Milano e i suoi riti: oggi il rito della “Nivola” in Duomo

Dal sacro al profano passando per la tradizione di Milano. Forse non tutti sanno che…
oggi, nel luogo simbolo della nostra città, il Duomo, si è svolto uno dei riti più antichi e suggestivi della chiesa ambrosiana.

Parliamo della “nivola“, la processione che celebra la festa liturgica dall’Esaltazione della Santa Croce. Uno dei suoi sei chiodi, infatti, è custodito in alto in alto, nel Duomo di Milano.

Per “nivola” si intende un baldacchino – “ascensore” composto da un ampio cesto in lamiera, avvolto da un rivestimento di tela e ornata di pitture che raffigurano angeli e cherubini avvolti in vaporose nubi (dipinta da Paolo Camillo Landriani nel 1612, e da allora fu più volte restaurata – cit. Wikipedia).

Venne creato agli inizi del Seicento e oggi viene mosso da un argano elettrico per farlo salire fino all’altezza di quaranta metri così da permettere all’Arcivescovo (oggi, Angelo Scola) di prelevare, da una teca sospesa poco sotto il fastigio dell’abside, la più preziosa reliquia della Chiesa Ambrosiana: il Santo Chiodo.

Avviene così ogni 14 Settembre (qualcuno dice il 13), sin dal 1500, quando a volerlo fu il buon Carlo Borromeo. La prima processione del Santo Chiodo a memoria di Milano risale al 1576, quando, durante la peste, Carlo Borromeo portò la reliquia in processione dal Duomo alla chiesa di San Celso per implorare la fine della peste.

Oggi di peste, per fortuna non ce n’è nemmeno l’ombra, ma di guai – ahinoi – non siamo esenti.

Quindi… il Santo Chiodo verrà lasciato esposto per i prossimi 3 giorni.

Intanto, godetevi la storia:

“Si racconta che il Santo Chiodo si trovi a Milano da molto tempo e sia stato ritrovato da Sant’Ambrogio. In un caldo pomeriggio del quarto secolo, Ambrogio, già vescovo di Milano, girava per la città.

Passando davanti alla bottega di un fabbro, fu attratto dal frastuono delle martellate. Entrato nell’umile bottega dell’artigiano, lo vide impegnato a cercare di piegare un piccolo pezzo di ferro. Il martello si abbatteva ripetutamente sul metallo incandescente, provocando una pioggia di scintille che rischiarava l’interno del negozio, ma i colpi non deformavano il piccolo oggetto.

Ambrogio stette ad osservare il lavoro affannoso del povero fabbro per diverso tempo. Il ferro veniva riposizionato nel braciere per l’ennesima volta, si scaldava fino a diventare incandescente e, tornato sull’incudine, veniva battuto dal maniscalco con tutta la forza che aveva; niente, il metallo non si sformava. Il fabbro, sudato e imprecante, gettò a terra il martello.

Ambrogio si avvicinò all’uomo e chiese il permesso di esaminare l’oggetto: era un grosso chiodo ritorto, lungo poco più di una spanna. Ambrogio impallidì. Si trattava di uno dei quattro chiodi usati per crocifiggere Gesù. Da anni si erano perse le tracce di questo sacro oggetto e ora, senza che nessuno fosse in grado di spiegare come, ricompariva nella bottega di un umile fabbro” [fonte – http://www.psase.it/]

Buona Domenica di Milano e/o di Fede, contemporanei!