#stareinsieme a Milano: reportage e intervista esclusiva all’Imam di Milano

E’ un sabato di sole quello che accoglie Milano e una Piazza Duomo gremita di persone sin dalle ore 15 del pomeriggio. Ci sono i sostenitori della verità per Sakine, Fidani, Leyla nel secondo anniversario del loro assassinio a Parigi (tre militanti curde di cui, stamattina, si sono chieste le ragioni di un femminicidio politico nella città dell’Eliseo). Ci sono i paladini di Emergency e di quanti hanno risposto alla chiamata di ieri di essere presenti alle ore 15.30 sotto la statua di Vittorio Emaneuele II. Il simbolo della libertà contro il dominio austriaco innalzata alla fine delle Guerre di Indipendenza diventa il punto di partenza di una lotta pacifica ma non meno dura al l’intolleranza religiosa. Ci sono i giovani musulmani, uomini e donne insieme, di Partecipazione & Spiritualità Musulmana recanti il cartello – topic di questi giorni sui social network di tutto il mondo arabo – #notinmyname (non in mio nome). Ci sono i giornalisti e fondatori di La Comune, giornale rivoluzionario socialista e libertario che colgono l’occasione per raccogliere fondi (quota minima 1 euro) per il loro pamphlet autofinanziato. Ci sono i soliti personaggi del sabato in Duomo, i disturbatori dietro le telecamere delle emittenti televisive, i caratteristi delle piazze con tanto di fisarmonica, basco alla francese e cartello al collo. Diverse storie, diverse religioni, ma tutti insieme per #stareinsieme e condannare ogni genere di guerra, intimidazione, oltraggio alla democrazia.

L’albero di Natale ancora acceso e la lunga coda fuori dalle mostre di Van Gogh e Chagall, a Palazzo Reale, sono un contorno bizzarro ad un pomeriggio in cui i sentimenti del buonismo e della fratellanza non sono poi così palpabili.

I milanesi guardano con diffidenza e rabbia i rappresentanti delle etnie curde, arabe, pakistane presenti in piazza alla stessa ora, per uno strano scherzo del destino (o forse tutto doveva proprio andare così) proprio per richiedere ragioni e giustizia. Per le loro sorelle musulmane amazzate due anni fa. Per dire di no al terrorismo.

Tra di loro scorgiamo l’Imam di Milano, Abdel Hamid Shaari.

Alle telecamere di SkyTg24 e del Corriere ripete la sua condanna contro ogni intolleranza, definisce guerriglieri gli assassini del direttore e dello staff di Charlie Hebdo ed esclude ogni pericolo per la nostra città.

Ci avviciniamo e gli chiediamo se la sua presenza sia stata richiesta dal sindaco Pisapia, assente in Piazza perché chiamato a Parigi, alla Grande Marcia Repubblicana, tra i sindaci delle maggiori Città europee insieme a Piero Fassino, oppure se sia spontanea.

A titolo personale. È un dovere in qualità di cittadino milanese presenziare nella lotta alla violenza al terrorismo. È una presenza dovuta

Crede che questi ultimi avvenimenti possano ritardare o fermare la costruzione delle due nuove moschee di Milano?“Putroppo gli speculatori sono ovunque. Costruire una moschea, o un capannone , per il culto islamico, e’ un diritto dei cittadini milanesi di religione islamica. sfruttare questo tragico momento per una politica terra-terra non porta a nulla. Ho fiducia nella politica milanese, nella saggezza delle persone in Comune.

Costruire nuove moschee a Milano potrà essere un’opportunità per far conoscere il culto anche a chi è di altra fede, o a limitare i limiti al terrorismo?“Islam significa pace e siamo aperti al dibattito e a sederci a tavolino per risolvere ogni conflitto o diffidenza. I problemi non si possono risolvere con il mitra o con le bombe, ammazzando gli altri.

Giulia e Paola Perfetti

IMG_3626

FullSizeRender_1

FullSizeRender

FullSizeRender_1

FullSizeRender_2

FullSizeRender_3

FullSizeRender