioni tenute dai professori Nicola Scaldaferri e Maurizio Corbella).

A completamento di quanto sopra, una selezione di classici del cinema (2001: Odissea Nello Spazio di S. Kubrik; Solaris e Lo Specchio di A. Tarkovskij) con audio… acusmonizzato.

Ed eccoci alle due esibizioni a cui abbiamo assistito questo lunedì 25 febbraio, in cui per la prima volta nel corso della rassegna Inner_Spaces si è sperimentato il rapporto tra musica sacra e musica elettronica / concreta.

Per la cronaca:
Nella prima parte abbiamo ascoltato la formazione Ars Monodica (Beatrice Palumbo: canto, Matteo Giuliani: composizione, Giovanni Cospito: regia acusmatica) che ci ha portato molto indietro nel tempo con inedite rivisitazioni di due brani classici: Kyrie eleison, antica preghiera della liturgia cristiana, e O virga ac diadema di Santa Ildegarda da Bingen (1098-1179), e con l’utilizzo dell’elettronica per ricreare la complessa acustica di una cattedrale.

Nella seconda parte Robert Lippok, artista multimediale e musicista di avanguardia ben noto nella scena ambient-elettronica (vi basterà googlarlo e capirete), ha presentato una sua nuova creazione intitolata Crucifixus in cui, attraverso registrazioni di rumori cittadini, voci e suoni percussivi trasfigurati oltre il limite della riconoscibilità con distorsioni digitali, riverberi, echi, loop e altro che non saprei qualificare, ha rievocato le atmosfere e le dinamiche della Passione di Cristo del compositore veneziano Antonio Caldara (1670-1736).

Al di là dei dati di targa delle opere presentate questa sera (maggiori dettagli disponibili sul sito del Centro San Fedele), devo confessare la mia difficoltà nel descrivere l’esperienza interiore creata da un connubio di elementi così apparentemente eterogenei e, soprattutto per quanto riguarda la performance di Robert Lippok, così astratti.

Questa difficoltà narrativa deriva probabilmente da una mancanza di punti di riferimento, di modelli pre-assimilati che potrei utilizzare per decodificare ciò che ho ascoltato, consentendomi di trasmetterne un’immagine più nitida, ma che al tempo stesso ne avrebbero sminuito la magia.

L’assenza di modelli di riferimento, in parte intrinseca alla natura stessa di un materiale sonoro che sfugge completamente ai tradizionali concetti di ritmo / tonalità / armonia / quant’altro, e in parte dovuta ad una modesta conoscenza dello scrivente su questo metodo creativo, non mi impedisce di trarre godimento da questi “inner” ascolti.

Il piacere dell’ascolto sul triplice livello fisico, emotivo e intellettuale (in percentuali non meglio definite) e la curiosità verso forme artistiche che sono massimamente figlie del presente (e con ampi margini di inesplorato), per me sono fattori che creano dipendenza e che mi faranno tornare al Centro San Fedele.

Questa stessa curiosità mi piacerebbe suscitare nei nostri lettori.

Credo che ognuno possa mettere alla prova i propri gusti, rischiando al massimo di “sprecare” 8 euro (costo del biglietto fino al giorno prima di un evento Inner_Spaces). Un prezzo così popolare è un incentivo a sperimentare con i propri orizzonti percettivi; nella peggiore delle ipotesi avrete acquisito un’esperienza unica che, seppure vi lasciasse insensibili sulle prime, potreste trovarvi a rivalutare nel tempo generando in voi appetiti che non sapevate di avere.

Cosa si può comprare di meglio e di più duraturo per la stessa cifra?
Programma completo consultabile su Centrosanfedele.net

Paolo Venturini

Che vita sarebbe senza musica e... Milano. Da Milano mi ero allontanato alcuni anni, pentendomene perché mi mancava da morire, e adesso che sono tornato voglio recuperare il tempo perduto. La musica, almeno quella, me la sono portata sempre dietro. Fra le due c'è però una connessione profonda, creata dai luoghi e dalle persone, che amplifica il piacere di entrambe.
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