Germi: Manuel Agnelli racconta il nuovo luogo di contagio culturale a Milano

Il 6 marzo ha aperto al pubblico Germi, il nuovo spazio cross-culturale ideato e gestito da Manuel Agnelli, Rodrigo D’Erasmo (degli Afterhours), Francesca Risi, Gianluca Segale. Si trova in Via Cicco Simonetta, 14 A, zona Navigli. Ci sono stato, ho osservato, curiosato, fotografato, ascoltato e soprattutto… me lo sono fatto raccontare per benino da Manuel Agnelli in persona. Ecco la sua intervista.

Ciao Manuel: come è nata l’esigenza di aprire Germi e come avete sviluppato l’idea?
E’ da un po’ di tempo che ci occupiamo anche di “cose non musicali”, come il festival Hai Paura Del Buio,  un festival interculturale dove c’era un po’ di tutto; come il teatro con Antonio Rezza; o le installazioni di Cristiano Carotti – di appuntamenti come questi ne abbiamo organizzati una decina.
Poi ho iniziato a fare il mio programma su Rai 3, Ossigeno, e anche lì ho mischiato un po’ le carte: è un programma soprattutto musicale, ma ho invitato personaggi che non erano direttamente connessi con la musica; c’erano persona della cultura, dell’arte, un “impianto” che confermo anche nella seconda edizione, che arriverà quest’anno.
E questo “impianto” è da un po’ di tempo sia nella mia testa che in quella di Rodrigo D’Erasmo, uno degli altri soci. Oltre a me e Rodrigo c’è anche Francesca Risi, la mia compagna nella vita. Francesca non solo ha studiato lettere, ma ha sempre avuto una passione pazzesca per la letteratura: il suo sogno era proprio quello di aprire una libreria atipica. Quando è poi arrivato Luca Segale, il quarto socio, che ha portato la location – “ho un posto che forse vi potrebbe interessare per aprire una libreria a modo vostro”, ci disse – a quel punto ci siamo subito illuminati e buttati a pesce nel progetto.
È un’idea che nasce davvero da tutti e quattro, proprio perché abbiamo tutti delle connessioni con il progetto che stiamo portando avanti.
È stato un lavoro difficile e abbastanza tortuoso, ma l’ideazione, la progettazione, il prendere decisioni è stato molto facile, finora, perché Germi che rispecchia una parte di ognuno di noi.

Come riassumeresti la “mission” di Germi?
Il nome stesso, Germi, spiega tutto perché è davvero un luogo di contaminazione, dove noi vogliamo promuovere la contaminazione, la possibilità di mischiare le varie discipline, le varie arti, le varie “parti culturali”.
Germi è una libreria perché crediamo tantissimo in questo tipo di messaggio e contenuto, ma ancora prima è un luogo di scambio dove le persone possono trovare ciò che fanno fatica a trovare da altre parti: mi riferisco a cose ma soprattutto un punto di vista diverso.

Quali sono le caratteristiche che secondo te lo rendono unico, diverso, innovativo nel panorama milanese?
Forse proprio questa: è un posto dove una persona può provare dei progetti, è un laboratorio. Anche se non c’è qualcosa di già compiuto, che già funziona, che già ha un senso… in questo posto si può sperimentare.
La sezione “letteratura” è stata scelta con amore, è una parte molto personale, curata da Francesca, che sta cercando di comunicare il suo punto di vista sullo scrivere, sulla letteratura.
Alla storia della letteratura mancano un sacco di cose; mancano perché non fanno parte della nostra visione e la stessa cosa accade nella parte musicale, che è molto ricca ma ha una scelta ben precisa che è la nostra.
Abbiamo scelto, testo per testo, i libri che vogliamo comunicare.

Entrando in Germi si è circondati da monografie che rimandano ad un’epoca di “fantasia al potere”. Cosa farete per valorizzare chi oggi pone la “fantasia” in cima alla propria scala di valori?
Ci mettiamo a disposizione. Non pretendiamo che il nostro sia IL punto di vista: quello che promuoviamo è soprattutto la libertà creativa. Lo testimoniano gli eventi organizzati, che sono stati veramente molto diversi fra loro: è venuto [Giovanni] Succi a raccontare Dante in maniera rivisitata e contemporanea con lo spettacolo L’Arte Dei Selfie Nel Medioevo, ed è stato pazzesco perché sentirsi raccontare Dante in quella maniera ha ipnotizzato veramente i presenti. Il giorno dopo è arrivato Tom Richards, un musicista di classica contemporanea: con delle macchine auto-costruite ha eseguito sue composizioni veramente molto particolari. Posto strapieno, gente ipnotizzata allo stesso modo.
Ma possiamo ospitare anche cose più “tradizionali”: un concerto di Rodrigo [D’Erasmo]; è venuto Ghemon a raccontare la sua formazione musicale con un quasi radio on-stage, accompagnando la narrazione con i dischi che hanno caratterizzato il suo percorso. Questo è quello che vogliamo, cioè che gli artisti vengano a fare ciò che magari non possono fare altrove, a sperimentare. Il nostro compito è dare spazio, non dare una direzione estetica. Noi ne abbiamo una nostra, ma siamo entusiasti anche di quella degli altri. In… quasi tutti i casi [risate, N.d.r.].
Ci saranno cose molto particolari, e ci saranno anche cose meno particolari, ma comunque intense. Nell’ottica di dare spazio e di sperimentare, promuoviamo anche dei workshop; la parte didattica non è curata direttamente da noi ma chiamiamo personaggi che hanno un certo nome. Per esempio, verrà Gipi a fare un workshop sul fumetto; verrà Emidio Clementi con tre puntate di scrittura creativa.
Per cui gli eventi non sono necessariamente musicali: sono legati anche ad altre arti.

