Musica elettronica Milano: è nata una nuova etichetta – RECENSIONE

Da una nuova etichetta milanese (Jazz-O-Tech), un’originale formazione milanese che abbina jazz ed elettronica (GaMaPaWa), in un club votato principalmente ad elettronica e tecno (Dude di via Boncompagni) ma anche onnivoro di stili e contaminazioni ad ampio spettro.

Non a caso “intersezioni” dice la proiezione sullo schermo alle spalle dei GaMaPaWa, che si presentano sul palco del Dude in formazione ampliata, con l’aggiunta del noto sax-sopranista e improvvisatore Gianni Mimmo (che già avevamo avuto modo di apprezzare con i Clairvoyance Trio al Piano Terra).

La presenza di Gianni Mimmo mi dà un’indicazione abbastanza chiara dell’impronta musicale dei GaMaPaWa che, scusate se non l’ho scritto prima, sono composti da Gak Sato (tastiere, Theremin), Mario Mariotti (tromba), Walter Prati (basso), Painè Cuadrelli (elettroniche, ritmiche, soundscapes, ecc.).

La strada maestra all’interno di cui si muovono i cinque è certamente quella dell’improvvisazione libera, ma “levigata” e “incanalata” dal connubio con l’elettronica, che crea pattern, traccia binari – benché sbilenchi e continuamente mutanti – all’interno dei quali basso tromba e sax devono muoversi (un po’ come fecero i pionieri Gruppo d’Improvvisazione Nuova Consonanza dei maestri Evangelisti, Macchi, Morricone e soci, che quasi 50 anni fa ebbero l’intuizione di affiancare elementi ‘beat’ al loro approccio improvvisativo radicale, senza però snaturarlo).

E verrebbe da dire che i GaMaPawa abbracciano la musica elettronica fin dai primordi, osservando il bel Theremin che fa mostra di sé sul palco, il più antico strumento elettronico mai brevettato (è quella scatola di legno da cui spuntano due antenne, tipo radio della nonna, che si suona muovendo le mani nell’aria), fianco a fianco con contemporanea strumentazione digitale.

Grandi performer, non c’è che dire, come logico aspettarsi da personaggi con un ‘retroterra’ come il loro. Spero nella pubblicazione di un album 100% GaMaPaWa, dopo il Vol. 1 “White Gardenia” della Jazz-O-Tech in cui dividono lo spazio con altri artisti.

L’unica nota stonata era quella che, verso la fine dell’esibizione, trapelava dalla sala contigua dove il DJ aveva già aperto le tecno-danze, sovrapponendosi alla musica del quintetto. O forse era solo un’altra forma di contaminazione… involontaria?