Serraglio, uno dei locali live ‘cult’ di chi ama Milano – RECENSIONE

Continua il nostro piccolo viaggio attraverso i luoghi milanesi della musica dal vivo che, se anche qualcuno lamenta la sempiterna e generica crisi, sono tanti, tantissimi. Ma mai troppi.continua a leggere Serraglio, uno dei locali live ‘cult’ di chi ama Milano – RECENSIONE

Ohibò: il circolo con il programma musicale top, non l’esclamazione!

Dopo un mese abbondante di imperdonabile latitanza, solo parzialmente giustificata dalla rarefazione della proposta musicale nel periodo festivo, eccoci di ritorno con la nostra “rubrica” alla scoperta della Milano che suona e che ascolta.

Per il 2018 mi propongo di raccontarvi alcuni dei locali che – per nessuna buona ragione se non la “troppa” scelta che fortunatamente Milano offre – non avevo ancora visitato. E di tornare a vedere cosa stanno facendo quelli già sperimentati.

Partiamo dall’Associazione Culturale ARCO Ohibò, dove mi trovo questa sera per il concerto dei Persian Pelican.

Attivo dalla stagione 2012-13, l’Ohibò è strategicamente posizionato vicino a Fondazione Prada e sotto (letteralmente) il frequentatissimo Madama Hostel, in quella vasta area di Milano a sud dell’ex scalo ferroviario di Porta Romana che da qualche tempo si è animata di nuova vita.

È identificabile esternamente dai bellissimi murales del geniale e poetico ZedOne, ed è caratterizzato internamente da una metratura insolitamente ampia per locali di questo tipo, articolata in sale-salette-corridoi-nicchie (arredati e decorati con gusto vagamente Lynch-iano) che creano spazi distinti per ristorarsi, socializzare, svaccarsi, giocare a biliardo, isolarsi dal casino, e soprattutto per suonare.

La sala dedicata alla musica dal vivo è sufficientemente isolata dagli altri ambienti e dotata di un’acustica e di un impianto audio che permettono di apprezzare la musica anziché doversi difendere dalle distorsioni e dai riverberi. Vivadio sono sempre più numerosi i locali che hanno un occhio di riguardo per questi aspetti, altrimenti perché uno dovrebbe pagare per farsi torturare le orecchie?

L’Arci ohibò si nutre musicalmente di pop, rock e cantautorato, con un programma di artisti emergenti assolutamente da tenere d’occhio, come ad esempio… i Persian Pelican guidati da Andrea Pulcini.

Perché ci sono piaciuti i Persian Pelican?

Perché suonano un pop melodico di stampo anglo-americano fuori dalle mode, e quindi sempre di moda, privo di connotazioni “italiote”, e quindi con potenziale di diffusione anche oltre confine (non ancora sfruttato, ma chissà un domani…).

Perché utilizzano un variegato ed equilibrato mix di ingredienti, fra cui: melodie ben congeniate, oscillanti fra l’eccentrico e il lineare; coretti e contro-voci un po’ ovunque; tempi binari e marcette con percussioni “rinforzate”; qua e là tappeti di tastiere, fra cui l’ormai irrinunciabile synt analogico; il tutto suonato a mano e in diretta senza l’ausilio di sequencer o ammenicoli elettronici vari (a parte qualche sporadico campionamento).

Perché sul palco dimostrano padronanza del materiale, coesione, e maturità nel bilanciare i vari “ingredienti” di cui sopra, dando forma ad un sound pieno, tondo, fluido e dreamy, che trasmette buonumore.

Perché quando suonano si divertono, e si vede.

Infine perché – vogliamo dirlo? Ma si, tanto è un complimento – mi riportano alla memoria i compianti nonché loro conterranei marchigiani Yuppie Flu, che negli anni ’00 avevano fatto delle gran belle cose in una vena international pop non distante da quella dei pellicani persiani.

E poi, come diceva Fossati (che non c’entra niente con i Persian Pelican ma è una grande fonte di aforismi musicali) “è tutta musica leggera, ma come vedi la dobbiamo cantare”.

E se lo diceva Fossati, chi siamo noi per sottrarci questo dovere/piacere? Quindi per non sbagliare… propongo di tornare all’Ohibò il 15 febbraio per vedere Sofi Tukker, da NY a via Benaco (ooh yeah!).

Pausa pranzo a Milano a suon di Jazz, gratis? Per Expo succede anche questo con Break in Jazz 2015, ecco quando e dove!

Ci sono tanti modi per passare la pausa pranzo. Per Milano c’è Città Nascosta, il progetto di Manuela Alessandra Filippi nato per scoprire le bellezze della città nell’ora di “break” dal lavoro. E poi, a proposito di “break”, c’è Break in Jazz, il progetto milanese che esplora tutti gli stili storici e le prassi contemporanee di questo genere musicale.

Dal lunedì 4 maggio fino a venerdì 5 giugno, Piazza Mercanti sarà il punto di incontro della musica jazz: qui quasi 150 studenti dei Civici Corsi di Jazz della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, per tre giorni alla settimana (ogni lunedì, mercoledì e venerdì) dalle 13.00 alle 14.00 intratterranno gli avventori con buona musica.continua a leggere Pausa pranzo a Milano a suon di Jazz, gratis? Per Expo succede anche questo con Break in Jazz 2015, ecco quando e dove!