5 proverbi per scoprire Milano: tutti in dialetto, uno per quartiere e spiegati da Omnibus

Milano è da sempre un crogiolo di popoli, un crocevia di strade e strati.  Oltre a piazze, libri, leggende ed eventi, anche i modi di dire e il dialetto parlato possono essere valide guide per scoprire un lato nascosto, della tradizione ma ancora assai vivo nella nostra città. Ne abbiamo trovati 5 attraverso una guida molto speciale. Milano. “Fondata dai Celti, conquistata dai Romani, invasa dai Longobardi, dai Franchi, fu la città del Rinascimento, dove dimorò Leonardo da Vinci, per poi tornare preda di Francesi, Spagnoli, Austriaci sino alla unificazione con le altre terre della penisola italiana alla metà dell’Ottocento. “[…] In queste condizioni si è formato il suo dialetto, vera e propria lingua che ha risentito di tutte le influenze culturali che l’hanno attraversata” dicono Enrico Casati, Guglielmo Scandolara e Roberto Villa.

I tre sono ex colleghi autori di Omnibus, Proverbi e modi di dire per vecchi e nuovi milanesi in cui 500 tra i più famosi modi di dire milanesi vengono spiegati e tradotti nelle principali lingue inglese, tedesco, spagnolo, francese, russo, cinese, giapponese, arabo.

Il risultato è un tomo in cui si scopre “il miracolo e l’universalità dei proverbi, il motivo per cui sono riusciti a vincere i secoli giungendo indenni ai nostri giorni”, dice nella prefazione l’autore e studioso milanese Mauro Raimondi.

E così si scopre che il detto “Quand che la merda la monta in scagn o la spussa o la fa dagn“, in francese è lo stesso ma trattato con i guanti bianchi, “Abondance engendre arrogance“. Oppure “Via la gatta, ballen i ratt” in inglese è “When the cat is away, the mice will play“.

“I miei preferiti sono quelli storici o che raccontano uno spaccato della nostra storia milanesi” mi racconta uno degli autori, Roberto Villa. Sfogliamo insieme il dizionario ed ecco i 10 modi di dire divertenti di Milano e come li direbbero gli stranieri selezionati dai 500 di Omnibus. 

#1. L’è ón muségh de Lambràa

E’ un musico di Lambrate
Si apostrofava così chi era molto stonato perché a Lambrate si allevano gli asini, che di certo non brillano per intonazione.

#2.Tre òcch e tre dònn fann el mercàa de Sarònn

Tre oche e tre donne fanno il mercato di Saronno.
La storia ci tramanda che le oche starnazzanti in Campidoglio abbiano salvato Roma dall’imminente pericolo di invasione, ‘ma il cicaleggiante colloquiare di tre donne non vi salverà dal mal di testa’ dicono gli autori. Noto anche in altre versioni, il minimo comune denominatore resta il comune alle porte di Milano, rinomato per gli amaretti, il liquore e per la facile rima. Dunque Saronno ma potrebbe essere qualunque altro comune o quartiere di Milano.

#3. Lavórà per la gésa de Vàvér

Lavorare per la chiesa di Vaprio (d’Adda).
La tradizione narra che questa chiesa sia stata edificata solamente grazie all’alacre impegno e dedizione dei cittadini di quel paese, senza percepire alcun compenso. Quindi sta a indicare un lavoro che dà merito, ma non dà denaro. 

#4. Sgùret el cóo in del Lamber

Pulisciti la testa nel Lambro.
Ovvero, rinfrescati per bene le idee nel fiume a nord est di Milano. Il Lambro deve il suo nome alle acque un tempo limpide e pure che qui scorrevano. Incredibile a dirsi,  un tempo erano pure pescose di gamberi. L’etimologia del nome viene infatti dal greco lampros – chiaro, limpido, puro – oppure dal celtico lan – bello – unito al tedesco ber – acqua – . Anche il termine sgùret viene dal tedesco schuren, usato per ‘strofinare’ o ‘pulire’.

#5. L’ha pitturàa el ciél de l’Arèna

Ha pitturato il cielo dell’Arena.
L’Arena di Milano è un grande anfiteatro di epoca napoleonica: venne costruito tra il 1805 e il 1807 dall’architetto Luigi Cagnola. Ha come tetto il cielo. Questo modo di dire, dunque, si usa per schernire la superbia di chi si dà delle arie atteggiandosi a persona capace e importante, mentre è uno ‘sconclusionato’, dicono gli autori, uno che non fa nulla e da qualcosa si tratta di iniziative inutili e irrealizzabili.

 

 

 

Elenco realizzato con il contributo di Roberto Villa. Special thanks: Omnibus, il dialetto milanese per tutti | Foto cover: pagina Facebook

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.
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Riguardo a Paola Perfetti

Sono nata al Fatebenefratelli, zona Brera, una delle zone più bohemienne di Milano, che non poteva che portarmi alla laurea in Storia dell'Arte. Nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea per non metterla da parte.