Dacci qualche highlight del programma nel futuro prossimo, qualcosa assolutamente da non perdere. Puoi completare la lista dei consigli?
Sicuramente Gipi [27/03/2019].
Emidio Clementi [dal 26/03/2019].
E poi Steve Wynn [21/03/2019], fondatore dei Dream Syndicate, un musicista che mi ha impressionato tantissimo quando ero ragazzo, mi ha veramente aiutato a trovare una direzione musicale. È diventato un amico, abbiamo suonato insieme tante volte. È una persona che, nonostante non sia più un ragazzino, ha un entusiasmo pazzesco, continua a girare il mondo suonando. Sarà nostro ospite, facendo un concerto da solo; poi vedremo se riusciamo a interagire con lui anche io e Rodrigo. Questo è un evento più tradizionale, un concerto “solo” di rock & roll, però ci sta anche questo, non vogliamo avere una direzione forzatamente culturale. Anzi, per me… questo è il mio modo di fare cultura.

Chi sono i “tipi da Germi”?
Ogni persona curiosa, di qualsiasi estrazione culturale, con qualunque livello di istruzione. Sono tutte le persone che vogliono lasciarsi incuriosire da una materia che non conoscono – a meno che non si tratti di workshop, quelli sono indirizzati prevalentemente a chi vuole imparare / migliorare nel proprio campo di riferimento.
In questo senso scegliamo performance che siano belle, eccitanti, divertenti, per tutti: belle per chi ne sa, belle anche per chi invece non ne sa niente.
L’intenzione è quella di promuovere anche la prima parte della giornata: a parte gli eventi serali, stiamo cominciando solo adesso ad avere un afflusso diurno. Qualche evento lo sposteremo al pomeriggio.
Vogliamo che la libreria sia vissuta anche come un posto dove poter passare il tempo, per studiare, leggere…
I libri che sono sugli scaffali: noi incoraggeremo a prenderli, a sfogliarli, a leggerne anche un paio di capitoli; se ti piace, lo compri, sennò lo rimetti sullo scaffale.
Per noi è molto importante più che vendere: vogliamo essere un punto di riferimento a tutto tondo.

Quali sono le ragioni che vi hanno spinto ad aprire praticamente in centro, in controtendenza rispetto ad un fenomeno – in atto ormai da molti anni – di “periferizzazione” degli spazi dedicati alla cultura?
Perché penso che il cuore della città alla fine sia quello.
Milano negli ultimi 4-5 anni sembra essere rinata, c’è un’atmosfera diversa; c’è un’energia molto bella, molto produttiva, che è sempre stata una caratteristica di questa città, ma adesso secondo me in maniera più positiva, meno pesante, meno ossessiva.
C’è più creatività, mi sentirei di dire.
Dopo anni scuri, Milano è diventata più bella anche architettonicamente; ad alcune zone è stata data nuova vita. Per questo pensavamo che, invece di prendere un posto grande, dove fare concerti o eventi molto grandi, Milano avesse bisogno di un’altra cosa  che già ha, e cioè la cultura nei quartieri.
Non siamo andati in giro a cercare un posto in centro, ma ci è capitato: è stato un po’ un segno. Peraltro in una zona questa ancora molto autentica, dove vivono ancora dei residenti molto attivi.

Come vi trovate nel “quartiere Cicco Simonetta-Conca del Naviglio”?
Benissimo, sia perchè siamo complementari con le altre attività intorno alla nostra, sia perché abbiamo avuto un sacco di complicità e di aiuto da parte dei nostri vicini.
Questa zona ha un’autenticità che forse i Navigli hanno perso – nonostante ne abbiano guadagnato sotto altri aspetti, perché sono diventati bellissimi – è tutto fatto per dare agli adolescenti quello che vogliono, ma allo stesso tempo spremerli come limoni. Non voglio però fare polemica: nelle città ci vuole anche questo tipo di possibilità; il divertimento per il divertimento ci vuole, Milano ce l’ha, ed è giusto che ce l’abbia. Però noi cercavamo una cosa diversa da quella e l’abbiamo trovata in una zona che comunque è considerata… “zona Navigli” [risate].

Perfetto Manuel, mi ha fatto molto piacere fare questa conversazione. Io verrò a trovarvi prossimamente per vedere gli OoopopoioooO [venerdì 22/03/2019]
È veramente particolare questa formazione, fanno delle cose incredibili. Lui [Vincenzo Vasi] l’ho avuto ospite l’anno scorso nella trasmissione televisiva Ossigeno e ha fatto un assolo incredibile per Theremin e voce.
Bello perché non solo particolare e unico, ma anche divertente, anche per chi non ha mai visto una cosa del genere e non sa neppure che cos’è [un Theremin – su Milanoin ne abbiamo parlato qui].
Sono queste le cose veramente fantastiche, perché sono uniche, ma sono per tutti.

In effetti, da quei pochi pezzi che ho ascoltato su Youtube, credo di poter dire che non c’è nulla di paragonabile agli OoopopoioooO in Italia in questo momento.
E se c’è, sono sicuro che voi lo farete vedere.
Esatto, esatto.
Ci vediamo da Germi.

Paolo Venturini

Che vita sarebbe senza musica e... Milano. Da Milano mi ero allontanato alcuni anni, pentendomene perché mi mancava da morire, e adesso che sono tornato voglio recuperare il tempo perduto. La musica, almeno quella, me la sono portata sempre dietro. Fra le due c'è però una connessione profonda, creata dai luoghi e dalle persone, che amplifica il piacere di entrambe.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Milanoincontemporanea