Dopo l’Autunno Americano, finalmente è arrivato il tempo di godere della Primavera di Milano. Naturalmente a Milano. A Palazzo Reale, in particolare, che non è mai saturo di visitatori grazie al successo della mostra su Klimt (#klimtmi per i patiti di social). La Sala delle Otto Colonne e stanze limitrofe sono i luoghi della storia di un milanese (adottato) che ha raccontato, rivoluzionato, impressionato e forse anche un po’ scandalizzato la Milano degli anni Cinquanta-Sessanta. Gli anni della Primavera italiana, insomma, quelli grandi del boom economico.
Mentre le signore milanesi guardavano a Parigi e si rifacevano il guardaroba a La Rinascente. Mentre le Vespa scorrazzavano in Corso Vittorio Emanuele. Giovanni Muzio creava il suo “building”, dall’altro ieri ribattezzato “Brian&Barry Building Sanbabila“. Mentre i ghisa facevano filare il traffico delle “Topolino” in Piazza Duomo. Allora, in quegli anni, un giovane artista nato nel 1933 a Soncino, piccolo centro in provincia di Cremona, faceva parlare di sé.
Piero Manzoni è il protagonista di questa storia che comincia oggi, per la stampa, a Palazzo Reale in un’altra grande mostra, in programma fino al 2 giugno 2014.
A curarla, un “mostro sacro” dell’arte contemporanea, lo studioso Flaminio Gualdoni, accanto all’altrettanto illustre Rosalia Pasqualino di Marineo.
PERCHè NON PERDERLA. Piero Manzoni è un contemporaneo da scoprire, non solo “Merda d’Artista” ma anche “Achrome”, Uova, sculture viventi, impronte.
Piero Manzoni che ha frequentato il Leone XIII. Piero Manzoni che è cresciuto, personalmente e professionalmente, accanto all'”amico di famiglia” Lucio Fontana – e chi non ha o non ha avuto un amico di famiglia così!?
Piero Manzoni che si faceva in bicicletta da Milano a Roma. Che moriva appena trentenne nel suo atelier di via Fiori Chiari 16 per un infarto.
Piero Manzoni che pasteggiava ad arte, ready-made, contaminazioni europee (dal francese Yves Kline ai movimenti olandesi del gruppo Nul, la Germania del gruppo Zero, la dimensione cosmopolita di Nouvelle Tendance) ed aperitivi al Bar Jamaica.
Uno di noi, insomma, ecco perché non perderlo. E noi, perché perderci ad esplicitarlo tra difficili spiegazioni, arzigogoli da critici, quando ce ne sono molti, di critici, e molto più bravi di noi capaci a farlo?
A noi Piero Manzoni piace perché è così: stupisce ed è irriverente. Sa far passare per un capolavoro d’arte una lattina di deiezioni senza lasciare che qualcuno la apra per controllare. D’altronde, se lo facesse, chi spenderebbe più milioni di euro per ricomprarla?
Piero Manzoni è tornato a Milano e finalmente Milano torna a celebrarlo. Milanoincontemporanea non mancherà di raccontarvelo live. Voi sarete con noi?
ANTEPRIMA DA PIERO MANZONI 1933-1963. UNA MOSTRA A PALAZZO REALE a cura di Flaminio Gualdoni e Rosalia Pasqualino di Marineo
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