Il sassofono, anzi i sassofoni (baritono, tenore, alto, soprano, più altri tipi meno diffusi), strumenti simbolo del jazz, nel corso dei decenni sono stati oggetto di sperimentazione e di innovazione da parte dei più grandi nomi della musica afro-americana, sia a livello di tecnica compositiva sia di tecnica improvvisata. Basti pensare per esempio a John Coltrane, Eric Dolphy, Gato Barbieri, Roscoe Mitchell, Anthony Braxton, Henry Threadgill, Tim Berne, fino a giorni nostri con il grande Steve Lehman, che in modi diversi hanno spremuto le potenzialità del sassofono oltre ogni plausibile ulteriore sviluppo.
O almeno così pensavo.
Perché in anni recenti arriva tale Colin Stetson – americano trapiantato in Canada – e, raccogliendo la pesante eredità dei suddetti musicisti, riesce a fare qualcosa che nessuno aveva osato prima, non che io sappia: utilizzare il sassofono come una sorta di “sintetizzatore acustico”.
Questo signore, che ha fatto la gavetta prestando la propria opera presso gruppi indie-rock di grande e medio calibro (come Arcade Fire, Bon Iver, Bell’Orchestre), sa produrre col suo sax suoni apparentemente impossibili: pattern ritmici, linee di basso, droni, pulsazioni e loop che sembrano provenire da un synth modulare. E tutto questo in diretta grazie ad una combinazione di tecniche inusuali e ardite: si narra di respirazione circolare, dell’utilizzo di decine di microfoni per catturare diverse emissioni dello strumento, e altro che non riesco neppure ad immaginare.
E poiché non riesco ad immaginarlo… voglio vederlo con i miei occhi, domenica 4 novembre al teatro della Triennale.
Insieme a me ci saranno, credo, anche appassionati di generi musicali solo apparentemente distanti dal Jazz, come minimalismo / elettronica / IDM, che troveranno nella musica di Colin Stetson trame e pattern a loro familiari, ma più materiche, tridimensionali e organiche perché prodotte con uno strumento acustico dalla voce grossa e rauca.
Ecco, dovendo fare un paragone con le arti visive, Colin Stetson mi fa pensare ad Alberto Burri. È una mia fantasia?
Se siete in cerca di un’esperienza “diversa” e vi piace scommettere su musicisti temerari, il passaggio di Colin Stetson a Milano non vi deve lasciare passivi. Anche perché non è detto che lo rivedremo a breve dalle nostre parti.
Chiudo ricordandovi che il programma completo di JAZZMI è consultabile e scaricabile sul sito ufficiale, e proponendovi una mia piccola – soprattutto rispetto alla magnitudo del programma integrale – selezione di…
altri eventi della manifestazione:
• da Gio 1/11 a Dom 9/12: mostra di William Claxton @ Triennale
• Gio 1/11: Art Ensemble of Chicago @ Triennale Teatro dell’Arte
• Ven 2/11: Kamaal Williams @ Triennale Teatro dell’Arte
• Sab 3/11: James Senese @ Triennale Teatro dell’Arte
• Sab 3/11: Judi Jackson @ Triennale Teatro dell’Arte
• Dom 4/11: Jazz, Istruzioni per liso 1968 @ Conservatorio
• Dom 4/11: Artchipel Orchestra @ Triennale Teatro dell’Arte
• Dom 4/11: Paolo Fresu & Lars Danielsson @ Conservatorio
• Mar 6/11: John Zorn & Bill Laswell @ Teatro Dal Verme
• Mer 7/11: John Scofield’s Combo 66 @ Blue Note
• Gio 8/11: Abdullah Ibrahim @ Triennale Teatro dell’Arte
• Gio 8/11: Hailu Mergia @ ARCI Biko
• Ven 9/11: Yazz Ahmed @ Triennale Teatro dell’Arte
• Ven 9/11: Ron Carter @ Blue Note
• Sab 10/11: Chick Corea @ Conservatorio
• Dom 11/11: Maceo Parker @ Alcatraz
• Mar 13/11: Yellowjackets @ Blue Note
• Mar 13/11: Imogen Heap @ Triennale Teatro dell’Arte
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